Quando l’arte dipinge la musica
Il Guggenheim di New York custodisce il sorprendente quadro “Mandolino e chitarra” prodotto nel 1924, esattamente cento anni fa, dallo spagnolo Pablo Picasso (1881-1973). Con ogni probabilità, lo studio e l’osservazione che il famoso pittore fece delle opere dei colleghi Velazquez e Goya, al Museo del Prado di Madrid, ci consente oggi di poter nuovamente tornare a parlare del particolare suono che emettono, la chitarra, il mandolino e il liuto. Nel centenario di questa riscoperta pittorico-musicale, si analizzeranno le composizioni di Antonio Vivaldi e il Maestro Riccardo Farolfi – noto chitarrista che tra le tante voci attoriali ha accompagnato, anche quelle di Raoul Grassilli, Arnoldo Foà e Vincenzo De Caro – ci renderà un quadro storico su cosa significa praticare quegli strumenti, anche di questi tempi.
Con Les Demoiselles d’Avignon, dipinto del 1907 di Pablo Picasso, prende il via una nuova corrente che verrà denominata “cubismo”. Osservando la sua produzione pertinente a questo periodo, si nota che Picasso vuol far ammirare il soggetto da un’inquadratura che non è più quella prospettica, ma si avvale della scomposizione su vari piani dell’immagine impressa sulla tela; quasi a voler esporre il lato oscuro e non solo frontale, come invece era accaduto per ogni tipo di tecnica espressiva che sino ad allora era stata attuata. Nasce sempre da Picasso l’arte di applicare anche gesso, paglia, legno o addirittura stoffa, sulla tela, inventando il collage.
Georges Braque (1882-1963), pittore e scultore francese, ritagliati alcuni pezzi di giornali, o carte da parati, li andò a incollare sulla tela creando visioni quasi irreali che verranno descritte come papiers collé; ovvero “carta incollata”. Anche per Braque – è del 1912 “L’uomo con il violino” – una grande passione per la musica che visse attraverso la sua genialità pittorica, un po’ come fece Kandinsky, inglobandola nella vivace tavolozza coloristica. Lo stesso dicasi per l’ebreo Marc Chagall (1887-1985) e per lo spagnolo Juan Gris.
Per leggere le opere di questi pittori che hanno lasciato la loro impronta indelebile in ambito strumentale e musicale, è doveroso specificare che il cubismo come troppo spesso in senso generale viene definito, si compone di 2 parti. La prima si identifica nello scomporre gli oggetti che prevalentemente hanno colorazione tenue (cubismo analitico) mentre in quello che si definisce “cubismo sintetico”, gli oggetti, vengono ricomposti e rivitalizzati.
Ciascuno di questi artisti era alla ricerca dell’unione di tutte le arti, nel senso più puro e percettibile, quasi a voler continuare il Wort-Ton-Drama; proposito attuato da Richard Wagner che era scomparso nel 1883.
Le composizioni musicali di Bach* (1685 – 1750), come quelle del Vivaldi (1678-1741)** ma pure quelle di Couperin (1668-1733) https://youtu.be/5qf2QA61BC8?si=PZbKbGW2MY68EC_X
e Rameau (1683-1764) https://youtu.be/LJlfKhi_xsg?si=_7pwbdoWX6nAsyjS sono ciò che ha influenzato questi pittori.
Per loro, un passato di visioni tramutate in musica che, dopo secoli, ancora sortiscono profonde emozioni, sino a fondersi con la magia stilistica di un prassi esecutiva raffinata, colta e amalgamata alla ricerca di effetti pittoreschi. Questa è la chiave interpretativa di come veniva considerata la “musica barocca” (periodo storico che in ambito musicale di colloca approssimativamente tra il 1600 e il 1750/70-rococò) a cavallo tra la fine del 1800 e la metà del 1900.
Braque contagiò le sue tele con frammenti di carta, plasmando con essi mandolini, violini, inneggianti il nome di Bach, oltre a una miriade di riferimenti alla scrittura su rigo.
