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L’Apocalisse all’Oratorio degli Sterpi

N. 96- Gennaio 2025

 

 

 

L’Apocalisse all’Oratorio degli Sterpi

Un presidio dell’arte e della cultura sull’Appennino, alle falde di Montovolo, il Sinai dei Bolognesi. È l’Oratorio degli Sterpi, di Santa Maria sulla Via.

Piccola costruzione che compie duecento anni in questo 2024, da sempre consacrato luogo di culto, destinato alla devozione della Comunità locale. Scrigno d’arte che enumera una serie di opere fittili significative, cui si accede attraverso la porta bronzea detta appunto “degli Sterpi”, che rappresenta la via percorsa in fuga della Sacra Famiglia.

Porta di accesso – spiega Luigi Enzo Mattei, a un luogo le cui proporzioni sono dettate dalle consuete norme costruttive del tempo, le cui campiture cromatiche appartengono alla tradizione neoclassicheggiante; nulla, insomma, che faccia presagire il tumulto di forme e colori che vibrano alle spalle del pellegrino, del visitatore, entrati nel luogo e colpiti dall’immagine che precede l’Ignoto.

L’autore sia della Porta sia della nuova installazione è Luigi Enzo Mattei, autore anche della Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, del Corpo dell’Uomo della Sindone, in quanto scultore della Basilica di San Petronio in Bologna, 77° dalla fondazione.

La porta degli Sterpi fu presentata alla Pontificia Insigne Accademia dei Virtuosi al Pantheon in occasione della personale dell’autore presso l’Arciconfraternita dei Bolognesi in Roma nell’anno 2009 per i 500 anni della Via Giulia. Successivamente esposta a Bologna a Palazzo d’Accursio e al Museo della B.V. di San Luca per poi essere collocata nella propria sede naturale.

All’interno dell’Oratorio è l’immagine di Santa Maria della Via, in terracotta monocroma come la Via Crucis che precede quella in corso di realizzazione, da parte dello stesso Mattei, per Papa Francesco. La cultura fittile qui si perpetua nella tradizione dell’area.

L’Oratorio degli Sterpi esprime, attraverso l’iconografia in esso contenuta, la sacralità della natura da cui è pervaso; rappresenta il rapporto ideale tra insediamento umano e rispetto del creato, che sprona al cammino soprattutto inteso quale ricerca di se stessi.

Gli autori Luigi Enzo Mattei ed Elisabetta Bertozzi

La cultura quindi quale mezzo per testimoniare l’equilibrio tra tradizione e innovazione, che diviene progetto, in tal caso contributo finalizzato allo sviluppo dell’area appenninica. Così la concretezza diviene “visione” e questa si rivela attraverso la creatività dell’arte, capace di trasformare una parete nella nuova dimensione attrattiva, quella appunto della controfacciata trasformata nell’ineffabile scena dell’Apocalisse.

Luigi Enzo Mattei, con la collaborazione di Elisabetta Bertozzi (architetto) ha decorato l’intera controfacciata con una vasta opera in tecnica mista (terracotta policroma e pittura su tela) dalle dimensioni -diremo così- “rinascimentali”: quasi 5 metri e mezzo per 3.60.

L’Apocalisse si propone quale espressione d’arte è dunque bene condiviso, ricchezza per il luogo, completamento del sentire comune. Alla base della composizione, come scoperta da un sipario, l’immagine della città futura appare: terra cielo, non più il mare, come l’Apocalisse annuncia. la Babilonia terrena scomparsa.

La distribuzione degli elementi ispirati al Libro di Giovanni – chiarisce ancora Mattei – deriva da una sintassi compositiva che include e coinvolge nella narrazione le forature esistenti; la collocazione dei temi principali è dovuta a esigenze relazionali e termini spaziali dettati dalle proporzioni complessive. Il vertice del cono ottico si pone necessariamente all’esterno dell’edificio, tanto da imporre una inevitabile pur momentanea “sudditanza psicologica” a chi guarda.

Alla fine, Il Vincitore Arcangelo Michele, che guida gli Angeli, brandisce la spada quasi pacatamente, come per imprimere il sigillo alla vittoria sugli Angeli ribelli.

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