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Antonio Canova a Bologna

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Antonio Canova a Bologna

La prima volta arrivò come un turista qualsiasi, ed alloggiò alla Locanda San Marco. Poi Bologna divenne per Antonio Canova una meta amata e privilegiata; i soggiorni si susseguirono, insieme all’ampliamento delle reti amicali.

Lo scrupoloso scultore di Possagno annotò ciò che le aveva ogni volta colpito intorno alle Due Torri. Il taccuino con la sua scrittura spigolosa apre la mostra “Antonio Canova e Bologna. Alle origini della Pinacoteca”, a cura di Alessio Costarelli, in corso presso il Salone degli Incamminati della Pinacoteca Nazionale stessa.

Lo spirito della mostra è proprio nel racconto del rapporto tra l’artista e la città, che gli deve un’infinita gratitudine. Dopo la Restaurazione, Canova si adoperò per fare rientrare in Italia una serie di capolavori che il regime di Bonaparte aveva accaparrato in Francia. Abbinando burocrazia e peripezia, a Bologna sono tornate opere del Perugino, del Parmigianino, dei Carracci, di Guido Reni e del Guercino. Colpisce che – con grande spirito innovativo – nel 1816 di queste opere fu allestita una mostra nella chiesa dello Spirito Santo (nell’odierna via Testoni), prima che venissero ricollocate nei luoghi d’origine. Un piacevole video in mostra ne ricostruisce le collocazioni. Alcuni di quei capolavori “brillano” sulle pareti della mostra, a ricordare che furono in parte all’origine dell’attuale Pinacoteca Nazionale, nata nel 1808 come quadreria dell’Accademia di Belle Arti, l’istituto sorto dalle ceneri della settecentesca Accademia Clementina.

Pochi i pezzi di mano del Canova, ma assolutamente strabilianti. Il gesso patinato con la testa di papa Clemente XIII in grande formato; una Maddalena penitente assolutamente desolata; il busto di Napoleone (sulla cui amicizia Canova faceva conto), una testa di gentiluomo poi trasposta in marmo da Tadolini; una donna velata, che Baruzzi ripeterà.

Il Canova, sempre più “bolognese-centrico”, nelle successive visite ebbe ospitalità dalla nobiltà locale; in particolare, entrò in amicizia con la bellissima contessa Cornelia Rossi Martinetti (cantata e amata anche dal Foscolo) e con il di lei marito, architetto Giovanni Battista (cui si deve la sistemazione del Parco della Montagnola).

Lisa Bellocchi

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