Enzo Piccinini, verso Roma e la beatificazione?

Pochi giorni fa sono stati consegnati in Vaticano, negli uffici del Dicastero per le cause dei santi, gli scatoloni contenenti la documentazione per la causa di santità del chirurgo reggiano Enzo Piccinini.

Proprio quest’anno ricorre il 25° anniversario della salita al cielo di Enzo, che nacque a Scandiano (RE) il 5 giugno 1951. Dopo la maturità al liceo di Ancona, Piccinini si iscrisse all’università a Modena e nella città vicina mise su famiglia, mentre per lavoro operava al policlinico Sant’Orsola di Bologna. Un incidente stradale lo portò via la notte del 26 maggio 1999, a soli 48 anni. Lasciava la moglie Fiorisa, 4 figli, e un mare sconfinato di amici, che hanno dato vita alla Fondazione a lui intitolata, attore della causa di beatificazione, incardinata – data la residenza di Piccinini – nella diocesi geminiana.
Un lungo, minuzioso susseguirsi di firme e apposizioni di sigilli ha costituito, nel gremitissimo Duomo di Modena, la sessione di chiusura dell’inchiesta informativa diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del servo di Dio Enzo Piccinini. La cerimonia, presieduta dall’arcivescovo-abate di Modena e Nonantola mons. Erio Castellucci era stata preceduta dalla santa Messa, concelebrata anche dal vescovo di Imola mons. Giovanni Mosciatti.

Nell’omelia, il Vescovo Erio ha tratteggiato la figura di Enzo Piccinini, padre di famiglia, professionista lungimirante ed educatore instancabile di generazioni di giovani, secondo il carisma di don Giussani, fondatore di CL, che gli fu amico e padre spirituale. Il Presule ha evidenziato la gratitudine che improntava ogni atto della vita di Piccinini, appassionatamente impegnato per rendere in ogni momento gloria a Cristo vivo e presente. “Questa mi sembra la testimonianza di Enzo, che la nostra Chiesa riconosce evangelica, consegnandola ora al discernimento della Chiesa universale”.
La conclusione della fase diocesana della causa – animata dal Delegato episcopale don Franco Borsari, dal Promotore di giustizia don Riccardo Fangarezzi e dal Notaio attuario Massimo Poggi – ha provvidenzialmente coinciso con il ventesimo anniversario della scomparsa di don Giussani, richiamato anche dal presidente della Fondazione Piccinini, Massimo Vincenzi. “È impressionante constatare – ha sottolineato Vincenzi – come la testimonianza appassionata di Enzo, nella sequela a Giussani, continui a raggiungere in qualche modo e ad affascinare ancora oggi tanti che non lo hanno conosciuto in vita”.

Il legame tra Enzo e Giussani è stato messo in luce anche da Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. “Oggi, infatti, – ha esordito Prosperi – per la prima volta, Enzo, un figlio di Giussani nella fede, un membro della Fraternità e nostro carissimo amico, compie un passo decisivo che pone il suo percorso verso la santità ancor più nelle mani della Chiesa, corpo vivo di Cristo e garante del nostro cammino. Un percorso verso la santità che oggi vede coinvolti anche altri appartenenti alla nostra storia, a cominciare dallo stesso don Giussani. Quanta grazia ci è accordata in questo momento storico!”. “Enzo -ha proseguito Prosperi – ha tracciato una strada sulla quale noi tutti siamo invitati a incamminarci. Questa strada c’è, ed è possibile percorrerla nonostante tutti i limiti e tutto il male di cui ognuno di noi è capace: ecco la nostra gioia!”.
Tutta la documentazione sulla fama di santità di Piccinini è stata raccolta nell’arco di circa due anni dalla Commissione storica e con l’escussione di una settantina di testimoni, con il prezioso aiuto della Postulatrice Francesca Amedea Consolini. Ora partirà la seconda fase di accertamenti sulla vita del Servo di Dio. Le norme della Santa Sede prevedono che un nuovo Postulatore, con residenza a Roma, proceda a redigere una “Positio” sul caso di specie. Lo farà il sacerdote camilliano padre Walter Vinci. L’Ordine ispirato da San Camillo de’ Lellis si dedica “prima di qualsiasi cosa alla pratica delle opere di misericordia verso gli infermi”. “Noi siamo noti come i “ministri degli infermi” – ha rilevato padre Vinci – Trovo, perciò, particolarmente affine dovermi occupare della causa canonica di un uomo che è stato uno stimato, valente chirurgo”.

Il ruolo di Piccinini come professionista medico, impegnato ad affiancare il paziente nella sua interezza di uomo e non solo di malato è emerso con forza anche nel convegno che si è svolto sabato scorso al Policlinico sant’Orsola di Bologna per iniziativa del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie e del Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche dell’Università di Bologna; della Fondazione Piccinini e delle associazioni Student Office, Medicina & Persona e La Mongolfiera Odv.

“La vita è unita se si mette il cuore in quel che si fa” soleva ripetere Piccinini ai colleghi e agli amici. Il convegno “Vivere o sopravvivere? Le sfide della cura, dell’educazione e della ricerca nella sanità di oggi” ha puntato lo sguardo sulla cura innanzitutto come possibilità di relazione tra medico e paziente, nel segno di un’alleanza terapeutica che supera la logica della “prestazione da erogare”, rimettendo al centro la persona con il suo valore infinito.
Molti medici (al convegno erano presenti circa 300) cercano proprio questo sguardo nel loro lavoro, unendo competenza scientifica ed abnegazione umana: offrendo quei “cinque minuti in più” dedicati al paziente, che Piccinini chiedeva ai suoi collaboratori, dando per primo l’esempio di un inesauribile impegno.

Durante il convegno, il prof. Giancarlo Cesana, docente onorario di Igiene Generale e Applicata all’Università di Milano Bicocca, ha ricevuto il “Premio Piccinini”, giunto alla settima edizione.
Lisa Bellocchi