L’Italia festeggia insieme Sant’Antonio e la pizza

Il 17 Gennaio, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra sant’Antonio Abate, protettore degli animali, è anche la Giornata mondiale della Pizza.
Cosa ci azzecca il piatto italiano più conosciuto e consumato al mondo con il santo degli animali? Il legame c’è, è forte e va ricercato in una tradizione e in una leggenda.
Cominciamo con la prima. All’inizio del secolo scorso, nella città natale della pizza, Napoli, nel giorno di sant’Antonio Abate, i pizzaioli lavoravano solo mezza giornata. All’ora di pranzo chiudevano bottega per andare a festeggiare in famiglia. La festa consisteva in una sorta di gita fuori porta, a Capodimonte in genere, dove i pizzaioli con mogli, figli, nonni, zii e zie, accendevano fuochi e falò con cui ancora oggi in alcune parti d’Italia si celebra il santo patrono degli animali. Tra l’altro, secondo la tradizione, nel napoletano a bruciare erano i rami degli alberi di Natale e il legno delle capanne dei presepi dismessi, che venivano donati ai maestri pizzaioli dalle famiglie della città. Era il rito che chiudeva le feste natalizie e l’anno vecchio e si apriva alle feste del nuovo anno, innanzi a tutte il carnevale.

Per la tradizione dei falò bisogna rifarsi alla leggenda. Sant’Antonio, secondo alcune credenze, sarebbe sceso all’inferno per sottrarre al diavolo le anime dei dannati e in quella occasione, novello Prometeo, avrebbe rubato il fuoco, donato poi all’uomo per riscaldarsi e cucinare. Per questo il Santo ha anche l’appellativo, per quanto poco conosciuto, di sant’Antonio del Fuoco (a lui è anche riferita la malattia virale Herpes Zoster/fuoco di Sant’Antonio, che nasce però da un’altra tradizione) ed è protettore di coloro che con il fuoco lavorano, come appunto i pizzaioli e i fornai.
Quando nel 2017 l’Arte del Pizzaiolo napoletano conquistò il riconoscimento Unesco di Patrimonio immateriale dell’Umanità, proprio le associazioni dei pizzaioli scelsero il 17 gennaio per la celebrazione del World Pizza Day, come omaggio alle tradizioni e riconoscimento dei legami con il passato della pizza, che a Napoli ha mosso i primi passi attorno al Cinquecento, per diffondersi poi lentamente in tutto il mondo, fino a diventare nella seconda metà del secolo scorso il piatto italiano più conosciuto, amato e consumato a livello mondiale.

Il primato dell’Italia è confermato anche dal campionato mondiale della pizza che da trentadue anni viene organizzato proprio nel nostro Paese. L’edizione 2025 si svolgerà dall’8 al 10 aprile al Palaverdi di Parma. Più di 700 pizzaioli professionisti provenienti da 55 nazioni si sfideranno nella realizzazione e cottura di vari tipi di pizza (classica, napoletana, senza glutine, in teglia, alla pala), e in gare di velocità e di abilità.
Quest’anno per la prima volta la competizione sarà aperta anche ad amatori (non professionisti) per eleggere la World’s Best Homemade Pizza, la pizza fatta in casa migliore del mondo, per non dimenticare che questo alimento è nato nelle case (di Napoli e dintorni) per rendere più saporito un povero impasto fatto di acqua e farina.
Giuseppe Di Paolo