Now Reading
Gli uomini che piantavano alberi

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Gli uomini che piantavano alberi

L’uomo è capace di distruggere, ma sa anche costruire e ri-costruire. È questo il senso che un attento osservatore può ricavare dalla piccola, ma affascinante mostra allestita a Bologna nella ex chiesa di san Giorgio al Poggiale per celebrare i 200 anni del Corpo forestale dello Stato. Curata  (come il Catalogo, edito da University Press) da Pierangelo Bellettini, già direttore dell’Archiginnasio a Bologna, e Aldo Terzi, comandante del Gruppo Carabinieri Forestali di Bologna, la mostra ripercorre attraverso documenti, foto e attrezzi l’evoluzione di quello che era la Regia Amministrazione forestale istituita nel 1822 dal Re di Sardegna, Carlo Felice, fino ad arrivare ai giorni nostri con il Corpo Forestale dello Stato, dal 2017 diventato Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri (in sintesi Carabinieri Forestali).

Pochi sanno che la superficie verde in Italia negli ultimi decenni è aumentata. Dopo i devastanti disboscamenti del 1800, quando il carbone da legna era la base per il riscaldamento e l’energia (trasporti e impianti industriali) e dopo i disastri provocati dalla prima e dalla seconda Guerra Mondiale, proprio il Corpo forestale con la sua attività di rimboschimento ha consentito a boschi e foreste di rinascere e alla natura di rigenerarsi.

Solo negli ultimi 45 anni (dal 1975 al 2020) in Emilia Romagna la copertura forestale è passata da 400 mila ettari a 560 mila. Già nell’Ottocento erano chiari i guasti del taglio dei boschi che rendeva più fragile il territorio, più facile il dissesto e meno bello tutto l’ambiente. Nel 1880, Ermete De Job, “regio sotto-ispettore forestale”, scriveva: “…quale triste spettacolo … nell’osservare le montagne denudate e brulle. Gli alberi sono scomparsi, solo qualche cespuglio o residua macchia cedua riscontrasi qua e là  … inutile riparo alla precipitosa caduta delle valanghe, il più delle volte portatrici di terrore, distruzione e morte”.

Fotoconfronto del rimboschimento di del Monte Montone, sopra l’abitato di Villagrande di Montecopiolo

Gli uomini che piantavano alberi, come emerge dalla mostra, non si sono limitati a far rinascere le foreste, ma anche a stabilizzare il territorio, mettendo in sicurezza i costoni di colline e montagne, imbrigliando torrenti e fiumi e ridando spazio agli alberi.

Una sezione suggestiva della mostra sono i fotoconfronti realizzati a partire dalle foto del territorio bolognese di Luigi Fantini, pubblicate in due volumi nel 1971. Quasi cinquant’anni dopo, tra il 2014 e 2016, le stesse zone sono state fotografate riproducendo quanto più possibile le stesse inquadrature. Il raffronto visivo evidenzia molto efficacemente la trasformazione del paesaggio, con gli alberi che tornano protagonisti.

Donne al lavoro in un vivaio forestale, negli anni Cinquanta-Sessanta del secolo scorso

Il grande lavoro di sistemazione e forestazione per anni è stato fonte di lavoro e di reddito per le popolazioni montane. Mentre gli uomini si dedicavano ai lavori pesanti e di sistemazione del territorio, a piantare gli alberi (a partire dai semi) furono soprattutto le donne, impiegate nel lavoro di precisione dei vivai. Quasi a sancire il ruolo femminile nella tutela dell’ambiente, nel 2017, con il passaggio dei Forestali ai Carabinieri, è risultato che i primi generali di Brigata donne dell’Arma provengono proprio dal Corpo Forestale.

L’esposizione bolognese è corredata da due video: un’intervista al cantautore Francesco Guccini e una a Fabio Clauser, leggendario forestale di 103 anni che ha guidato la gestione delle foreste demaniali, delle Foreste Casentinesi e della riserva di Vallombrosa ed ha creato la riserva di Sasso Fratino.

Se le mostre sono uno strumento per raccontare, ancor di più sono occasioni per porsi delle domande. La mostra Gli uomini che piantavano alberi ad un attento osservatore dovrebbe suscitare domande le cui risposte potrebbero essere utili in un momento in cui sempre più spesso i disastri ambientali provocano morte e rovina (vedi Casamicciola per intenderci).

La mostra doveva chiudere il 21 novembre 2022, ma il successo di pubblico ha convinto gli organizzatori a prorogarla fino al 18 dicembre. Non è escluso un ulteriore slittamento.

Giuseppe Di Paolo

Via del Battirame, 6/3a · 40138 Bologna - Italy
Tel +39 051 531800
E-mail: redazione@omnismagazine.com
Reg. Tribunale di Bologna n. 8115 del 09/11/2010

Editore: Mediatica Web - BO

Scroll To Top