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Bologna calcio: entusiasmo per la terza Coppa Italia

N. 101- Giugno 2025

 

 

 

Bologna calcio: entusiasmo per la terza Coppa Italia

È tornato a vincere la Coppa Italia dopo 51 anni (nel 1974 l’ultima vittoria) e proprio nell’anno del centenario del primo scudetto: il Bologna Football Club ha fatto di nuovo entusiasmare i suoi tifosi. 

Era il 1925 quando il Bologna, astro nascente, prevalse sulla, fino ad allora più forte e già campione d’Italia in carica, Genoa. Ma solo dopo una lunga e polemica serie di finali contro la stessa squadra ligure. Quella che avrebbe dovuto essere una semplice sfida in due partite di andata e ritorno si rivelò invece una maratona di 5 gare (la terza delle quali non omologata) contrassegnate da grande equilibrio tra le forze in campo ma anche da grandi polemiche e diverbi tra le tifoserie. In particolare al termine del quarto incontro di spareggio, quando si registrarono addirittura dei colpi di pistola.

La prima di quelle 5 partite venne giocata in casa del Bologna che, in maglia bianca con una banda rossoblù orizzontale, venne sconfitto per 2-1 dal Genoa. Accorciò le distanze per il Bologna un giovane attaccante bolognese, Angelo Schiavio, dotato di eccezionali classe e potenza e di dribbling micidiale: quell’anno Schiavio si affermò con 15 reti, che gli valsero la convocazione in Nazionale e l’inizio di una entusiasmante carriera. Il ritorno si giocò a Genova, il risultato fu ancora 2-1, ma questa volta a favore del Bologna. Fu un confronto acceso con scontri in campo e sugli spalti.

Si rese necessario uno spareggio, che venne stabilito sul campo di Milano. Fu ancora parità 2-2. Ma con infinite contestazioni e un’invasione di campo dei tifosi, a causa dell’arbitraggio, che portarono alla richiesta, sia del Genoa che del Bologna, della vittoria a tavolino.  Vennero respinti entrambi i reclami e si stabilì la ripetizione dello spareggio. Il quale si disputò con il risultato finale di 1-1, ancora in pareggio. Questa volta senza invasioni di campo, ma con scontri ben più gravi tra tifoserie nel post partita, con gli spari di colpi di pistola e con i due tifosi genoani feriti.  Seguirono insulti e battibecchi tra le dirigenze delle due squadre, e una minaccia di squalifica per i felsinei, con susseguenti proteste di piazza a Bologna. Si arrivò poi a una riappacificazione tra i due club e una mediazione con la programmazione di un quinto spareggio, a porte chiuse, per evitare il ripetersi degli incidenti tra tifoserie. L’atmosfera sospesa, nel silenzio del terreno di gioco alla periferia di Milano, vide il Bologna, in maglia verde, terminare la gara in 9 per l’espulsione di 2 giocatori. Ciononostante il Bologna segnò due reti con Pozzi e Perin sancendo il risultato finale di 2-0 a suo favore.

Il Genoa aveva già vinto 9 scudetti in ventisei stagioni e aveva dominato il campionato italiano pre-Grande Guerra. Dopo la finale persa con il Bologna di scudetti non ne vinse più. Cominciò invece l’epoca della squadra che “tremare il mondo fa”. In realtà la vittoria definitiva sul Genoa del 1925 era quella che decretava il Bologna campione della Lega Nord, ovvero del campionato del Nord Italia. La Lega Nord era divisa in due gironi, A e B. Nel primo aveva trionfato il Genoa appunto, mentre nell’altro aveva prevalso il Bologna superando in classifica la Juventus e la Pro Vercelli di due soli punti. Perciò si era giunti alla finale tra la squadra emiliana e quella ligure. Al campionato italiano più lungo di sempre mancava però l’ultimo capitolo: la finalissima nazionale con la squadra vittoriosa della Lega Sud, i biancoverdi dell’Alba Roma. Così era organizzato allora il campionato italiano.

La finalissima si doveva disputare in due gare, una di andata e una di ritorno. La prima, a Bologna, vide la squadra di casa dominare con una superiorità schiacciante che si concretizzò in un 4-0 pesantissimo, che di fatto chiuse i giochi. Anche se si doveva giustamente attendere la gara di ritorno a Roma. Dove però la squadra bolognese, per l’occasione di nuovo in maglia verde, diede ancora sfoggio di una qualità superiore. Al fischio finale dell’arbitro, sul risultato finale di 2-0 per i felsinei, salì forte il boato dei tifosi: il Bologna era diventato, per la prima volta, campione d’Italia, ormai cento anni fa, nell’agosto del 1925.

