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Omega 3 dalle alghe: li produce la Bulgaria

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Omega 3 dalle alghe: li produce la Bulgaria

La quadratura del cerchio: è il problema che sta cercando di risolvere l’agricoltura europea di fronte alle crescenti e mutate esigenze cui il settore deve fare fronte. Da una parte, ovviamente, continuare a produrre per garantire in primo luogo il nutrimento agli abitanti dell’Unione; ma contemporaneamente produrre in modo più sostenibile, per ridurre l’impatto inquinante sul pianeta. Gli obiettivi che cercano di conciliare il percorso del Green Deal sono sintetizzati nel documento “From farm to fork”, dal campo al piatto e resi operativi con l’impianto della nuova PAC, la politica agricola comune.

Gli obiettivi, già molto ambiziosi, sono stati resi ancora meno agevoli da due fattori tanto imprevedibili quanto destabilizzanti: la pandemia di Covid 19 e la guerra della Russia all’Ucraina. Ma nonostante tutto l’Unione Europea vuole andare avanti e subordina le erogazioni della PAC alla compatibilità con tali principi da parte dei Piani strategici nazionali.

Diversi per clima, pedologia, tradizioni e storia, non tutti i Paesi si pongono in uguale posizione di fronte alle norme della PAC.

Un recente convegno promosso dal gruppo dei Socialisti e Democratici del Parlamento Europeo a Sofia ha fotografato con ampiezza la situazione della Bulgaria. Il Paese è entrato nell’Unione nel 2007, la valuta è il lev e il prodotto interno lordo pro-capite è il più basso d’Europa. Dei quasi 7 milioni di abitanti, ad inizio millennio il 20 % era occupato in agricoltura, ma negli ultimi anni la situazione è profondamente mutata: moltissime aziende agricole sono state chiuse. Ciò nonostante, gli agricoltori hanno tuttora un peso rilevante e a loro si rivolgono i socialisti europei, in vista delle elezioni per il Parlamento nazionale di Sofia, che si terranno il 2 aprile.

La strada faticosa dell’ammodernamento –spiega il parlamentare europeo Sergei Stanishev – esige di adattare la transizione, conciliando le sfide ambientali con la redditività del lavoro in agricoltura. E collegando più strettamente le opportunità che vengono dal settore della ricerca.

L’agricoltura bulgara – e in generale tutta l’economia del Paese- è stata colpita più pesantemente di altre dalla guerra dell’Ucraina. Lo stigmatizza COPA-COGECA, la grande associazione europea che raggruppa le confederazioni nazionali degli agricoltori e delle cooperative agricole dei Paesi membri.

La temporanea mancanza di alcune materie prime ha permesso l’importazione dall’Ucraina di prodotti alimentari non rispondenti alle normative UE in materia di rispetto ambientale. Un “doppio standard” che tutto il sistema agricolo bulgaro considera deleterio. Parlano i numeri: nell’ultimo periodo, l’allevamento bovino interno è crollato, passando da 1.200.000 capi a 230.000. Decine e decine di villaggi agricoli si sono completamente spopolati. Il tema della “lealtà” commerciale è stato sottolineato dalla parlamentare europea Clara Aguilera, presidente del gruppo S&D nella Commissione Agricoltura.

Esistono tuttavia anche risultati d’eccellenza, coniugando esperienze tradizionali ed innovazione, come le tradizionali competenze nel settore della “fermentation”.

“Già ai tempi dell’impero sovietico – spiega Veerle Hautekiet, global marketing director di Huvephrma. – le nazioni satelliti avevano ricevuto ciascuna una “mission” produttiva: l’Ucraina doveva produrre grano, la Germania Est le automobili, la Bulgaria gli additivi per l’alimentazione animale”. Oggi, sotto il marchio Biovet, tre di questi impianti bulgari fanno parte della multinazionale Huvepharma dei fratelli Domuschiev. Già il nome dice che il gruppo si occupa della produzione di farmaci per l’uomo (Hu) e per gli animali (ve per veterinari), con strutture in numerosi Paesi dei cinque continenti. In Italia, Huvepharma è presente a Garessio (Cuneo) con un impianto per la sintesi chimica, posseduto fino al 2015 dalla Sanofi. Gli addetti ai lavori ricordano che proprio a Garessio Sanofi realizzò la prima produzione di sintesi dell’artemisinin, un noto antimalarico di origine vegetale. Oggi l’impianto si caratterizza per l’intero ciclo (dalla ricerca alla produzione di API (Active Pharmaceutical Ingredients) mediante sintesi chimica.

Il traguardo più recente che Huvepharma ha presentato alla stampa è invece bulgaro: la produzione di Omega 3 da elementi vegetali anziché dai pesci. Il risultato colloca l’impianto Biovet-Huvepharma di Peshtera all’avanguardia nel settore della nutraceutica.

Alta qualità della produzione, processi molto competitivi e ciclo completo all’interno dell’azienda sono, a detta della manager Veerle Hautekiet, i principali punti di forza a Peshtera, dove molti interventi sono stati effettuati per ridurre l’impatto ambientale: ad esempio, l’impiego dei pannelli solari per garantire l’energia necessaria alla produzione ed il completo riutilizzo a scopo energetico degli scarti di lavorazione. Il tutto pienamente in linea con i progetti ambientali UE per il 2030.

Lisa Bellocchi

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