L’intelligenza artificiale in campo (quello agricolo)
Non tutti sanno, probabilmente, che nel comparto agro-industriale (l’ambito in cui si sono sviluppate prevalentemente le mie competenze giornalistiche) l’intelligenza artificiale sta trovando importanti applicazioni. Sono diversi i progetti, anche in Italia, in fase di realizzazione ma anche di applicazione, che spesso prevedono l’introduzione di sistemi robotici, sviluppati da centri di ricerca accademici, oppure da startup. E il mondo industriale guarda con interesse a questi progetti da sviluppare a livello commerciale.
Sicuramente, l’intelligenza artificiale ha il potenziale di trasformare ogni aspetto del processo agricolo. Dalle tecniche di agricoltura di precisione, che ottimizzano i raccolti e riducono gli sprechi, alle analisi predittive che aiutano gli agricoltori ad anticipare e mitigare i rischi, le applicazioni dell’intelligenza artificiale sono vaste e variegate.
Esiste già un rapporto (“Artificial Intelligence in the Agrifood Sector” https://shorturl.at/97UCN) redatto dal Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo (EPRS), che esamina le prospettive legate all’adozione di soluzioni e pratiche basate sull’intelligenza artificiale per migliorare la produzione agricola e fornire strumenti di supporto alle decisioni sempre più precisi.
Oggi, grazie all’intelligenza artificiale, le macchine possono imparare direttamente dai dati, prendere decisioni autonome e migliorare continuamente le loro prestazioni. Questa straordinaria capacità apre opportunità senza precedenti per l’innovazione e l’efficienza in molteplici settori, e l’agricoltura è uno dei campi più promettenti.
Grande mole di dati
Tutti questi aspetti richiedono la gestione di grandi quantità di dati provenienti da varie fonti, come campi agricoli, produzione, logistica, trasporti, ricerca scientifica, distribuzione e feedback dei consumatori. È importante ribadire il fatto che l’agricoltura non si sta evolvendo solo grazie ai dati digitali.
La conoscenza è sempre stata fondamentale nell’agricoltura. Tuttavia, qui ci concentriamo sull’evoluzione nella raccolta, disponibilità e utilizzo dei dati, che consentono agli agricoltori di prendere decisioni migliori. Queste decisioni sono particolarmente critiche quando si affrontano le sfide della sostenibilità, la riduzione degli sprechi, la qualità e la sicurezza alimentare. Un esempio di questo approccio è l’adeguamento delle pratiche di gestione dei campi in base alla variabilità del suolo. Ciò ha comportato la raccolta di dati che misurano diverse variabili che influenzano la produzione in una determinata area. Tali dati includono le condizioni meteorologiche, l’uso di fertilizzanti, la disponibilità d’acqua e la presenza di parassiti o malattie durante la crescita delle colture.
Queste variabili influenzano la qualità del prodotto finale e possono essere monitorate con maggiore precisione grazie all’intelligenza artificiale. D’altra parte, l’intelligenza artificiale può aiutare a identificare la presenza di malattie o stress nutrizionali o idrici, permettendoci di intervenire prontamente e con successo.
Una questione importante per il futuro, ma che si sta già presentando, è quella del cambiamento climatico, che per l’agricoltura rappresenta un problema decisamente complesso con ripercussioni economiche assolutamente da non trascurare. Su questo, l’intelligenza artificiale potrebbe essere in grado di garantirci soluzioni praticabili elaborate attraverso la “digestione” di tutti i dati attualmente disponibili.
Per esplorare le implicazioni dell’intelligenza artificiale nel settore agricolo, l’Itas “Luigi Perdisa” di Ravenna e il Rotary Club di Ravenna hanno organizzato recentemente un convegno dal titolo “Come l’intelligenza artificiale sta cambiando l’agricoltura”.
Nel corso dell’incontro, sono stati ascoltati esperti del settore che hanno condiviso intuizioni ed esperienze sull’argomento.
Quale futuro?
Tutto questo senza rischi? Purtroppo no, soprattutto perché le informazioni potrebbero diventare di dominio di pochi (vedi le multinazionali) che potrebbero sfruttarle economicamente a loro vantaggio, in barba alle esigenze sociali…
Secondo qualcuno, il futuro dell’intelligenza artificiale, attraverso l’automazione e la risoluzione rapida dei problemi senza l’intervento umano, potrebbe portare alla riduzione dei posti di lavoro e a un conseguente incremento della disoccupazione. Si potrebbero prospettare così disuguaglianze sociali ed economiche.
Io voglio pensare che questo non avvenga e che l’intelligenza naturale riesca sempre a dominare e guidare correttamente l’intelligenza artificiale.
Serve, dunque, una gestione oculata di questo potente mezzo, che non deve sfuggire di mano all’uomo, che ne deve fare un uso appropriato.
Io, però, sono fiducioso: il confronto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale è aperto!
Alessandro Maresca