Più forti del fango

Opportuna e doverosa premessa: sono alluvionato territorialmente ma non direttamente. Sono fra i fortunati che non hanno avuto l’acqua in casa, grazie a fortuite condizioni per le quali il gruppo delle case del quartiere è stato sì a rischio ma senza effetti. Abbiamo quasi tutti portato le automobili in un parcheggio poco distante, a livello più alto della nostra strada, quantomeno per limitare i danni di possibili allagamenti. La Polizia Locale passava con altoparlanti invitando (non ancora ordinando) ad evacuare le case, ma non ce n’è stato fortunatamente bisogno. Per un’altra serie di condizioni, in questo caso del tutto personali che hanno fatto vivere l’evento con molta apprensione, nel bene e nel male non c’è stato altro che partecipare a quei giorni da reporter a distanza. Detto questo, se c’è una prima cifra di lettura a quanto avvenuto, questa è l’incredulità.

Arrivano le prime notizie: ha rotto il Lamone a Faenza. Ma è possibile? Ma no, dai! Dai un corno, Ivano non risponde al telefono e lui abita in città in una zona più bassa del piano stradale. Cosa gli sarà successo? A Forlì il Ronco ha fatto disastri. Piero è raggiungibile al cellulare, ha avuto una spanna d’acqua nel garage ma niente di più, se l’è cavata bene tutto sommato. Si sentono già notizie di dispersi, forse morti. Ma … Marzia? Lei abita con la famiglia in collina, e i telegiornali parlano di frane importanti. Abita in paese ma ha un allevamento di cani nella vecchia casa di campagna fuori dall’abitato. Dovrà raggiungerli in qualche modo!? Per tre giorni silenzio assoluto, telefono muto. Intanto il fiume Montone che passa ad appena tre-quattrocento metri da casa (mia) si è alzato “dimondi” (molto molto) come si dice in Romagna. Reportage fotografico veloce: manca una spanna alla tracimazione e la corrente è forte. Per il momento il mare riesce a ricevere. Durerà? Una cosa così accadeva credo solo prima dei tempi del Cardinale Alberoni (legato di Romagna dal 1735 al 1739), artefice dell’opera idraulica della confluenza dei fiumi Ronco e Montone a formare i Fiumi Uniti alle porte di Ravenna. Prima di allora le alluvioni erano una costante. Marzia finalmente richiama: si è agganciata a un wi-fi satellitare trovato per caso dopo vari tentativi. Fortunatamente nessun dramma in famiglia, ma i cani sono raggiungibili solo a piedi con difficoltà. Casa senza elettricità e senz’acqua. Comunque salvi cani e padroni. Un altro amico, giunge informazione da amici comuni, è stato sorpreso dalla valanga d’acqua mentre accudiva gli animali. Dato per disperso per tutta la notte, è stato trovato e recuperato la mattina dopo dai Vigili del Fuoco, sul tetto del casotto degli animali, dove aveva trascorso tutte quelle ore al buio e al freddo. Molte frazioni di collina sono isolate. Anche in questo momento, tamponato il grosso della buriana, per andare da Faenza a Marradi bisogna passare per Modigliana, con la strada ancora malmessa. Telefonano amici e colleghi dal Piemonte e dalla Toscana: come state, siete sfollati? No per fortuna, grazie del pensiero, vi terremo informati.
Un’altra cifra: la disperazione. Nel forese è un inferno. Campagne trasformate letteralmente in laghi, gente sui tetti come in un film. Ma non è un film, ci sono danni incalcolabili e morti. In collina, nelle zone del carciofo Moretto e dell’olio Brisighello, sono franati giù interi pezzi di calanco e di coltivazioni. Cresce mano a mano quasi un certo imbarazzo morale nel cercare notizie dagli e degli amici: tu sei all’asciutto e loro in molti casi sono in seria difficoltà. C’è chi ha perso letteralmente tutto. Conselice e una frazione di Ravenna, Fornace Zarattini, restano gravemente allagate e saranno le ultime località a liberarsi dall’acqua. Scuole e asili hanno perduto gran parte del materiale per i ragazzi. L’impossibilità di agire materialmente è disarmante, ma qualcosa si può tentare. Con un contatto di lavoro è possibile agganciarsi a un gruppo di volontari toscani che fanno arrivare mangime e fieno per gli animali da affezione e da reddito che sono a pancia vuota nelle zone alluvionate in qualche modo raggiungibili. Un altro contatto di lavoro attiva un gruppo volontario del cesenate, che mette a disposizione numerose paia di stivali e si dà disponibile a fornire materiale per gli asili. Nulla in confronto a quanto si sta facendo e ci sarebbe da fare, ma evidentemente ben accetto, e questo fa sentire un po’ meglio. L’acqua nel frattempo uscita dai tombini è scura e maleodorante. In acqua galleggiano corpi di animali annegati. La puzza si sente a grande distanza. Come sempre si innescano le polemiche del giorno dopo, alcune condivisibili, altre “di pancia”: il cambiamento climatico, la pulizia dei fiumi, i soldi non spesi per l’ambiente, e compagnia cantando. La colpa è sempre rimasta zitella, dice il proverbio popolare. L’Asl della Romagna avvia una campagna di vaccinazione antitetanica, perché il rischio è reale. Sui notiziari scatta anche il toto-commissario per l’emergenza, finora però senza nomine. Intanto i bordi delle strade, con le cataste di mobilia alluvionata e oggetti vari, ricordi irrecuperabili di tante vite, sono un copia-incolla del The Day After.
