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Il gruppo Granarolo dona latte umano ai neonati prematuri

N. 99- Aprile 2025

 

 

 

Il gruppo Granarolo dona latte umano ai neonati prematuri

Non è per niente scontato né ovvio che il colosso Granarolo, la prima azienda in Italia che produce latte e che ha grandi numeri nel settore dei prodotti freschi derivati, abbia un progetto per la raccolta di latte umano.

Il progetto si chiama “allattami – banca del latte umano di Bologna”, ed è unica in Italia.

Ogni anno nascono a Bologna più di 100 bambini sottopeso e prematuri. Ci sono mamme, che di latte ne hanno tanto, ma altre meno fortunate i cui bebè nascono prematuri e non hanno latte a sufficienza. Pe costoro c’è Granarolo. Nel 2024 sono stati raccolti e distribuiti più di 5mila litri di latte materno.

Le mamme donatrici nel 2024 sono state 371 per un totale di 42.143 biberon raccolti. Non poco.

È coinvolto soprattutto (oltre alle mamme la cui generosità solidale non ha uguali, il reparto di terapia intensiva neonatale del policlinico Sant’ Orsola che si è attivato e insieme a Granarolo, ed ha messo in rete mamme e bimbi, soprattutto i loro bisogni.

Dopo accurati controlli, che garantiscano che la catena del freddo non sia mai interrotta, un addetto della ditta raccoglie e poi consegna a chi ha necessità di latte materno.

Evidentemente senza scopo di lucro, l’iniziativa serve ed è utilissima. E ha colpito i giornalisti specializzati di UNARGA, in visita al quartiere generale del gruppo Granarolo, alla periferia di Bologna.

Sono tantissime le iniziative introdotte dall’industria lattiero-casearia, che parla ancora italiano sebbene abbia un mercato internazionale, con interessi, ad esempio, in Cina e Sud America.

Grandi numeri, dicevamo, e soprattutto attenzione alla sostenibilità ambientale. Oltre al benessere animale, c’è l’impegno europeo del Green Deal (e regolamenti che lo affiancano) negli obiettivi Granarolo verso gli impianti di bioetanolo consortili, che in 3 anni vedrà la realizzazione di 10 impianti dislocati in Emilia-Romagna, Lombardia, Friuli e Puglia.

Questi produrranno 30 milioni di metri cubi/anno di metano, ovvero l’equivalente di ciò che serve in termini di energia termica in tutti gli stabilimenti italiani di Granarolo. Non solo, saranno prodotte 500.000 tonnellate annue di fertilizzante naturale (il digestato), evitando l’immissione in atmosfera di 60.000 tonnellate di CO2.

Si sa che le deiezioni animali non solo lasciano un ricordo olfattivo, ma producono CO2. Con terribili conseguenze per il pianeta.

Come spesso accade, emerge lo spirito cooperativistico: gli allevatori sono riuniti nella coop “Gran Latte”, mentre l’impresa Granarolo, che lavora e produce latticini è una S.p.A.

Sono 500 gli allevatori, che -controllati alla consegna del latte- fanno del benessere animale la loro mission. E soprattutto della sostenibilità ambientale. Circa il 93% del latte nasce nella filiera. Una filiera controllatissima.

Sostenibilità ambientale e lotta allo spreco sono due importanti obiettivi che Granarolo sta perseguendo.

Come? L’obiettivo entro il 2030 sarà la riduzione del 30% delle emissioni dei gas ad effetto serra per ogni kg di latte prodotto. Poi per evitare lo spreco di latte si cerca continuamente di allungare la vita dei prodotti freschi (shelf life). Cambia il packaging. Per dirne una, non sono più di plastica i vasetti dello yogurt, ma di carta! E l’ambiente ringrazia!

Il sistema di produzione è integrato, ovvero tutto il processo è controllato e gestito da produttori attenti alla qualità. Ad esempio, dei mangimi e della filiera intesa anche come processo anche veterinario-sanitario.  

La più importante filiera italiana del latte è garantita e certificata. Una realtà importante, 1,7 miliardi di fatturato! Primi nel latte standard. Il consumo di latte è in progressiva diminuzione, ma questo sembra non preoccupare troppo Granarolo, perché cambiano anche i consumi e il mercato, cui occorre essere estremamente attenti.  

Presente anche all’estero i numeri di Granarolo sono in evoluzione, soprattutto quelli delle produzioni casearie. Se in passato il 4% latte proveniva dall’ estero, ora non è italiano il 40% del latte.

Non solo le mucche che danno buon latte vivono secondo i dettami europei del benessere animale ma ci sono progetti di riduzione dell’impatto ambientale, dalle deiezioni all’uso dei fertilizzanti.

Sì, perché con l’incentivo europeo alla sostenibilità crescono le iniziative verso per il pianeta e a difesa e la tutela dei diritti: un impegno che vede Granarolo in prima fila.

Forse è questo il segreto di Granarolo. Un patto tra consumatore e produttore. Sono sempre più attenti i consumatori verso la sostenibilità e all’ambiente.

Molti consumatori si sono convertiti e scelgono cibo vegetariano o vegano. Subito attento, il marketing di Granarolo ha prodotto, proprio durante il lockdown da Covid, burger vegani. Buoni? A giudicare dai premi che hanno vinto, gli “unconventional burger” si direbbero ottimi.

Certo è una nicchia di mercato, tuttavia il target attualmente sembra essere già vicino all’8%. Secondo Eurispes, il cambio e la consapevolezza dell’alimentazione si è quadruplicata tra il 2014 e il 2024, non c’è dunque da sottovalutare niente.

Tuttavia, l’aspetto salutistico è considerato. Tra gli ingredienti, diminuisce la percentuale di sale, aumenta il contenuto di proteine, c’è la linea per gli intolleranti il lattosio, eccetera.

Sì, sempre più attenzione al benessere individuale. Così si sta nel mercato con capacità, innovazione e attenzione ai territori.

Luana Spernanzoni

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