La starna ritrovata: cinque anni di impegno

Si è concluso nel dicembre scorso, dopo cinque anni di lavoro, il progetto Life Perdix (co-finanziato dalla Commissione europea), attuato sul territorio ferrarese delle Valli del Mezzano (Zona di Rifugio ai sensi della Legge Regionale 15 febbraio 1994, n. 8), per la reintroduzione della specie faunistica Starna Italica. Il progetto era stato presentato a Ferrara il 26 novembre 2019, in conferenza stampa presso la sala del Consiglio provinciale del Castello Estense di Ferrara, da un tavolo composto da Federcaccia nazionale, Ente Nazionale della Cinofilia Italiana, Legambiente, Istituto Superiore Ricerca Ambientale (coordinatore del progetto), Parco Delta del Po, rappresentanti delle diverse categorie di stakeholders coinvolte in termini di volontariato, formazione e interesse per le azioni di tutela e gestione conservativa della popolazione di starne che si intendeva ricostituire.
I precedenti, in breve
Sulla bonifica ferrarese della Valle del Mezzano, zona protetta facente parte della Rete Natura 2000 (la Rete ecologica Natura 2000 trae origine dalla Direttiva dell’Unione Europea 92/43 “Habitat” e si basa sull’individuazione di aree di particolare pregio ambientale), nella seconda metà del secolo scorso la starna era significativamente presente, elemento di spicco in quel principio di biodiversità, allora non ancora esaltato, che dopo anni è invece entrato nelle argomentazioni ambientali quotidiane.

Fino alla fine dei passati Anni ’70, il Mezzano ospitava una popolazione di Starna (non la sottospecie italica), stimata in circa 12.000 (dodicimila) individui, che iniziò ad evidenziare una prima riduzione già all’inizio degli Anni ’80, per poi diventare drastica (Leporati; 1983) a causa delle forti nevicate del 1984/85. A partire dagli Anni ’90, probabilmente per operazioni di controllo della vegetazione spontanea nelle aree incolte durante il periodo di nidificazione e per predazione dei nidi e delle femmine in cova da parte dei rapaci e di predatori terrestri, declinò rapidamente fino all’estinzione. Declino che ha riguardato non solo la popolazione del Mezzano, ma più in generale la Starna italica (considerata oggi specie formalmente estinta in natura), presente fino alla fine degli Anni ‘50 in quasi tutto il territorio nazionale fino ad una quota di 1.800 mt. di altitudine. Lo stesso declino ha peraltro interessato anche altre nazioni del centro-Europa, in precedenza ricche di tale specie selvatica. Diverse le cause individuate, concorrenti e ricollegabili in sintesi ad una forte sofferenza per i cambiamenti ambientali legati perlopiù a una meccanizzazione dell’agricoltura e alla perdita dell’habitat.
