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Arte in rotatoria, fenomeno da catalogare

N. 87- Marzo 2024

 

 

 

Arte in rotatoria, fenomeno da catalogare

Il fenomeno è mondiale, ci precede da decenni. E, come tale, è oggetto di discussione e polemiche. Parliamo della moda crescente di arredare le sempre più numerose rotonde stradali con opere d’arte, oggetti simbolici, richiami folkloristici. Il fenomeno rotonda o rotatoria – all’estero rondò o rondeau, rond point, roundabout, kreisel e via dicendo – in realtà ha più di due secoli di vita, se dobbiamo credere a Wikipedia. I primi sarebbero stati gl’inglesi. Spulciando in rete c’è però chi segnala un caso in Francia, a Parigi, addirittura già nel ‘600. Quanto a casa nostra, c’è chi sostiene che la prima rotatoria sia da attribuire a Lecco, nel 1989, ma francamente ci pare non plausibile: troppo recente come data, ne abbiam viste tutti qualcuna prima. Infatti una foto del 1958 proverebbe che, quanto a rotatoria stradale, fosse arrivata prima Reggio Emilia.

Ad ogni buon conto, oggi ce ne sono ovunque. Crescono come funghi, a Ravenna potreste perdere il senso dell’orientamento, già di suo difficile in quella città. Da quest’incremento esponenziale – che pare riduca significativamente incidenti e inquinamento – si è presto passati all’arredo urbano di questi spazi, altrimenti facilmente abbandonati all’incuria o alle erbacce. Ed ecco allora arte moderna, arredi creativi o bizzarri, simbologie locali o metafisiche, fiori, piante, luci. Di tutto di più.

C’è anche, inutile negarlo, molto “kitsch”. Naturalmente non può mancare chi polemizza con il pericolo distrazione, che potrebbe essere indotto da queste opere. E chi sostiene che le rotatorie siano un pericolo costante per ciclisti e pedoni, soprattutto in Italia, dove lo spazio fisico per queste soluzioni stradali è limitato.

La diffusione di rotatoria comunque proseguirà. E la moda d’arredarle creativamente non recederà. Tutto sommato rappresenta spesso un buon biglietto da visita per le città, e un indizio di cura del proprio territorio.

Perché allora non catalogare l’arte di questi spazi urbani? Si potrebbe farlo a livello nazionale, se non regionale. Non sarebbe complicato: si tratterebbe di creare un catalogo in rete, accessibile a chiunque, in cui inserire foto e schede esplicative di queste opere-in-rotatoria. Andrebbe aggiornato costantemente, con la collaborazione di tutti gli enti locali – soprattutto grazie ai relativi uffici stampa o Urp – e, perché no?, anche votato liberamente. Via libera alla segnalazione popolare delle opere-in-rotatoria più belle (o più orrende). State certi che si creerà anche su questo un flusso turistico. E fotografico. Occhio però alle regole stradali. Guai a distrarsi.

Gianni Varani

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