Nei soli suoi quarant’anni di vita, l’eccezionale Juan Gris evocò nella sua arte, la forma della musica e degli strumenti che la rendono udibile e prima tra tutte le arti. Pure Gris immortalò strumenti cordofoni e in special modo le chitarre, nel cui suono è racchiuso l’incanto di tutta una terra, quella iberica: l’ascendente arabo, il cristianesimo, i costumi ritmati del flamenco, la battaglia tra cristiani e mori, il fuoco o il Ball de Diables possono essere riprodotti solo con una chitarra.
Per il chitarrista bolognese maestro Riccardo Farolfi la chitarra, che è uno strumento molto diffuso in tutto il mondo, deve la sua fortuna a questi fattori: il costo relativamente accessibile, la possibilità di eseguire musica polifonica, la facile portabilità, la vastità della letteratura e la potenzialità di accompagnare tutto il repertorio pop con circa quaranta accordi, usando posizioni fisse con la mano sinistra.
Ciò porta ad avere per lo studente risultati gradevoli in breve tempo.
La più antica testimonianza visiva della chitarra risale al 1350 a. C. con un altorilievo in Anatolia in cui compare la forma a otto con evidenza. La letteratura, ossia gli spartiti cominciano a essere realizzati nel 1546 d. C. Nel Rinascimento lo strumento più amato è il cugino Liutoche però nel Settecento si estingue. La chitarra invece, a partire dal Seicento, ha una crescita continua di pubblicazioni e di diffusione. Specialmente nel primo Ottocento si ha un vero e proprio boom in quanto diventa uno status symbol per la borghesia e viene molto utilizzata anche da dilettanti in famiglia, con forte richiesta per l’editoria didattica. Anche Paganini suonò con amore la chitarra e compose ben 150 brani per essa. La usò in tutte le sue composizioni cameristiche col violino. La portava sempre con sé; la suonava con gli allievi e per accompagnarsi mentre cantava le arie delle opere liriche che tanto amava. Si fece costruire anche una Gennaro Fabbricatore, come nella foto, nel 1826.
La letteratura classica colta e popolare è sterminata. Alcuni grandi compositori hanno scritto per essa come Schubert, Villa-Lobos, De Falla, Poulenc e altri. Si deve ad Andres Segovia aver fatto conoscere le potenzialità artistiche della chitarra classica. Occorre apprezzare infatti le molte possibilità di colore e di dinamica e le molteplici opportunità negli effetti come suoni armonici, rasguedos, tambora e così via. Anche nella musica cameristica è molto utilizzata in svariate formazioni. Gli sviluppi in altri generi come nel Rock, Jazz, Etnico, Pop ecc. fanno sì che lo strumento, anche con l’introduzione dell’amplificazione, sia molto apprezzato.
La crisi della musica classica in generale e la poca potenza in volume rispetto al pianoforte e al violino e al violoncello, mettono un poco in difficoltà la vita concertistica dello strumento. Va però scoperta di più la grandissima ricchezza della sua letteratura, che copre quasi 5 secoli.
Mirella Golinelli
Anche se Bach non scrisse mai per chitarra, molte sue musiche sono state riarrangiate per chitarra solista.
*Bach: liuto BWV 995-1000 a, 1006 https://youtu.be/wgp_J8qIaVo?si=nYN0skrNzfd5AxjI
** Queste furono le composizioni di Antonio Vivaldi, scaturite dalla sua inesauribile sorgente compositiva, delle quali si trova riferimento nell’ambito pittorico e culturale.
Concerto per 2 mandolini, archi e b.c. – R.V.532
Trio: liuto, violino,b.c. R.V.85 https://youtu.be/ebR4BUXyARA?si=M1EhVRyeogZ0xu_8
Concerto per mandolino, archi e b.c. – R.V. 425
Concerto per liuto, viola d’amore, archi e b.c. – R.V. 540
Trio: liuto, violino e b.c. – R.V. 82 https://youtu.be/IBgBctEkKp0?si=YvyKFVNR2jIViKAc
Concerto per liuto, 2 violini e b.c. R.V. 93