Diario di una pellegrina del XXI secolo in Terrasanta
“Dall’Egitto ho chiamato mio figlio”, si legge nel secondo capitolo del Vangelo di Matteo. E dal Paese fecondato dalle acque del Nilo prendeva tradizionalmente avvio il pellegrinaggio “sulle orme dell’Esodo”, guidato dal sacerdote reggiano mons. Gianfranco Gazzotti. Così fu anche in quello svoltosi nella primavera del 2001, quando già infuriava il conflitto tra Israele e la Striscia di Gaza in territorio palestinese.
Di quel memorabile pellegrinaggio offre una puntuale e acuta narrazione in prima persona Anna Fontana Boni nel libro “Esodo. Diario di una pellegrina italiana. A.D. 2001, Primavera”, accuratamente pubblicato dalle Edizioni Tecnograf.
A distanza di oltre due decenni, le orribili stragi si ripetono: quando la pace nei Luoghi Santi? E il volume di Anna Fontana Boni, articolato in dodici capitoli per complessive 112 pagine, risulta di particolare attualità.
Voglio richiamare l’attenzione sul decimo capitolo dall’emblematico titolo “Don Gianfranco – Il Patriarca”: un ricordo pieno di riconoscenza e amicizia, che esce a distanza di un anno dalla morte di mons. Gazzotti (31 dicembre 2022), carismatica figura del presbiterio reggiano.
Così l’autrice ne tratteggia la figura di “guida e Pastore in una terra considerata fra le più pericolose del Medio Oriente”: mons. Gazzotti è conosciuto e rispettato da tutti, arabi ed ebrei; don Gianfranco viene dalla nostra montagna; è generoso ma riservato e di poche parole; la sua grande carica umana traspare improvvisa dietro il sorriso. Profonda Fede e vasta cultura, con il quotidiano sostegno di tenacia e resistenza, sono per lui lo strumento insostituibile per il raggiungimento dello scopo cui ha dedicato la vita di sacerdote: guidare le sue pecore attraverso i difficili sentieri dello spirito e della reciproca accettazione.
Il diario di Anna Fontana Boni – docente e attuale vicepresidente della Fondazione Solidarietà Reggiana – si snoda dall’Egitto al Sinai, da Petra al deserto, al Monte Nebo, ad Amman e Gerasa, per approdare a Betlemme e concludersi nella città santa di Gerusalemme.
Nella prefazione, don Giuseppe Dossetti stende un parallelo tra questo testo e il diario della pellegrina Eteria che sul finire del sec. IV dalla Galizia raggiunse i Luoghi Santi: una narrazione che non si limita a descrivere i territori attraversati, ma fa emergere “il desiderio di trasmettere la bellezza spirituale del trovare in essi la conferma della fede, rivivendo la storia di Israele e quella di Gesù”.
Don Giuseppe delinea i due ritmi che contraddistinguono il libro di Anna Fontana Boni: innanzitutto la “pietas”, la partecipazione alla sofferenza ma anche al desiderio di vita delle persone incontrate; nel contempo quello della ricerca che nel corso del pellegrinaggio da orizzontale si fa verticale: “accade quello che sperimenta ogni pellegrino in Terrasanta di fronte all’enormità dell’evento che pietre, alberi, fonti, la storia e il presente di continuo ripropongono”.
E nella sezione conclusiva “Ritorno” l’autrice annota: “Ma poiché anche l’eccessivo e distorto flusso mediatico, giustamente deprecato, trova i suoi momenti alti facendo scorrere con coraggio immagini di realtà sconvolgenti lontane e ancora vicine a noi, sarà sempre più arduo restare impermeabili alla conoscenza e, quindi, alla comprensione delle cose. Ed altrettanto arduo sarà rimanere insensibili e moralmente ciechi di fonte ai drammi antichi e moderni di questa Terra e del mondo intero”.
Il volume è un dono che l’autrice ed il marito Franco hanno voluto fare alla città: i proventi serviranno per l’impegnativo intervento di restauro della settecentesca chiesa parrocchiale di San Pellegrino intrapreso con coraggio da don Giuseppe Dossetti.
Giuseppe Adriano Rossi
Nell’immagine in alto: La carta topografica della Giudea, metà del sec. XVIII.