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Dante, ispiratore dell’opera lirica

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Dante, ispiratore dell’opera lirica

Dai luoghi nei quali il singolo uomo viene schiacciato dalla sua miseria umana; dove l’avarizia e l’eccesso di generosità, la lussuria e l’ingordigia, la superbia, l’ira, l’accidia e l’invidia lo condannano come essere imperfetto alle tenebre; laddove ritroverà la vera luce solo ricongiungendosi a Dio: qui uno stuolo di compositori ha attinto l’ispirazione dai versi del Sommo Poeta, per ricreare suggestioni con la musica. Inferno, Purgatorio e Paradiso, sono le ambientazioni preferite anche dai musicisti. Sicuramente l’Inferno è la fonte che ha eccitato maggiormente la mente dei compositori, come una sorta di legge della compensazione, nella quale i vari stadi poetici passano dal silenzio demoniaco all’estasi paradisiaca. L’oblio però, nella sua immensa tragicità, ha smosso le corde profonde dei più grandi musicisti, in tutti i tempi.

I primi madrigali ad essere divulgati e divenuti noti, sono datati intorno al 1330. Dante stesso nel secondo canto del Purgatorio, parla dell’amico Casella (1250-1300), al quale affidava brevi liriche per essere musicate. Casella era un musico molto apprezzato poiché era amico di Dante ma anche perché aveva apposto il suo nome in calce al I° madrigale di Lemmo da Pistoia, che si trova nel codice 3214, in Vaticano. Negli stessi anni a Ferrara è attivo il musico-trovatore Ferrarino da Ferrara della famiglia De’ Trogni. Pure Luzzasco Luzzaschi (1545-1607), che visse e morì a Ferrara, fu allievo di Cipriano de Rore e maestro di Girolamo Frescobaldi; divenuto l’organista prediletto degli Estensi, lasciò un madrigale spirituale che rimase il più famoso ed eseguito. Egli musicò dal III° canto dell’Inferno “quivi sospiri pianti e alti guai risonavan per l’aere sanza stelle” e nel 1576 lo inserì nel Secondo libro dei madrigali a 5 voci.

Gli stessi versi, furono messi in musica anche dal siciliano Pietro Vinci, dall’udinese Giovanni Battista Mosto e dal bolognese Domenico Micheli.

Claudio Monteverdi, nel 1607, fece iscrivere “lasciate ogni speranza, voi che entrate”, sulla porta degli inferi nel suo Orfeo. Per il VI centenario della nascita del Poeta, Giovanni Pacini compose la Sinfonia Dante in Re minore in 4 parti e nell’ultima sezione di questa sprigionò la felicità per il ritorno di Dante dal “viaggio” e l’ovazione delle genti.

Il tedesco Max Reger mantenne la stessa tonalità per comporre l’opera 57 per organo Inferno Fantasy mentre il danese Paul August Klenau nel 1913 produsse la Dante Symphonie. Con lo stesso titolo, Franz Listz aveva composto una sinfonia corale a programma già nel 1856. 

Il personaggio di Francesca da Rimini attirò musicisti insigni e non, i quali presero spunto dai libretti di Romani, Benvenuti, Pola e Ghislanzoni. Ambroise Thomas tradusse Francesca da Rimini in un grand-opéra, nel quale figuravano anche Dante e Virgilio, mentre è del 1876 la meravigliosa Fantasia Sinfonica op.32 composta da Tchaikovsky, dedicata alla nobildonna della quale Dante narra nel V canto dell’Inferno. Straordinaria la linea melodica per il ruolo di Francesca da Rimini, nell’aria “O non pianger mio Paolo” di Rachmaninoff; opera composta nel 1900, in 1 prologo 3 atti ed 1 epilogo.

Mario Castelnuovo-Tedesco utilizzò i 4 sonetti de “La vita nova”: Cavalcando l’altier, Negli occhi porta la mia donna amore, Tanto gentile e tanto onesta pare, De peregrini che pensosi andate. Si trovano anche i 5 Canti di maggio di Domenico Aleolona, cioè 5 soavi impronte melodiche di Dante o della primavera italiana. Questi sono preceduti da un’invocazione a Dante su parole di Gabriele D’Annunzio. La partitura edita da Ricordi comprende quindi: Ben venga maggio, su testo del Poliziano, L’usignolo su testo anonimo del 1300, Matelda su parole di Dante, Lia su testo dantesco come L’oro della sera ed invece dalla Laude a Dante su versi di D’Annunzio, L’invocazione.

Anche Ciro Pinsuti, ha la sua magnifica Beatrice “tanto gentil e tanto onesta pare” ed Ettore Panizza diresse la prima rappresentazione della Francesca da Rimini su versi dannunziani “Paolo datemi pace” di Gaetano Donizetti, il quale scrisse inoltre una cantata dedicata al Conte Ugolino ed una a Pia de’ Tolomei, il cui testo venne tratto dal V canto del Purgatorio.

Esiste un manoscritto di Gioachino Rossini sempre su testo dantesco, dal titolo Francesca da Rimini, come pure si trovano nell’Otello rossiniano la Canzone del Gondoliere e la lirica Farò come colui che piange e dice, ancora destinata a Francesca da Rimini.

Il secondo dei sei poemi sinfonici di Grenvill Bantock è intitolato a Dante ed Arthur Rubistein compose il lied n°5 op.83, sul testo contenuto nel XXVI capitolo de “La Vita Nova”.

Sicuramente la più importante produzione musicale è quella pervenutaci ancora una volta dagli italiani. Antonio Bazzini produsse il poema sinfonico “Francesca da Rimini”. Rimase incompiuta l’opera di Francesco Morlacchi con lo stesso titolo, ma non la cantata, basata sul lamento del Conte Ugolino nel XXXIII canto dell’Inferno. Saverio Mercadante compose nel 1830 un melodramma in 2 atti, ma la sua “Francesca da Rimini” fu rappresentata solo nel 2016.

Dante è spesso nell’opera di Giuseppe Verdi: nelle Laudi alla Vergine Maria, nell’Ave Maria da lui volgarizzata e rimarcata da parte di Verdi, con la scala enigmatica concepita dal bolognese Adolfo Crescentini ed addirittura nella sua prima opera, Oberto Conte di San Bonifacio, composta su versi del librettista ferrarese Temistocle Solera. In questa opera lirica il personaggio di Cuniza da Romano viene collocato da Dante nel 3° cielo di Venere, in Paradiso, tra gli spiriti amanti.

Infine Amilcare Ponchielli e Giacomo Puccini traducono in musica ”Noi leggevamo insieme” dal V Canto dell’Inferno e poi non va dimenticato il Gianni Schicchi pucciniano tratto dal XXX Canto dell’Inferno. La Divina Commedia è stata tradotta nella lingua del popolo arabo; con tutti i suoi diversi ed ammalianti stili musicali, chissà quali capolavori potremo ancora scoprire.

Mirella Golinelli

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