Perdersi nell’ordinata confusione “pop” di Escher
Da sempre amato dai matematici, e dopo aver ispirato il mondo del design e della pubblicità, recentemente Escher è stato scoperto anche dal grande pubblico, conquistato dalla sua genialità e da creazioni che ci trasportano all’interno di mondi immaginifici e apparentemente impossibili. All’artista olandese Ferrara dedica una mostra, allestita nelle sale di Palazzo dei Diamanti, che presenta 130 opere, molte delle quali inedite o esposte in Italia per la prima volta. Curata da Federico Giudiceandrea, uno dei più importanti esperti dell’artista, e da Mark Veldhuysen, presidente della Escher Foundation, resterà aperta fino al 21 luglio.
Artista “pop”, nel senso di “popolare”, Maurits Cornelis Escher nacque a Leeuwarden (Olanda) nel 1898, ma visse a lungo in Italia, nel periodo fra le due guerre; qui si sposò e raccolse i primi successi professionali, girando la penisola in lungo e in largo, sempre affascinato da paesaggi che ispiravano la sua opera grafica. A questi anni sono dedicate le prime sezioni della mostra, con lavori caratterizzati da prospettive insolite, che anticipano i paradossi prospettici e le illusioni ottiche delle opere della maturità.
Scopriamo poi le “Tassellature”, decorazioni geometriche basate su triangoli, quadrati o esagoni che si ripetono per coprire un piano senza lasciare spazi vuoti, che Escher modificò con soggetti animati come animali o figure umane; e le “Metamorfosi”, dove una forma viene traslata in un’altra, creando un vortice di trasformazioni da forme astratte a forme animate e viceversa: universi circolari in cui una lucertola può diventare la cella di un alveare o un pesce trasformarsi in uccello, che a sua volta si trasforma in un cubo e altro ancora.
Le ultime sale ci mostrano infine alcune delle opere più celebri del grafico e incisore olandese, come “Salire e scendere”, “Relatività”, “Mano con sfera riflettente”, “Belvedere”, “Cascata”, “Galleria di stampe”: paradossi geometrici, distorsioni prospettiche, illusioni ottiche che sono veri e propri enigmi; davanti ai quali sembra impossibile pensare che Escher non avesse specifiche conoscenze matematiche.
“Questa sezione – spiegano i curatori – analizza come Escher abbia cercato di forzare oltre ogni limite la rappresentazione di situazioni impossibili, ma all’apparenza coerenti. Questi capolavori riflettono un aspetto essenziale della sua arte: il suo complesso rapporto con la matematica, la geometria e il tema della riproduzione grafica dell’infinito”.
E nel passare da un capolavoro all’altro, il visitatore può anche divertirsi a “giocare” con le opere di Escher, interagendo con esse, fra animazioni e giochi di specchi nei quali è piacevole perdersi.
Liliana Fabbri
Nell’immagine in alto: Giorno e notte, 1938 – Xilografia, 391×677 mm Collezione M.C. Escher Foundation, Paesi Bassi All M.C. Escher works © 2024 The M.C. Escher Company.