Da allora seguirono tante altre vittorie. I “Veltri”, soprannome (nato agli inizi degli anni Venti dal giornalista Bruno Righi) con cui erano al tempo conosciuti i giocatori del Bologna per il loro gioco veloce e dinamico, si affermano come una delle migliori squadre nel panorama dell’Europa continentale. Fu infatti la prima squadra italiana a vincere un trofeo continentale, la prestigiosa Coppa dell’Europa Centrale/Coppa Mitropa del 1932 a cui ne seguirono altre 2, per totale di 3, record italiano (la Coppa dei Campioni nacque successivamente, nel 1955).  Poi 1 Coppa Intertoto UEFA, 1 Torneo dell’Expo Universale di Parigi nel 1937 (finale vinta contro il Chelsea, prima squadra italiana in grado di battere un’inglese in un torneo internazionale) e 1 Coppa di Lega Italo-Inglese. E in campo nazionale 7 scudetti, 1 Coppa Alta Italia e 2 Coppe Italia.

E mercoledì 14 maggio 2025 è arrivata la terza Coppa Italia, con la vittoria in finale sul Milan per 1-0, grazie alla bellissima rete di Dan Ndoye, che ha sbloccato il risultato al 53’. E sempre a Roma, dove il Bologna 51 anni fa si aggiudicò quella che era l’ultima Coppa Italia e anche dove, 100 anni fa, conquistò il primo scudetto.

1974, la seconda Coppa

1974: il 23 maggio, allo stadio olimpico di Roma, il Bologna FC vinse la sua seconda Coppa Italia. Il capitano Giacomo Bulgarelli alzò la coppa al cielo nel suo penultimo anno di carriera.

Il presidente del Bologna F.C. era un industriale bolognese, Luciano Conti, l’allenatore un argentino, Bruno Pesaola. La squadra del 1974 aveva tra i titolari gli affermatissimi: onorevole Giacomino – così a ogni ingresso in campo Giacomo Bulgarelli veniva omaggiato dal megafono del capotifoso Gino Villani – poi Marino Perani, Tazio Roversi, Franco Cresci, e il virtuoso nel dribbling Roberto Vieri (detto Bob, il papà di Christian Vieri, detto Bobo). Ma soprattutto da Beppe Savoldi (140 gol in rossoblu), che l’anno seguente venne venduto al Napoli per oltre un miliardo di lire, cifra record per allora, guadagnandosi l’appellativo di mister miliardo.

Insieme al Bologna, alla finale di Coppa Italia di Roma, arrivò una squadra di Serie B, il Palermo, che aveva valorosamente battuto la Juventus. I siciliani andarono in vantaggio al 23’ con Magistrelli. Ma al 90’ l’atterramento in area di Bulgarelli propiziò il pareggio, l’arbitro Gonella fischiò un contestato rigore, poi calciato con successo da Beppe Savoldi.

Dopo i supplementari vi furono i calci di rigore: nessun bolognese sbagliò. 5-4 il computo finale, l’ultimo rigore, quello decisivo, fu tirato da un diciannovenne che non era partito titolare, Eraldo Pecci. E arrivò la Coppa.

Il 14 maggio 2025, allo stadio olimpico di Roma, 51 anni dopo l’ultima vittoria, il Bologna ha conquistato la sua terza Coppa Italia. Come spinto da una città intera, 30mila i tifosi al seguito della squadra, il Bologna ha vissuto nella notte emozionante dell’Olimpico la sua personale “Sera dei miracoli”. Come dalle note di Lucio Dalla. L’allenatore Vincenzo Italiano ha alzato la Coppa Italia dopo tre sconfitte in tre finali (due di Conference, una di Coppa Italia) giocate in precedenza con la Fiorentina. Una vittoria che proietta i rossoblu direttamente alla prossima Europa League. E che porta risorse economiche importanti. Il divario tra le due finaliste sotto questo profilo (dati Transfermarket.it) era notevole:il Milan aveva un valore di mercato della rosa di 523,50 milioni di euro, contro i 286,30 del Bologna. Una differenza che sul campo si è vista solo potenzialmente e solo a sprazzi. La forza dell’organizzazione di gioco dei felsinei, della loro concentrazione costante in fase difensiva, del pressing nell’area del Milan, dell’attenzione a centrocampo e delle varianti di gioco su entrambi gli esterni, ha pareggiato il valore sul terreno di gioco. Una partita aperta. E giocata a viso aperto. A decidere è stata la maggiore determinazione del Bologna che, a differenza del Milan, ha sfruttato con freddezza, potenza e precisione l’occasione da gol che si è creata. Il match winner è stato il nazionale svizzero Dan Assane Ndoye che l’anno scorso era valutato 25milioni di euro e che vedrà aumentare la sua quotazione verso i 40milioni. Per la gioia della proprietà, Joey Saputo, e della dirigenza del Bologna, a cominciare dal talent scout, il direttore tecnico Giovanni Sartori, dall’amministratore delegato Claudio Fenucci e dal direttore sportivo Marco Di Vaio. E da Lucio Dalla, da lassù, nella “Sera dei miracoli”.

Vincenzo Basili

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