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Il Presepe nel rifugio ospedaliero sotterraneo a Bologna

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Il Presepe nel rifugio ospedaliero sotterraneo a Bologna

Anche quest’anno in una veste particolarmente suggestiva, si è materializzata la rappresentazione della nascita di Gesù nel Rifugio antiaereo Vittorio Putti. Un presepe allestito all’interno dell’ex cava di arenaria utilizzata a servizio dell’ospedale militare nel Seminario arcivescovile di Bologna durante la seconda guerra mondiale. Il presepe e la grotta si potranno ammirare chiedendo informazioni ed eventualmente prenotando via email (segreteria@amicidelleacque.org).

19 statue di tipologie, forme e dimensioni diverse hanno animato le austere gallerie del grande ricovero sotterraneo, utilizzato anche come sala operatoria – e degenza post-operatoria – durante i bombardamenti dell’ultimo conflitto bellico in Italia, dall’allora direttore dell’ospedale Oscar Scaglietti (https://www.omnismagazine.com/oscar-scaglietti-un-chirurgo-da-non-dimenticare/).

Il rifugio è stato completamente ristrutturato dall’Associazione amici delle vie d’acqua e sotterranei di Bologna che -nata formalmente nel 1998 (ma già prima si occupava della storia idraulica cittadina) – si è sempre avvalsa dell’opera di volontariato di parte dei propri soci. E grazie al loro impegno, nel paziente e faticoso lavoro durato 6 anni, finalmente, nel 2020, il rifugio è stato riportato alla luce ed alla fruizione al pubblico. Come descritto compiutamente nel volume a più firme Sul colle di Villa Revedin, ed. Ante Quem, 2019.

L’Associazione amici delle vie d’acqua e sotterranei di Bologna è regolarmente iscritta nel Registro delle Libere Forme Associative del Comune di Bologna, vantando un folto gruppo di appassionati e di operatori del settore. Il fine associativo prioritario verte sulla divulgazione del patrimonio storico cittadino legato all’acqua, elemento che per secoli ha fatto la fortuna e la grande ricchezza di Bologna. Ha patrocinato e realizzato numerose pubblicazioni, testi e convegni specializzati. Soprattutto è presente come organo di supporto scientifico e di ricerca per Enti, Istituti, Scuole e Università, Comuni, come si legge dal loro sito internet (https://www.amicidelleacque.org/chi-siamo/).

L’Associazione è stata la prima organizzazione in assoluto di Bologna a far conoscere (alla stessa città e al mondo intero) luoghi recuperati dopo secoli di abbandono e farne un grande richiamo turistico. Ha permesso la visita in tutta sicurezza dei sotterranei bolognesi a migliaia le persone, come il rifugio antiaereo Vittorio Putti: unico esempio, a Bologna, di architettura militare ospedaliera. Il rifugio è aperto tutto l’anno e si può visitare contattando la segreteria del Gruppo BOLOGNA SOTTERRANEA®(https://www.amicidelleacque.org/).

BOLOGNA SOTTERRANEA®, BOLOGNA MUSEI SOPRA E SOTTO® e BOLOGNA UNDERGROUND® sono marchi registrati di proprietà dell’Associazione Amici delle vie d’acqua e dei sotterranei di Bologna depositati presso il Ministero dello Sviluppo Economico, Ufficio Marchi e Brevetti. L’associazione, tramite l’attività dei componenti degli organi statutari, dei volontari e dei soci, porta “alla luce” anche i monumenti storici della città, in particolare quelli legati alla tragedia delle guerre.

Durante la Seconda guerra mondiale, già dal 16 luglio 1943, Bologna divenne uno degli obiettivi da colpire da parte dell’aviazione anglo-americana. Sia perché in città (nel quartiere Santa Viola) si trovava una stazione di trasformazione e smistamento dell’energia elettrica che serviva anche da raccordo di collegamento con l’Italia centro-settentrionale; sia per lo snodo ferroviario che la città rappresentava per lo smistamento delle merci e dei rifornimenti. Senza dimenticare che Bologna era anche un importante snodo stradale, dunque obiettivo strategico oggetto di bombardamenti. In uno di questi, per un difetto nell’allarme, ci furono 1033 vittime. Era il 25 settembre 1943.

Il ruolo dei rifugi era essenziale in caso di bombardamenti. E in Italia i rifugi vennero costruiti immaginando già scenari di guerra a partire dagli anni ’30. Si differenziavano in rifugi anticrollo (strutturati per sostenere il peso del palazzo sovrastante) e rifugi in galleria che interessavano soprattutto le zone pedecollinare in quanto la sicurezza era data, nella stragrande maggioranza dei casi, dalla quantità di terreno sovrastante. Dei 44 rifugi antibomba (vero nome dei ricoveri in galleria) ritrovati, sette sono all’interno della cita muraria, come quello del Pincio, sotto la Montagnola, o quello tra porta San Vitale e Porta Maggiore, o nel giardino di Villa Carducci.

Camminando per il centro storico di Bologna ancora oggi è facile imbattersi in scritte nei muri, che sono in realtà segnalazioni distintive indicanti il rifugio. Come per esempio: US (uscita di sicurezza), I (idranti), C (cisterna), V (ventilazione), P (Pozzo). 

Testimonianze storiche spesso devastate dall’incuria dell’uomo: nessun riguardo per i superstiti, cancellati sotto mani di vernice o scambiati per graffiti stradali. (https://www.amicidelleacque.org/7488-2/)

Vincenzo Basili

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