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L’artista dei santi pop

N. 99- Aprile 2025

 

 

 

L’artista dei santi pop

Roberta Dallara, romagnola emigrata a Bologna, s’è esposta a un bel rischio. Di entrare lei stessa, se qualcuno la ritrarrà col suo sorriso contagioso, nella galleria dei personaggi che lei ha catturato con il suo pennello di pittrice e fatti diventare – malgrado loro, probabilmente – dei santi della porta accanto. Ma è pronta Roberta a diventare un santo della porta accanto? Perché c’è un bell’ardire nel prendere un vicino di casa, un operaio, un ragazzino, un pensionato, un artigiano e farli diventare dei “santi pop”. È come affidargli una bella responsabilità, non richiesta o certamente inaspettata. Eppure è quello che Roberta ha fatto. Ha ritratto tizio o caio o sempronio, con la sua pittura fresca, piena di colori e diretta, e li ha immedesimati in qualche vero santo che appartiene alla nostra storia. L’idea le dev’essere venuta mentre affrescava una chiesa dove c’erano degli operai al lavoro. C’è chi è rimasto sorpreso e gratificato da questa “elevazione” pittorica e simbolica. Lei non ha però gravato i propri “modelli” di immensi compiti morali. Non li ha effigiati perché famosi o dotati di doti etiche sovrumane. Ha seguito l’intuizione del Papa argentino, di accorgerci dei tanti “santi della porta accanto” che ci sono, esseri umani non celebri ma che impediscono a questo mondo di diventare definitivamente un abisso disumano e insensato, nonostante ci sia chi prova costantemente a devastare questo mondo, a prezzo di sangue.

In ogni caso basta restare umani per essere intercettati da Roberta e rischiare di diventare un santo della porta accanto, gratificati di uno splendido dipinto con il proprio volto. Lei ha sempre avuto passione per i ritratti, anche se ha saputo esprimersi in vari fronti dell’arte, come gli affreschi (andate vedere il ciclo, peraltro incompiuto, che ha realizzato nella sagrestia della chiesa della Malva, a Cervia, sua città natale). E adesso, già accolta in mostre e citazioni, si sta dedicando con ancora più lena a questo progetto dei santi pop. Gente comune, popolare, umana, semplice. Quella appunto evocata da papa Francesco. Lei li ritrae, in perfetta verosimiglianza, e li correda dei segni particolari, tradizionali, di un santo noto o anche non necessariamente famoso. Ha probabilmente dovuto studiare e cercare a lungo nelle storie delle migliaia di canonizzati. Vivendo e lavorando a Bologna, ha già “impegnato” san Petronio, il patrono della città. Comunque quelli che ha dipinto, sono volti di uomini, donne e giovani che ancora hanno una riserva di speranza, di certezza e di letizia. Santo non è un superuomo. È la persona umana che va realizzandosi passo dopo passo, inseguendo e abbracciando un ideale, dentro la vita di ogni giorno, anche segnata da croci e sofferenze. Sembra risuonare in quest’idea un’intuizione di un grande santo, Giovanni Paolo II, quando spiegò cosa accadde con il patrono d’Europa, san Benedetto: che il quotidiano era divenuto eroico e l’eroico quotidiano. E san GPII lo suggeriva a noi contemporanei, soprattutto ai giovani, come strada per inseguire la vera felicità.  A questo punto emerge una domanda, non dilazionabile, alla quale la nostra pittrice non potrà sottrarsi: quale santo pop è Roberta Dallara col suo sorriso?

Gianni Varani

In copertina: Roberta Dallara ha “modernizzato” così il Beato Olinto Marella, frate mendicante che fu molto noto a Bologna

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