La cucina italiana in testa alle classifiche mondiali del gusto
Due regioni italiane sono in testa ai luoghi in cui si mangia meglio al mondo. Lo ha decretato per il 2023/2024 TasteAtlas, l’atlante del gusto che da alcuni anni imperversa sui siti internet della gastronomia mondiale.
Sui gradini più alti del podio risultano infatti la Campania e l’Emilia Romagna, rispettivamente prima e seconda, seguite al terzo posto dalla provincia indonesiana di Giava. Sono italiane anche altre cinque regioni della top ten: Sicilia (5a), Lazio (7 a), Lombardia (8a), Toscana (9a) e Liguria (10a). In totale nella classifica dei primi cento ci sono anche: Puglia (12a), Piemonte (15a), Veneto (27a), provincia di Parma (35a), Sardegna (48a), Alto-Adige-Südtirol (52a), Trentino Alto Adige (54a), Valtellina (57 a), Valle d’Aosta (63a), Calabria (81a).
Come si vede dalla presenza della Valtellina e dalla provincia di Parma è chiaro che in questa classifica il termine “regione” ha il significato generico di “area geografica”.
Per i patiti delle classifiche, TasteAtlas ha un’altra chicca per l’Italia: l’intero podio delle città dove si mangia meglio è ancora appannaggio del nostro Paese con in testa Roma, seguita da Bologna e Napoli. La classifica si basa sui piatti tradizionali, dolci e salati, serviti nei ristoranti e nelle pasticcerie.
Roma si è conquistata il primo posto per la pasta alla carbonara, la “cacio e pepe”, i saltimbocca alla romana e le penne all’arrabbiata.
Bologna è stata trainata dalle tagliatelle al ragù, le lasagne, la mortadella e i tortellini in brodo.
Napoli ha guadagnato il podio per la pizza, la lasagna, i cannelloni, la pastiera e la pizza fritta.
Tra le prime dieci città classificate troviamo anche un’altra italiana, Torino, segnalata per il cappuccino, i grissini, i gianduiotti e il vermouth.
In questa classifica sorprende l’assenza di una città come Parigi, relegata al quindicesimo posto, preceduta da città note come Vienna (4a), Tokyo (5a), Osaka (6a), Hong Kong (7a) e meno note quali Gaziantep (Turchia, 9a) Bandung (Indonesia, 10a).
All’Italia, che imperversa anche nei primi posti delle classifiche dei migliori formaggi mondiali (vedi Omnis Magazine nr 76, marzo 2023), è riservata la sorpresa (amara?) della classifica dei piatti più amati a livello mondiale. Qui restiamo giù dal podio, classificati al quarto posto con la pizza napoletana, preceduta dalla “Picanha” brasiliana (bistecca di scamone alla griglia), dal “Roti canai” thailandese (focaccia di farina e uova) e dal “Phat Kaphrao” thailandese (frittura di carne o frutti di mare). Altri piatti italiani nelle prime cento posizioni sono le Pappardelle di Cinghiale (11° posto). Poi, al 31° posto troviamo la Focaccia di Recco col Formaggio, mentre il Pesto alla Genovese è 35°; 51° posto per la Parmigiana alla Napoletana, 54a posizione per le tagliatelle al ragù alla Bolognese, mentre in 56a posizione ci sono le linguine allo scoglio. La pasta alla carbonara è solo 59a e precede il ragù alla bolognese che è 61°, mentre la lasagna bolognese è 68 a. Chiudono la classifica dei piatti italiani il risotto ai funghi porcini (74°), il fritto misto (76°) e la bistecca alla fiorentina (96a).
Insomma è il caso di dire che l’unione fa la forza, infatti la pasta alla carbonara che da sola si ferma alla cinquantanovesima posizione, insieme a pasta cacio e pepe e saltimbocca alla romana ha fatto conquistare alla nostra capitale la medaglia d’oro delle città dove si mangia meglio.
Va evidenziato che TasteAtlas, fondata nel 2018 dal croato Matjia Babic, nello stilare le sue classifiche ha un approccio che si può definire ecumenico: si basa su giudizi che vanno dagli esperti degustatori alle guide gastronomiche, dalle guide turistiche ai semplici utenti. In diversi paesi del mondo, soprattutto Stati Uniti e Paesi anglosassoni, sta diventando la nuova bibbia del gusto.
Inevitabilmente è partita qualche polemica. Una nota guida gastronomica italiana, ha censurato la ricetta del ragù bolognese perché TasteAtlas tra i vari ingredienti prevede anche l’uso del latte. Mia suocera (buona cuoca) in effetti l’ha sempre usato. Ma non fa testo. Però anche Pellegrino Artusi, padre della gastronomia italiana, prevede l’uso del latte e, ohibò, persino l’Accademia della Cucina, nella versione rinnovata il 20 aprile 2023 della ricetta del ragù alla bolognese depositata presso la Camera di Commercio di Bologna ne prevede l’uso (facoltativo).
Probabilmente la grandezza della cucina italiana nasce proprio da questa grande varietà e originalità che vede quasi una ricetta per ogni cuoco e ogni famiglia.
Giuseppe Di Paolo