Il progetto in pratica
La Zona di Protezione Speciale “Valle del Mezzano” ha una superficie di circa 18.000 ettari, ricadente in parte nel Parco del Delta del Po. È un’area valliva non abitata, bonificata alla fine degli Anni ’60 (da zona umida salsa, le famose Valli di Comacchio), attualmente caratterizzata da estesi campi seminati attraversati da una fitta rete di canali, con fossati e frangivento. Il progetto Life Perdix si è dato lo scopo della formazione di un nucleo riproduttivo che, al netto delle perdite prevedibili derivanti dalla predazione naturale (rapaci e predatori di terra), riporti la sottospecie Perdix perdix italica a rioccupare quell’ambiente che l’ha vista sparire. Il genotipo selezionato è stato selezionato attraverso un confronto fra il DNA dei reperti museali dell’ISPRA e quello dei soggetti provenienti dal vecchio allevamento pubblico della Regione Emilia-Romagna (ex ARIS) poi privatizzato e successivamente chiuso nel 2019. In dette strutture state campionate tutte le starne presenti, scartando gli aplotitpi dissimili da quelli ricondubili alla sottospecie italica. Una volta selezionato, il nucleo fondatore è stato traslocato a Bieri (LU) presso l’allevamento del CUFAA (Comando Unità per la tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare dei Carabinieri Forestali). Le uova prodotte in allevamento sono state fatte schiudere in parte in incubatrice, in parte attraverso l’utilizzo di gallinelle di razza leggera (tipo Bantham), e in parte lasciate covare naturalmente dalle coppie messe a terra per migliorare la rusticità e la capacità di trasmettere le cure parentali anche nei nuovi nati. Personale del CUFAA si è poi incaricato del trasporto periodico dei soggetti allevati (starnotti) al Mezzano, dove vengono immessi, a gruppi di circa 25 soggetti, all’interno di piccole voliere a cielo chiuso collocate al centro di recinti a cielo aperto di circa 6.000 mq., con acqua, cibo e ombra a disposizione. Gli starnotti restano nelle piccole voliere a cielo chiuso per una decina di giorni. Vengono poi lasciati uscire all’interno del rispettivo recinto a cielo aperto. Ogni recinto elettrificato (con alimentazione da pannello solare), è realizzato al fine di impedire l’accesso ai predatori terrestri. L’ambiente interno, lasciato sia con vegetazione naturale che con miglioramenti ambientali appositamente realizzati, offre la possibilità alle starne di inselvatichirsi ricercando semi graditi e insetti. All’interno dei recinti, dai quali le starne possono irradiarsi e rientrare a piacimento, sono collocati acqua e cibo per assicurare il sostentamento. Il progetto ha visto un totale di circa 28.000 soggetti immessi. In accordo con il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, sono state lasciate porzioni di territorio non sfalciate per favorire la riproduzione delle coppie formatesi e insediatesi in primavera.
Come verificare i risultati
Alcuni e complementari i metodi di censimento messi in pratica. In primavera si effettua l’ascolto del “canto territoriale dei maschi”, cioè un rilevamento al canto in modo contemporaneo sulle diverse porzioni territoriali dell’area di indagine (occorre l’impegno di molte persone esperte), al fine di conteggiare i maschi in canto, quindi ipoteticamente dominanti su una porzione di territorio e di conseguenza corrispondenti a una coppia di starne formatasi spontaneamente. Si utilizzano inoltre osservazioni su percorsi campione opportunamente mappati, dopo la mietitura, nei mesi di luglio e agosto, al fine di registrare il numero degli adulti, il numero dei giovani e l’età di quest’ultimi al fine di verificare il successo e la dimensione della nidiata. Interessante, fra l’altro, il riscontro del fenomeno di adozione di gruppi di starnotti, usciti dalle voliere di ambientamento, da parte di coppie o singoli adulti che non si sono riprodotti nella precedente stagione riproduttiva. Infine, nel periodo estivo, dopo la mietitura, possono essere effettuate ricerche strutturate con l’ausilio di cani da ferma di documentata correttezza. Le indagini cinofile fanno capo all’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana, ente co-finanziatore del progetto. Il progetto, nel suo complesso, rappresenta un punto di partenza per la reintroduzione della starna in Italia. Alcune centinaia di futuri riproduttori verranno infatti destinati in Centri Pubblici delle Regioni Umbria (CPRFS Torre Certalta) e Toscana (CPRFS Scarlino) che a loro volta saranno in grado di sviluppare analoghi progetti di reintroduzione in natura (sempre in ambiti protetti) con la collaborazione degli Ambiti Territoriali di Caccia, istituti previsti dalle leggi regionali per lo svolgimento delle attività di gestione faunistica. Va detto che analoghi progetti di reinserimento della starna sono stati avviati anche in altri Paesi europei, interessati dalla rarefazione della specie per identici motivi. In particolare con ricercatori e volontari francesi vi sono stati periodici scambi di visite ed esperienze. La biodiversità è una ricchezza, quando serve bisogna darle una mano.
Roberto Aguzzoni