Restaurata la casa-museo di Giacomo Matteotti

Il 10 giugno 1924 il parlamentare socialista Giacomo Matteotti fu ucciso su indicazione di Mussolini. Il cadavere sarà ritrovato a Roma mesi dopo e riportato nella sua casa di Fratta Polesine.

In occasione del centenario dell’assassinio, proprio la Casa di Fratta Polesine ha riaperto le porte, dopo appena 4 mesi di restauro, preceduti da due anni di studio. L’edificio era stato iscritto come monumento nazionale nel 2017.
La ristrutturazione, guidata dall’architetto Luca Molinari, con la consulenza storica del prof Gianpaolo Romanato, e finanziata in larga parte dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, ha valorizzato i diversi ruoli che la casa ha avuto per la famiglia Matteotti.
A piano terra, dalla loggia in cui fu aperta la camera ardente di Giacomo dopo il ritrovamento del suo corpo, si dipartono ambienti che offrono sguardi sulla formazione culturale e politica del giovane martire e sul suo rapporto con il Polesine, allora poverissimo.

Il primo piano si propone come il cuore dell’intimità familiare: la camera da letto di Giacomo e Velia e quelle dei figli fanno da cornice a video che raccontano, per immagini e suoni, i rapporti dell’uomo con la moglie e i ragazzi. Il fascismo fu scrupoloso nella “damnatio memoriae” di Matteotti. Neppure un frammento delle registrazioni della sua voce fu lasciato sopravvivere. Gli storici ne hanno cercato traccia anche all’Istituto Luce, ma nulla è stato reperito. Eppure. nelle stanze di casa sua oggi Giacomo Mattotti parla e Velia gli risponde, attraverso brani di lettere dell’intensa corrispondenza che i due si scambiarono per tutta la vita.

Il secondo piano mette in rapporto l’ieri con l’oggi, attraverso testimonianze di personaggi come la senatrice a vita Liliana Segre, gli storici Michela Ponzani, Christian Raimo e Marco Mondini e il giornalista Concetto Vecchio. Essi sono chiamati, attraverso un tecnologico sistema di “specchi magici” a raccontare l’attualità del messaggio di Matteotti.
La direttrice della Casa Museo, Maria Lodovica Mutterle, mette in risalto anche l’importanza di una raccolta di foto d’epoca ora esposta, parte di un’importante donazione alla Casa Museo. Per altro, lo stesso Giacomo si dilettava di fotografia, ed alcuni suoi scatti, digitalizzati, sono esposti in un camerino del primo piano.
Casa Matteotti fu donata dai figli all’Accademia rodigina dei Concordi, che ha partecipato e partecipa della gestione assieme agli Enti locali.
Lisa Bellocchi