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La TV al tempo del metaverso

N. 92- Settembre 2024

 

 

 

La TV al tempo del metaverso

TV in Italia: doveva cambiare tutto. A cominciare dall’offerta televisiva. Ma è (quasi) come sempre: guardiamo film, serie (programmi seriali di produzione italiana, oggi diremmo fiction), documentari, e così via.

Le Tv generaliste dovevano scomparire, per l’impatto impetuoso della Tv tematica, per l’On demand, per l’avvento dei nuovi dispositivi (device) di fruizione. Così come per l’avvento dei Nuovi media.

E invece la Tv generalista vede solo erodere i propri ascolti. Ma rimane ancora prevalente.

Così rimangono prevalenti gli ascolti dei telegiornali delle Tv generaliste.

Perdono in parte appeal i Talk show. Accusano una certa stanchezza.

Era il 1990 quando la Legge Mammì “fotografava” una situazione, già creatasi, di definitivo superamento del monopolio televisivo.

Più di trent’anni dopo, ecco che il panorama Tv è mutato completamente. C’è una inflazione di offerta di contenuti, che non arriva solo dai tradizionali broadcaster (come Rai e Mediaset anche attraverso la loro moltiplicazione di canali televisivi, cosiddetti tematici), ma anche dai numerosi canali digitali, satellitari o dalle “app” di Internet, che veicolano contenuti in streaming.

Il nostro apparato Tv è diventato appunto Smart tv o Android Tv, e coì via.

Si diceva già allora, nel 1990, che il palinsesto Tv lo avrebbe realizzato l’utente, attraverso l’offerta dei bouquet televisivi e dell’On demand.

Poi sono arrivati i video in mobilità. Ovvero la fornitura di contenuti in mobilità: attraverso gli smartphone, i tablet, in generale con i dispositivi portatili compatibili. Ed ecco che nascono anche le dirette su YouTube, su Facebook, ecc.

Su Youtube diventa possibile vedere programmi televisivi, fiction, film. Come poi su Rai Play, su Prime Video, Netflix e altri ancora.  Dunque da questo punto di vista nessuna differenza, sono di fatto diffusori di contenuti.  Come i broadcaster tradizionali, anche se con altre modalità di business e di fruizione di contenuti audio/video.

Perciò è cambiato tutto, ma non tanto l’offerta. E questo condiziona l’ascolto.

Ma sarà ancora così? Le Ott (cioè le Over the top, le aziende che forniscono, attraverso la rete Internet, servizi, contenuti, soprattutto video) stanno anticipando tutti. Amazon acquisisce Twitch, che fornisce un servizio di live streaming interattivo di contenuti che spaziano da giochi, intrattenimento, sport, musica e altro ancora. Netflix allarga la propria offerta, Prime video si accaparra i diritti per le dirette di Champions League.

Durante la conferenza al Facebook Connect 2021, il fondatore, Mark Zuckerberg, ha dato l’annuncio: Facebook diventa Meta (Metaverso), con una nuova generazione di esperienze virtuali interconnesse che utilizzano tecnologie come la realtà virtuale e la realtà aumentata. Un universo virtuale, una piattaforma VR (Virtual Reality) online, con avatar in 3D. Metaverso (o Metaverse in inglese), da cui deriva Meta, è il nome coniato dall’autore statunitense Neal Stephenson nel libro, del 1992, Snow Crash. Una sorta di antesignano di quello che è stato poi Second Life, un mondo virtuale elettronico digitale online lanciato nel 2003 dalla società americana Linden Lab. Mondo, nel quale muoversi con una figura tridimensionale che ci rappresenta. Un avatar, appunto.

I prossimi, sembra, saranno dunque decenni di vero cambiamento di contenuti.

Vincenzo Basili

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