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Nuova truffa: anche per i semi arriva la falsa origine italiana

N. 96- Gennaio 2025

 

 

 

Nuova truffa: anche per i semi arriva la falsa origine italiana

L’Italian sounding colpisce nel cuore dell’Italia. Di prodotti alimentari falsi italiani che, con nomi, marchi e bandiera, imitano le eccellenze gastronomiche nazionali, sono pieni gli scaffali di molti Paesi. Memorabile il formaggio “Pecorino” di produzione cinese trovato da Coldiretti qualche anno fa che, oltre al nome e alla bandiera italiana, riproduceva in etichetta l’immagine di una mucca. Evidentemente nessuno aveva spiegato ai cinesi che “pecorino” deriva da “pecora” e non da “mucca”.

Fin ad oggi questi prodotti giravano all’estero, perché con un alimento falso si può ingannare uno straniero, ma è più difficile ingannare il consumatore italiano, anche il più disattento. Ora, invece, il falso italiano arriva anche sul suolo nazionale e lo fa nella maniera più subdola, partendo dal prodotto meno riconoscibile anche ad un occhio esperto: i semi.

La Guardia di Finanza di Torino, nell’ambito di una operazione denominata “Via dei Semi”, ha sequestrato 263,3 tonnellate di sementi per un valore stimato di 38 milioni di euro, confezionati in 1,9 milioni di buste che riportavano indicazioni fuorvianti sull’origine. I semi, infatti, benché provenienti da Paesi come Cina, India, Tanzania, Ungheria, riportavano simboli, come la bandiera italiana, che lasciavano pensare ad una provenienza nazionale e ad una qualità di alto livello. Si tratta di sementi orticole, per circa 800 varietà che richiamano quelle tipiche italiane, come il pomodoro San Marzano, il pomodoro “Verduro” sardo, la Zucca Trombetta d’Albenga, il fagiolino “Stortino” di Trento e il Peperoncino calabrese, solo per citarne alcuni. Le sementi venivano confezionate in uno stabilimento di Piacenza dove sono stati sequestrati anche 29 macchinari per il confezionamento industriale, in modo da bloccare il proseguimento dell’attività.

Non si tratta del primo intervento di questo tipo, perché già lo scorso settembre, sempre la Guardia di Finanza di Torino aveva sequestrato 8,2 tonnellate di sementi da orto, confezionate nel territorio di Cesena.

I piccoli semi hanno un valore economico molto elevato perché richiedono molta manodopera. Produrre quindi in Paesi dove il costo dei lavoratori è vicino allo zero consente ampi margini di guadagno. Ma il problema, secondo Mauro Tonello, presidente della Sis, Società Italiana Sementi, la maggiore azienda sementiera italiana, va ben al di là della truffa e dei guadagni illeciti.

“Purtroppo – spiega Tonello – nel settore dei piccoli semi non c’è l’obbligo di certificazione, per cui non c’è nessun controllo, con il rischio di importare in Italia malattie non presenti sul territorio nazionale. Potremmo quindi ritrovarci in casa virosi, batteri, insetti sconosciuti che non sappiamo come combattere e che potrebbero contaminare le nostre produzioni”. Come evitare questo rischio? “La via migliore – dice il presidente della Sis – è una normativa che anche nel settore delle sementi da orto preveda controlli e certificazioni che garantiscano produttori e consumatori”.

Staremo a vedere se la truffa scoperta dalla Guardia di Finanza sortirà qualche effetto in questa direzione.

Giuseppe Di Paolo

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