Lo stupefacente Aldo Mondino
Prendi un’infinità di cioccolatini incartati in lucenti, policrome stagnole ed usali come tessere di un inedito mosaico. Oppure prendi due quintali di caffè, procedi a diversi gradi di tostatura, dal quasi-verde al quasi-bruciato, e disponili sul pavimento a formare un incredibile tappeto. Pazzie artistiche coinvolgenti di Aldo Mondino, che giocano ai contrasti tra gli affreschi sontuosi di Palazzo Boncompagni, a Bologna.
Nella residenza senatoria che vide nascere, nel 1502, il futuro papa Gregorio XIII, scherzano le opere dell’artista torinese (1938-2005). La mostra si chiama – non a caso – “Impertinenze a Palazzo”, è curata da Silvia Evangelisti per la Fondazione Palazzo Boncompagni, in collaborazione con l’Archivio Aldo Mondino, con il sostegno di Emilbanca; è accompagnata da un catalogo edito da Pendragon e resterà aperta fino al 10 aprile.
Nella sala in cui il cardinale Boncompagni riceveva, oggi si staglia la Scultura un corno del 1980 (colonna a forma di corno composta da tre elefanti in cioccolato) e dal soffitto pende Jugen Stilo, lampadario realizzato con penne biro Bic per la personale di Mondino alla Biennale di Venezia del 1993. Giusto sotto c’è Mekka Mokka, del 1988: il grande tappeto di chicchi di caffè di diverso colore offerto da EssseCaffè.
Nelle sue opere l’artista ha sempre giocato concettualmente con l’ambiguità del linguaggio e agendo sul significato letterale delle parole ha mescolato le carte e creato “situazioni” paradossali, ma credibili in termini di narrazione.
Lisa Bellocchi