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L’alga “degli alligatori” dalla Florida alla riva dell’Arno

N. 92- Settembre 2024

 

 

 

L’alga “degli alligatori” dalla Florida alla riva dell’Arno

E’ denominata inquietantemente “alga o erba degli alligatori”, è una specie invasiva ed alloctona (Alternanthera philoxeroides), originaria della Florida ed arrivata chissà come nel fiume Arno, che dove si affianca alle distese della più comune “brasca” (Potamogeton natans); come ogni anno, la stagione estiva (alte temperature, scarsi afflussi idrici da monte, assenza di piogge per lunghi periodi) mette in seria difficoltà il fiume di Firenze, specie nel suo tratto cittadino, dove è costretto tra argini murari senza ombreggiatura, gravato da un carico antropico, accentuato dalle presenze turistiche: le acque si abbassano e si surriscaldano, l’ossigeno scarseggia, arrivando all’ipossia e aumentando le concentrazioni di azoto,  favorendo così la prolificazione di diverse specie di alghe acquatiche.

“Si tratta di fenomeni naturali, indotti dalla presenza umana, aggravati dalla nuova condizione climatica ed ormai impossibili da evitare con soluzioni meccaniche, ma che in situazioni specifiche possono essere contenuti, grazie al lavoro dei Consorzi di bonifica” precisa Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI).

E’ solo grazie a questa azione, infatti, che pochi giorni fa il capoluogo toscano ha potuto ospitare due prove del campionato italiano a squadre di pesca al colpo: mezzi operativi consortili, infatti, hanno operato per rimuovere le alghe, che crescono principalmente lungo le sponde, dove l’acqua è più bassa e calda nel tratto urbano del fiume Arno; i campi gara “Terrapieno” e “Fonderia” sono stati liberati per indicazione di Regione Toscana, su richiesta della F.I.P.S.A.S. (Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee), nell’ambito degli accordi e delle convenzioni sugli oneri ittiogenici per la ricostituzione della popolazione ittica.

“La diffusione di piante acquatiche invasive è particolarmente presente negli alvei fluviali della Toscana, dove i Consorzi di bonifica spesso operano aldilà delle competenze specifiche per spirito di servizio verso il territorio. La soluzione, però, non può prescindere da un ripensamento complessivo del sistema idraulico italiano, aumentando le disponibilità d’acqua in alveo attraverso l’innovazione irrigua ed opportune infrastrutture di raccolta delle piogge” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

“Purtroppo – conclude Marco Bottino, Presidente del Consorzio di bonifica Medio Valdarno e di ANBI Toscana  – nelle attuali condizioni è una guerra ambientalmente persa, ma che noi costantemente combattiamo per contrastare la perdita di biodiversità nei nostri ecosistemi.”

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