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Angelo Biancini ripulito omaggia Grazia Deledda

N. 101- Giugno 2025

 

 

 

Angelo Biancini ripulito omaggia Grazia Deledda

Due figure di donna, l’una di fronte all’altra: è il monumento che a Cervia, nella rotonda sul lungomare, ricorda Grazia Deledda e i suoi numerosi soggiorni estivi sulle rive dell’Adriatico. Lo realizzò, nel 1956, lo scultore e ceramista romagnolo Angelo Biancini, figura di primo piano nel panorama artistico del Novecento. Col passare del tempo e il crescere della vegetazione, le due statue – che rappresentano una venditrice di pesce (la Romagna) e una pastora (la Sardegna) – erano state parzialmente coperte alla vista.

Il loro pieno recupero e valorizzazione è stato quest’anno l’obiettivo prioritario del “Festival Deledda”, che in occasione della sua terza edizione (svoltasi il 10 e 11 maggio) ha inaugurato una nuova targa storica e un’adeguata illuminazione al monumento. Chi passeggia sul lungomare ora potrà finalmente ammirare le due statue, ricordando allo stesso tempo il forte legame di Grazia Deledda con Cervia.

Inaugurazione delle due statue di Biancini, nel settembre 1956.

L’opera venne commissionata ad Angelo Biancini per celebrare i venti anni dalla morte della scrittrice Premio Nobel, e fu inaugurata nel settembre 1956 nel corso di una cerimonia che vide la partecipazione di autorità locali e della Sardegna. L’artista realizzò due statue in bronzo, che volgono lo sguardo alla casa della scrittrice, all’epoca ancora visibile lungo la direttrice verso il porto e il Grand’Hotel.

Un’opera dal significato allegorico, che così Ugo Bellocchi descrisse in un articolo de “Il Resto del Carlino”: “La figlia del pescatore, una volitiva figura di giovane, baroccheggiante un po’ nei movimenti, viene dal mare per offrire l’ospitalità sua, e della Romagna, alla scrittrice che giunge. Le porge in dono un pesce, tratto dal graticcio ove pare guizzi ancora l’ultima preda. L’altra figura, ieratica, presenta la Deledda in età giovanile, chiusa nel costume isolano di pastora, atteggiata nell’ora del crepuscolo, con in braccio l’agnello più tenero ed al fianco l’orcio preistorico della Sardegna, pieno d’acqua.”

Alla figura di Angelo Biancini (1911-1988) e al valore delle sue statue è stata dedicata la prima giornata del Festival, con una conferenza di Giovanni Gardini (direttore del Museo Diocesano di Faenza e del Museo Lercaro di Bologna), che ne ha ripercorso la parabola artistica e il profondo legame con la Romagna.

Un artista di fama internazionale, ma molto legato alle sue radici: Biancini, infatti, ha sempre lavorato fra Castel Bolognese, sua città natale, e Faenza, dove ha insegnato per decenni all’Istituto d’Arte per la Ceramica. E alla fine del secolo scorso Castel Bolognese ha voluto rendergli omaggio, realizzando il Museo all’aperto Angelo Biancini (MaAB): un “museo diffuso” nel centro storico, con una ventina di sculture ordinate secondo un ideale percorso evolutivo dell’artista, dagli anni ’30 fino alla morte. La valorizzazione del monumento cervese potrà contribuire anche a far riscoprire la sua arte.

L’illuminazione delle due statue rappresenta un nuovo passo nel percorso di recupero della memoria “deleddiana” della città, portato avanti dall’Associazione Grazia Deledda. “E’ un passo importante per il quale esprimiamo la nostra gratitudine al Comune di Cervia, ma non bisogna fermarsi. L’anno prossimo saranno cento anni dal conferimento del Nobel alla scrittrice ed è il momento propizio per fare un nuovo salto di qualità”, dice la presidente Marisa Ostolani.

Dopo il recupero delle due statue di Biancini, l’associazione si augura che il lungomare, dedicato alla Deledda nel 1946, torni ad esserlo di fatto e non solo di nome, con un intervento di design e arredo urbano che vada a caratterizzare la nuova qualificazione del viale. Quale occasione migliore del centenario, per legare in modo indissolubile la memoria di Cervia a quella dell’unica italiana premio Nobel per la letteratura?

Liliana Fabbri

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