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Il Premio Ugo Bellocchi promuove il futuro del dialetto

N. 101- Giugno 2025

 

 

 

Il Premio Ugo Bellocchi promuove il futuro del dialetto

L’illustre studioso Ugo Bellocchi, autore della trilogia Il “volgare” reggiano, fu tra i fondatori del Centro Studi sul dialetto reggiano e il Comune di Albinea ha ricevuto in dono gli esemplari di argomento dialettale della sua notevole raccolta libraria. La Biblioteca comunale di Albinea è dunque la sede in cui si svolge da una decina d’anni la celebrazione del Premio Ugo Bellocchi, con cadenza biennale, promosso dalla figlia Lisa insieme alla Deputazione di Storia Patria per le antiche province modenesi – Sezione di Reggio Emilia e al Centro Studi sul Dialetto Reggiano. La sindaca del Comune di Albinea, Roberta Ibattici, ha aperto il 7 giugno la presentazione della settima edizione del Premio ringraziando anzitutto la giuria composta da Giuseppe Adriano Rossi, presidente della Sezione reggiana della Deputazione di Storia patria, da Giuliano Bagnoli, presidente del Centro studi sul dialetto, e da Lisa Bellocchi che ha preso la parola ricambiando i ringraziamenti, che ha esteso a Federica Franceschini per il lavoro organizzativo.

La giuria ha espresso la soddisfazione per i sei elaborati ricevuti che mostrano la varietà dei modi in cui può essere declinato il dialetto e ha invitato Monica Incerti Pregreffi (vincitrice insieme a Franco Ferrari della sesta edizione del Premio Ugo Bellocchi) a leggere un brano dialettale da La vétta ed l’om, di Amerigo Ficarelli, eccellente poeta vernacolo: un testo che mima un dialogo tra due “serve” che s’incontrano al mercato. La simpatia del testo e la bravura della lettrice hanno suscitato un lungo applauso del pubblico.

La presidente della giuria Lisa Bellocchi ha quindi esposto i giudizi relativi ai lavori dei partecipanti, ai quali è stato donato, insieme all’attestato, il libro di Otello Montanari, Ugo Bellocchi ottanta anni una storia vivente, edito nel 2000 da Tecnograf per iniziativa dell’Associazione nazionale Comitato Primo Tricolore e dell’Archivio di Stato di Reggio Emilia.

In un breve resoconto non è possibile riportare l’attenta lettura della giuria e gli interessanti apprezzamenti specifici per ogni elaborato, mi limito pertanto a citare i nomi degli autori e le principali caratteristiche del testo. “Educare giocando”, le “Divagazioni” di Savino Rabotti, già vincitore della quarta edizione del Premio, riguardano l’educazione di un tempo compresa una serie di modi di dire e di filastrocche della tradizione orale. Il poeta dialettale di lungo corso Orio Riccò ha presentato una raccolta di poesie e canzoni in vernacolo, che hanno già riscosso premi nei concorsi di poesia. L’attore Paolo Valli ha proposto “m’an cuntèe”, una pièce teatrale incentrata su Pepèin, un ragazzo di campagna che parla dialetto e a cui Reggio sembra un’enorme metropoli. Livio Ferretti ha partecipato con un ponderoso “Dizionario etimologico del dialetto reggiano”, che include, oltre a vari aneddoti in dialetto e in italiano, anche i toponimi e i modi di dire. Il Gruppo Dialetto Pro Loco Fabbrico ha presentato “La cultura contadina attraverso il dialetto”, un lavoro a più mani che mostra l’amore per la propria terra, ma che è già stato pubblicato e il regolamento del Premio lo vieta.

Da sinistra, il presidente della Deputazione di Storia Patria, Giuseppe Adriano Rossi, Lisa Bellocchi, il vincitore Enzo Romoli, il presidente del Centro Studi sul dialetto Giuliano Bagnoli

Il vincitore della settima edizione del Premio Ugo Bellocchi per la cultura dialettale è Enzo Romoli – che si è presentato col nome di Enso da Sân Svan – con l’elaborato “Pr e’ Pasâ”, che racconta le origini della propria famiglia, ricostruite con le ricerche svolte negli archivi parrocchiali dei luoghi attorno a Baiso, e diverse storie di paese. Le storie e le tradizioni di San Cassiano e di altre località dell’Appennino reggiano nei dintorni di Baiso sono raccontate in italiano col testo a fronte in dialetto, confermando in tal modo l’intento espresso dall’autore di rivolgersi non solo agli anziani ma anche ai meno avvezzi al dialetto e in particolare alle giovani generazioni. Si apprendono così i proverbi sul tempo meteorologico, alcune preghiere dialettali, come quelle della Settimana Santa o l’orazione del cattivo tempo, i pellegrinaggi, le filastrocche, gli usi e gli oggetti connessi al lavoro dei campi e alla vita di campagna. Enzo Romoli, visibilmente commosso, ha raccontato la lunga impresa ringraziando i famigliari che l’hanno incoraggiato in particolare nei momenti di difficoltà incontrati nella impervia ricerca. Come è noto, il dialetto contiene differenze anche in località vicine, come San Cassiano e Corneto, e la difficoltà maggiore che ha incontrato Romoli è stata quella di trovare i segni grafici per ‘dare veste’ ai fonemi. A tal proposito si rivelano utili le ‘Rudimentali indicazioni suggerite al lettore’ inserite dall’autore dopo il testo e che la giuria ha suggerito di collocare prima del testo nella pubblicazione che si auspica possa essere ospitata prossimamente sul «Bollettino storico reggiano» anche grazie al Premio Ugo Bellocchi.

La celebrazione si è conclusa nella soddisfazione generale con la lettura di “Campani a mezz de’”, poesia di Luigi Ferrari, amico di Ugo Bellocchi, e con un’allegra fotografia di gruppo.

Rosaria Campioni

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