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Vincenzo Galilei, 500 anni dalla nascita

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Vincenzo Galilei, 500 anni dalla nascita

Il padre di Galileo fu un apprezzato musicista nella Firenze dei Medici e tra gli animatori della “camerata fiorentina”

Il fervore che animava Cosimo il vecchio e Lorenzo de’ Medici alla fine del 1500, è in una Firenze alla ricerca di programmi teorici che si sarebbero concretizzati, nelle arti. Con la nascita della Camerata Fiorentina, l’ambiente è divenuto sensibile alle discussioni di pensatori che, riunendosi nostalgicamente sotto gli opulenti portici rinascimentali, fanno rivivere i fasti di una Atene, narrata dagli antichi poeti nelle Accademie. Gli eruditi concepivano una fusione del linguaggio musicale con quello verbale, alla maniera favolosa della musica greca. E’ il nobile Giovanni de’ Bardi di Vernio, accademico della Crusca e conoscitore della musica ad ospitare questi intellettuali, nella sua abitazione, prima di andare a Roma come ciambellano del Papa e lasciare a Jacopo Corsi l’onore di accogliere questi convegni.

Jacopo Peri, Ottavio Rinuccini poeta, Emilio de’ Cavalieri, Giulio Caccini (quello -si pensa- dell’Ave Maria rivisitata in tempi moderni da Vavilov), Girolamo Mei, Pietro Strozzi ed il padre di Galileo Galilei, Vincenzo, partecipano attivamente all’organizzazione della Camerata.


(foto da celebrityborn.com)

Di Vincenzo Galilei, profondo teorico ed esecutore, si vuole qui ricordare il cinquecentenario della nascita. Era nato a Santa Maria a Monte, nel pisano, nel 1520. Alcune importanti notizie sul suo percorso di liutista ci vengono rilasciate dal Maestro bolognese Riccardo Farolfi, anch’egli liutista che narra: “La protezione di Giovanni de’ Bardi, gli fu concessa proprio per la sua formidabile abilità. Durante il suo trasferimento a Pisa, dove conosce Girolamo Mei -e con lui intratterrà un lungo rapporto epistolare dal 1572 al 1581 – sposa, nel 1562, la nobile pisana Giulia Ammannati, dalla quale avrà Galileo, primo di alcuni figli, tutti dotati musicalmente, come Michelangelo, che a 16 anni, ovvero alla morte del padre, fu accolto dal fratello Galileo a Padova. Due anni dopo andrà in Polonia e verrà protetto dalla nobile famiglia Radziwill”. Il Maestro Farolfi prosegue: “Vincenzo studiò a Venezia con Gioseffo Zarlino e nel 1568 pubblicò Fronimo; nel 1558, il trattato in quattro parti Le istituzioni Harmoniche, nelle quali, oltre alle materie appartenenti alla musica, si trovano dichiarati poeti, storici e filosofi”.

In esso sono molto specificatamente esposte le regole per fare musica e scrivere linee melodiche per la voce; consonanze e dissonanze, toni, semitoni, intervalli, l’uso della cifratura diesizzata e quella bemollizzata, la sincope e le pause. Le Harmonie così ottenute si accordano con il parlare. Questa sua affermazione, elaborata nei tre modi: ditirambico, tragico e nomico, sarebbe l’anticipazione del titolo del divertimento teatrale “Prima la musica poi le parole” di Antonio Salieri, antagonista di Mozart (come ci ricorda Milos Forman nel film biografico del 1984), rappresentato nel 1786.

Vincenzo nel 1563 fu a Roma ove diede alle stampe “Il primo libro delle intavolature de lauto”.

I liutisti erano molto richiesti e parecchie loro composizioni furono stampate in Polonia (Cracovia e Danzica) e a Vilnius. Cracovia ospitò anche Luca Marenzio, uno dei più famosi compositori di madrigali in Italia ed i liutisti Diomede Catone e Bálint Bakfark.

Nel 1582, con il suo “Dialogo della musica antica e della moderna” Galilei padre gettò le basi per la nascita del melodramma. I componenti della Camerata Fiorentina si avvalsero delle pubblicazioni di Platone che già nei suoi tempi aveva predetto il “favellar cantando”. Con questi presupposti, gli ardimentosi componenti della Camerata portarono l’umanesimo in ambito musicale e stabilirono per esso un grande destino. Tra gli indomiti aderenti, il citato Peri, musicò, nel 1596, su versi del Rinuccini, la “Dafne”, opera completa dei requisiti richiesti per diventare “melodramma”. Questo titolo fu preceduto dall’ Orfeo del Poliziano, dove il canto fu a tratti unito alla poesia ed anche dall’ Aminta di Torquato Tasso.

Il Peri ispiratosi al personaggio di Euridice, tradurrà questa favola in una “tragedia in musica”, rappresentata a Firenze per il matrimonio di Maria de’ Medici con il Re di Francia Enrico IV, il 6 ottobre 1601 (alcune fonti, anche in rete, citano 1600). La sua musica, con il sostegno degli strazianti versi del Rinuccini, acquisì un nuovo carattere e donò all’ascoltatore contrasti d’animo e di colore in senso dinamico; in breve furono tagliati i barbosi monologhi narranti l’antefatto. Il binomio Euridice-Plutone, vede una struggente dolcezza contrapposta all’orcus romano del dio aborrito dagli uomini.

 Lo storico e critico musicale Pierre-Louis Ginguené ne definì la magnificenza e soprattutto l’estasi dell’uditorio che, sino ad allora non era stato coinvolto in tali e profonde emozioni. La triste storia di Euridice era molto cara a Maria de’ Medici, donna di grande bellezza, ma infelice e destinata ad un’amara fine, dopo essere stata incoronata Regina di Francia. Maria fu innamorata di un De’ Farnesi, del Duca di Bragaglia e, temeva di doversi unire al deforme e volgare arciduca Mattia ma, a soli 27 anni, ricoperta d’oro, sposò Enrico IV. Il sovrano francese la umiliò, per le tante amanti che gli si concedevano, poi miseramente morì ucciso subito dopo l’incoronazione di Maria, a lungo rinviata. La vita di lei (che di lì a poco sarebbe entrata nelle difficoltà dinastiche e poi nelle tenebre) correva parallelamente con la sorte di Euridice.

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