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Pere da difendere

N. 81- Settembre 2023

 

 

 

Pere da difendere

Non bastavano gli attacchi degli insetti, tra tutti le cimici asiatiche, e la recrudescenza di alcune problematiche fitosanitarie. Questo è stato davvero l’annus horribilis per la Pera dell’Emilia Romagna IGP che ha visto susseguirsi, in una maledetta spirale, le gelate di inizio aprile, le successive grandinate scatenatesi a macchia di leopardo e le due terribili alluvioni del mese di maggio che hanno colpito, in particolare, l’area del ravennate.

Una situazione davvero drammatica che ha determinato un crollo produttivo del 40%, addirittura superiore a quello del 2021. Dalle analisi condotte con i propri soci, UNAPera – la più grande organizzazione europea di produttori di pere, con sede in Emilia Romagna – stima che la produzione disponibile controllata dai suoi associati per il mercato italiano del fresco sia comunque in grado di coprire il fabbisogno dei clienti di riferimento e di tutti gli operatori impegnati nella valorizzazione delle pere nazionali.

“Una tempesta perfetta – commenta Mauro Grossi, Presidente del Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia Romagna IGP – che porta molti produttori ad abbandonare i campi o la coltivazione di pere e che intendiamo affrontare con forza e convinzione al fine di difendere e sostenere un frutto che fa parte della nostra storia, tradizione e cultura da diversi secoli e che è tra i preferiti di oltre il 30% dei consumatori italiani. Grazie anche al sostegno della Regione Emilia Romagna, proseguiremo dunque con il progetto di rilancio avviato a fine 2022, affiancando una campagna di sensibilizzazione sia verso gli stakeholder che verso il consumatore finale per questa difficile situazione, coinvolgendo in modo attivo sia il mondo produttivo che quello distributivo”.

È infatti necessario trasferire ai consumatori che acquistare le 8 varietà di Pere dell’Emilia Romagna IGP, facilmente riconoscibili dal bollino identificativo, non significa solo scegliere un prodotto premium e dalle distintive caratteristiche nutrizionali e organolettiche, ma anche garantire una boccata di ossigeno al sistema e creare le basi per un futuro migliore per la produzione di questa coltivazione che, tra attività dirette e indotte, occupa oltre 15.000 addetti ed è dunque fondamentale per l’economia del territorio.

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