Salute italiana tra i tibetani di Bylakuppe

A sud ovest dell’india, nello stato del Karnataka e a circa 300 km da Bangalore, si trova Bylakuppe. È un’area protetta, in cui si trova anche il Monastero di Sera Jey, che raccoglie i profughi tibetani, sia monaci che laici, fuggiti dal Tibet. È il più grande insediamento tibetano al mondo al di fuori del Tibet. La comunità è stata creata per volontà del governo indiano dietro richiesta del XIV, e attuale, Dalai Lama.

Quando la Cina occupò il Tibet nel 1959, l’India diede asilo politico al Dalai Lama e ai rifugiati in esilio.
Pochi anni dopo il governo indiano diede in concessione ai rifugiati tibetani due insediamenti, uno nel 1961 e l’altro nel 1969. Da questi poi si formò la comunità tibetana di Bylakuppe.
Bylakuppe non è una meta classica del turismo in India, non c’è nessun monumento antico da visitare, ma tra i monasteri si è trasportati subito in un altro paese: la gente accoglie il passante sorridendo, tra le bandierine tibetane ai lati delle strade l’atmosfera è tranquilla e aperta, anche per chi vi si reca per un’esperienza di tipo spirituale e filosofica. Ed è in questo meraviglioso posto di quiete che si è appena conclusa la missione in India di un gruppo di medici e ricercatori delle Università di Bologna, di Palermo e di Pisa.

Il team era composto anche da una equipe di 12 persone comprendente 8 odontoiatri con diversa specializzazione, un medico odontoiatra, una scienziata nell’ambito delle scienze mediche, una igienista dentale, un infermiere e un ingegnere provenienti dalla Clinica Odontoiatrica dell’Università di Bologna, dal Policlinico Universitario dell’Università di Palermo, dagli Ospedali Riuniti di Palermo e dall’Università di Pisa.

La missione, nata a favore della comunità tibetana di Bylakuppe, ha realizzato una campagna per la salute e la prevenzione orale per tutti i ragazzi in età scolare, sia delle scuole secolari che in quelle monastiche, e per tutti i monaci di età superiore ai 50 anni del Monastero di Sera Jey, offrendo anche attività di cura nei casi più urgenti.

«Abbiamo effettuato – ci racconta la prof.ssa Maria Giovanna Gandolfi che, insieme al prof. Carlo Prati, entrambi del Dipartimento di Scienze biomediche e neuromotorie dell’Università di Bologna, ha fatto parte dell’equipe odontoiatrica del progetto – 1100 visite di screening e circa 400 interventi chirurgici sulla popolazione che ne aveva necessità. Abbiamo conosciuto una interessante realtà di una popolazione felice, pur necessitando di tante cose. E abbiamo cercato di migliorare la loro qualità della vita sia in ambito odontoiatrico, che dal punto di vista medico generale, perché non hanno nulla. Si tratta infatti di campi profughi dove sono presenti oltre 20.000 tibetani e 10.000 monaci, di questi più di 3000 solo al Monastero di Sera Jey. Sono tutti abbastanza isolati dal mondo, anche perché desiderano custodire tradizioni e stili di vita tibetane, e hanno molto bisogno di noi».

Nella missione degli scienziati delle tre università – e tramite la collaborazione a distanza del prof. Mario Cimino dell’Università di Pisa – sono stati anche acquisiti dati per l’utilizzo di tecniche di Intelligenza Artificiale. Esse, applicate ad un vasto campione di popolazione che condivide abitudini alimentari e stile di vita caratterizzato dalla completa assenza di alcol e fumo, possono infatti fornire importanti informazioni mediche per lo studio e la prevenzione di patologie anche oncologiche del cavo orale, ottimizzando così la diagnosi precoce delle lesioni orali.

«Un ruolo centrale della missione – spiega ancora la prof.ssa Gandolfi, docente di Igiene Orale dell’Università di Bologna – è stata anche l’attività di educazione all’igiene orale della popolazione. La curiosità ed il coinvolgimento degli studenti delle scuole, alle lezioni teorico-pratiche che ho tenuto in loco sull’igiene e salute orale e la correlazione tra batteri orali e patologie sistemiche, mi ha fortemente toccata emotivamente».

Ha partecipato alla missione anche il prof. Bruno Neri dell’Università di Pisa che, dal 2018, ha in corso una collaborazione con il Sera Science Center dell’Università Monastica Tibetana di Sera Jey sullo studio degli effetti della meditazione sul cervello.
Nelle immagini che seguono, a sinistra il prof. Neri e la prof.ssa Gandolfi (autrice delle immagini della missione) e gli scienziati dello Science Center davanti alla Meditation Room; a destra invece il team chirurgico omaggiato dagli scienziati dello Science Center con la tipica sciarpa bianca tibetana (Khata), detta anche sciarpa della felicità, oggetto simbolico del cerimoniale civile e religioso che viene offerta in dono alle divinità, ai grandi Maestri spirituali e a tutti coloro che cominciano nuovi progetti.

«Ho provato – prosegue la professoressa Gandolfi, che è anche docente di yoga applicato alla medicina e benessere all’Università di Bologna – una profonda sintonia ed armonia con il popolo tibetano e i fondamenti della loro cultura, sicuramente in relazione ai tanti anni di personale esperienza di pratica concentrativa attraverso lo yoga. Yoga e buddhismo sono nati da una cultura ascetica comune nella valle del Gange (~ VII-IV secolo a.C.), dove si svilupparono particolari tecniche psico-corporee e forme di profonda meditazione concentrativa che possono essere considerate forme arcaiche di yoga. Sono infatti evidenti le influenze reciproche e le similitudini di alcune tecniche e pratiche tra filosofia buddhista e dottrina yoga».

Il periodo in cui si è svolta l’attività del team a Bylakuppe ha coinciso con l’arrivo del Dalai Lama, trasferitosi temporaneamente nel Karnataka dalla sua residenza nel nord dell’India.
«A inizio missione – aggiunge la prof.ssa Gandolfi – il team ha ricevuto i ringraziamenti dal medico personale del Dalai Lama, che ha fatto visita all’equipe chirurgica presso l’ambulatorio odontoiatrico e richiedendoci di continuare in futuro la nostra preziosa attività a Bylakuppe, programmando una o due missioni all’anno. Anche il Dalai Lama ha ricevuto l’intera equipe a fine missione per esprimere la sua preghiera e benedizione di grande ringraziamento. Il nostro impegno continuerà».
Vincenzo Basili