La terza cifra però è la reazione. Si sono già formati gruppi di volontari spontanei o coordinati per andare in aiuto in modo puntuale. Sorgono iniziative di sostegno (donazioni e materiali) per gli alluvionati, sia da parte di associazioni che di privati. L’alluvione vede di nuovo gli “angeli del fango”, termine coniato nel 1966 per l’alluvione di Firenze. Gruppi di giovani costituitisi autonomamente e/o in coordinamento con enti e associazioni locali, scendono in campo per aiutare le località e le famiglie maggiormente colpite. Lo spirito romagnolo scaturisce anche davanti al disastro: le note di “Romagna mia” fanno da colonna sonora ai rumori dei badili che spalano la motriglia. Poco fuori Ravenna, una cooperativa agricola offre i suoi terreni (200 ettari) per fare scaricare l’acqua di un canale in piena giunto a livelli minacciosi, allo scopo di scongiurare allagamenti nel centro storico. La Romagna è forte, si riprenderà. Con lacrime, dolore e fatica, ma si riprenderà. Lo dice molto bene la collega Katiuscia Giapponesi, in un suo pensiero e in una sua iniziativa che dà il titolo al pezzo, per non perdere memoria di questo evento catastrofico: “… Ci si sentiva al sicuro qui in Romagna, un’oasi felice e io ero una di quelle persone, mi sentivo esattamente così. La sera prima ero alla Darsena Città (a Ravenna, nda) a passeggio, era una serata bellissima con uno tra i tramonti belli della vita, sapevamo dell’allerta meteo… ma mai avremmo pensato qualcosa di così devastante. Ma poi è successo. Tutto è cambiato, abbiamo provato paura, insicurezza e rabbia. Il fango e l’acqua hanno portato via moltissimo a molte persone. Però non hanno portato via la forza, la voglia di aiutarsi e il sorriso che ci contraddistingue sempre e ora sempre. Ho sempre amato essere romagnola ne sono orgogliosa e ora più che mai. Non so perché accadano certe cose ma accadono e non si può far altro che viverle e farle nostre. Tantissime famiglie hanno perso tutte quelle cose che fanno parte della quotidianità, che poi semplici cose non sono. Ho visto tantissime persone da tutta l’Italia accorrere in aiuto della mia/nostra terra, quelle persone per me sono davvero eroi. Ricoperti di fango così tanto da sentirne l’odore anche a km di distanza anche dopo una doccia. Molti di noi si sono rimboccate le maniche, in un modo o in un altro per ciò che si poteva. Ed io ho voluto dare il mio contributo. Credo sia un dovere rendersi utili per sostenere e aiutare. È qualcosa che non è facile da spiegare… Forse quando si ha perso molto capisci cosa significhi, quindi, quando accade qualcosa di così devastante, il minimo che una persona possa fare è aiutare chi ne ha bisogno. C’è stata tanta forza, sorrisi salati per le lacrime. C’è tanta voglia di rialzarsi, c’è ancora paura e ansia … Ma qui davvero c’è una forza d’animo incredibile, quella che non è così facile riscontrare nella maggior parte delle persone. Quindi la mia paura, la mia voglia di essere utile si sono tramutati in un progetto, un libro, PIÙ FORTI DEL FANGO. Un percorso fotografico per non dimenticare, per ricordare e per far capire. Il ricavato sarà a sostegno delle famiglie alluvionate. Si acquisterà online. Si troverà nelle librerie Italiane: 120 pagine e le foto di 75 fotografi di tutto il territorio emiliano-romagnolo. Piò furt dla mêlta, più forti del fango” (per info libro, stampato in collaborazione con Edizioni Moderna di Ravenna: Profilo Instagram e Facebook Katiuscia Giapponesi). Due foto a corredo di queste note, per puro motivo grafico. Non servirebbero nemmeno, i telegiornali hanno esaustivamente documentato.
Roberto Aguzzoni
In copertina: sembra un lago, invece sono le campagne di Fornace Zarattini invase dalle acque