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Il mondo della soia punta sul food

N. 89- Maggio 2024

 

 

 

Il mondo della soia punta sul food

Per arrivare dall’Oriente a tutto il mondo e diventare il legume in assoluto più coltivato sul nostro pianeta, la soia ha dovuto incontrare l’interesse di un’Esposizione universale e l’intelligenza di un imperatore asburgico. Era il 1873 e la rappresentanza del Giappone portò nella capitale imperiale i primi semi di soia.

Francesco Giuseppe, per il tramite dello scienziato Friedrich Haberlandt, ne dispose la coltivazione sperimentale in 150 diverse aree dell’Impero (in Italia nell’allora asburgico Lombardo Veneto) per testare le zone più produttive.

Al Welt Museum di Vienna si conservano le tracce della soia arrivata in Occidente nel 1873.

Del glorioso passato ha reso memoria il Congresso mondiale di ricerche sulla soia, svoltosi in giugno a Vienna, a 150 anni da quell’iniziale approccio pieno di conseguenze e per la prima volta in Europa. Ad organizzare l’evento, cui hanno partecipato delegazioni da tutto il mondo, sono state la European Soya Association e Donau Soja, un’organizzazione nata nel 2012 per riunire a fattor comune le potenzialità delle coltivazioni della leguminosa nei tanti Paesi attraversati dal Danubio. Per il presidente Matthias Krön, obiettivo degli oltre700 partecipanti al Congresso è rendere la soia “una forza per il bene dell’umanità”.

Il presidente di Donau Soja Matthias Krön con Lisa Bellocchi

Per capire l’importanza del prodotto per il bene dell’umanità basta ricordare – come ha fatto nei discorsi inaugurali Jingyuan Xia – che la Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite che combatte la fame nel mondo, ha ben 5 dipartimenti che lavorano sul tema soia.

I passi da compiere, ai vari livelli della filiera, sono ancora tanti. A cominciare dalla produzione, che nel mondo ammette l’uso di OGM, mentre l’Europa li esclude, e che ha causato danni ambientali, per una deforestazione selvaggia, con problemi ecologici ed economici per i piccoli coltivatori. Che questo non continui ad accadere è uno degli obiettivi dell’incontro viennese e delle ricerche in corso nelle accademie del mondo, sintetizzate da circa 200 Poster scientifici presentati.

L’ European Soya Association e Donau Soja, che s’impegnano contro la deforestazione ed escludono la coltivazione di soia OGM, terranno questa posizione anche di fronte al dibattito, appena aperto in seno all’Unione Europea, a proposito delle New Breeding Techniques, che in Italia sono note come TEA, Tecniche di Evoluzione Assistita.

Nel mondo si producono circa 350 milioni di tonnellate di soia, primi gli Stati Uniti, seguiti dal Brasile. La Cina è il primo importatore, seguita dall’Europa, la quale ne consuma circa 40 milioni di tonnellate, producendone attualmente 12 milioni, pari al 3% del totale mondiale.

In questa girandola di cifre, l’Italia ha un ruolo particolare: con 600.000 tonnellate/anno è il primo produttore tra i Paesi dell’Unione Europea. “Il nostro obiettivo – spiega Piero Ciriani, presidente di Soia Italia – è di trasformare la commodity in specialità. Lo stiamo facendo sia nel settore mangimi (che assorbe comunque oltre il 70% della produzione mondiale) sia puntando sul food”. Nel settore mangimi, la filiera italiana spinge fino ad un 45% di proteine, mentre la media del prodotto commodity è del 40%. Addirittura, ci sono punte di eccellenza come spiega Alessandro Cortese, della Cortal Extrasoy, che da Cittadella (PD) arriva a produrre farine con il 55% di proteina, lavorate senza l’aggiunta di prodotti chimici. A ciò si affiancano interessanti produzioni di nutrimento per l’acquacoltura, che vengono esportate in Germania, Austria e Grecia,

“Soya dinner” al Welt Museum

Il segmento della soia per alimentazione umana sta crescendo impetuosamente, seguendo anche le nuove tendenze pro-veg, che mirano a sostituire il 50% dell’alimentazione carnea con elementi vegetali entro il 2040. Già nello scorso anno il valore dei cibi a base di soia venduti nel mondo aveva toccato i 7,7 miliardi di dollari. In Italia ci sono alcuni pionieri importanti di questo settore, spiega Andrea Pellandoni, ceo de La Sanfermese di Piubega (MN), che sottoscrivono contratti di filiera con gli agricoltori già dagli Anni ’80. L’attenzione tutta italiana per il cibo si è dimostrata anche nei confronti della soia, con latte, yogurt, gelati e formaggio tutti a base dell’apprezzato legume, le cui proteine sono ritenute più facilmente assimilabili rispetto a quelle della carne. Al momento, proprio l’azienda mantovana aspetta il riconoscimento di un brevetto internazionale: quello per la produzione di soia in polvere, che evita gli scarti nelle fasi successive delle lavorazioni alimentari.

A lato del congresso mondiale, si è svolto anche un press tour per giornalisti agricoli specializzati, organizzato dallo European Network of Agricultural Journalists e dall’Associazione austriaca dei giornalisti agricoli VAO. Per i professionisti dell’informazione è stata l’occasione per conoscere direttamente lo stato della ricerca e delle sue applicazioni, visitando un centro di ricerche varietali, un impianto di produzione di mangimi, un allevamento bio di maiali nutriti a soia, un’azienda di alimentazione proteica umana su base vegetale e persino una fabbrica di golose praline di cioccolata a base soia.

Lisa Bellocchi

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