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Resilienza versus antifragilità

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Resilienza versus antifragilità

Negli ultimi tempi ha sempre preso più piede il termine “resilienza” usato in ogni occasione, al limite dell’abuso.

Per Resilienza si intende la capacità di un corpo di assorbire un urto.

Laddove si adopera l’aggettivo resiliente si vuole significare una situazione che impatta emotivamente sull’uditore, in quanto l’emittente per lo più intende sottolineare una capacità di resistenza contro qualsivoglia avversità, al limite dell’eroismo.

Il concetto sembra quasi suggerire l’immagine di un muro che ha la capacità di assorbire un urto, trattenendo dentro di sé quell’energia che nell’impatto si produce.

Seguendo questa logica, ne risulta che la resilienza è un principio senza possibilità di evoluzione, anzi addirittura più vicina all’implosione.

In contrasto con il concetto di resilienza, si pone quello di Antifragilità, il cui termine è sicuramente meno abusato, forse solo perché meno conosciuto.

Il principio di antifragilità è stato proposto da Nassim Nicholas Taleb (matematico di origine libanese, naturalizzato statunitense) nel 2012. Ha trovato difatti un’immediata applicabilità nei campi dell’informatica, della psichiatria e della sociologia.

Si può in realtà estendere il concetto dell’antifragilità a qualsiasi ambito di azione in quanto indica l’attitudine di un sistema (cioè di un contesto complesso) a modificarsi e a migliorare sé stesso a fronte di sollecitazioni, stress, volatilità, disordine….

Per comprenderne la radice, seguendo il ragionamento di Taleb, bisogna fare riferimento al suo opposto, cioè la Fragilità.

Un sistema fragile è esposto ai rischi che possono danneggiarlo fino a distruggerlo, pertanto per proteggerlo si mettono in atto comportamenti e azioni di difesa che lo rendano più robusto.

Per difendere un sistema fragile si va quindi verso comportamenti che sono propri della resilienza.

La conseguenza è che questo non esclude, anzi implica il pericolo di “rottura”.

In sostanza un sistema resiliente si differenzia da uno fragile solo per lo spostamento del punto di rottura, verso un limite più alto.

Antifragile si pone come l’opposto della fragilità (potremmo invece dire che resiliente è complementare alla fragilità).

Antifragile diventa la caratteristica propria di un sistema capace di cambiare, quando questo non vuole esclusivamente proteggersi da fattori esterni, di stress ed attacco, ma al contrario vuole risultare capace di modificarsi ed adattarsi all’ambiente.

Taleb afferma: “un sistema antifragile abbraccia l’imprevisto, l’incertezza, ne assume positivamente il rischio”

E’ evidente il richiamo alla capacità di adattamento che è propria degli organismi in natura. 

Solo quelli che sviluppano azioni di adattamento possono sopravvivere e contestualmente evolvere.

La nostra attualità ci è maestra nell’ evidenziare quanto sia vincente la capacità di adattamento e mutazione.   Ciascuno per la sua parte dovrebbe verificare quali comportamenti, fra resilienti e antifragili, siano più opportuni nel proprio vissuto.

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