Worms, l’anello del Reno

Se vi interrogassero in Geografia e vi chiedessero le città della Germania, probabilmente rispondereste Berlino, Lipsia, Francoforte, Monaco di Baviera. Qualora foste molto bravi potreste aggiungere Amburgo e Lubecca. Ma nessuno, ci scommetto la mia pensione di marzo, citerebbe Worms.
Eppure Worms balza al rilievo storico in più di un’occasione.
1 – Worms è sede del concordato del 1122 che pone fine alla lotta per le investiture, che consistono nella concessione di un feudo a un conte-vassallo oppure a un vescovo. Gli imperatori teutonici, fino al X secolo, hanno la potestà di nominare e investire direttamente i vescovi, che formano così una classe di funzionari fedeli. Alla morte del vescovo, che non lascia eredi, il feudo torna poi all’imperatore.
Papa Gregorio VII pretende che la Chiesa sia la sola elettrice dei vescovi e la sola assegnataria delle investiture. Si innesca una lunga diatriba, con disobbedienze imperiali e scomuniche pontificie.

Nel concordato di Worms l’imperatore Enrico V e Papa Callisto II stipulano che la Chiesa abbia il diritto esclusivo di nominare i vescovi mentre l’imperatore conserva la prerogativa di aggiudicare i feudi ai vescovi di suo piacimento.
2 – Worms nel V secolo è terra dei Burgundi, presso i quali si svolge gran parte della saga germanica dei Nibelunghi.
^^^ La storia dei Nibelunghi ruota attorno a un anello d’oro con cui si può ottenere, nell’immediato, ciò che si vuole, sia esso un giacimento di pietre preziose o una forza fisica per sopraffare un nemico o un corredo di bellezza/simpatia/confidenzialità per conquistare qualcuno/a.
L’anello è custodito dalle ninfe biondo-cenere del fiume Reno, in modo da non indurre nessuno a un suo uso malvagio. “Il nano Alberico, faccia pelosa, denti gialli, capelli crespi rossicci, naso schiacciato” (à “La canzone dei Nibelunghi”, poema del XIII secolo), ruba l’anello alle ninfe Woglinde e Wellgunde (vedrete, lettori/lettrici, che andremo presto incontro a un’overdose di W iniziali). Il nano pretende all’istante un tesoro, che stipa in una caverna.
Al di sopra del fiume e delle foreste, in mezzo a inaccessibili vette nevose, in località Asgard, torreggia la residenza degli dèi, il Walhalla. Questa reggia maestosa ha un portico colonnato e un’enorme sala interna. Il signore del luogo è Wotan, dio dal mantello blu con strascico e dal cappello a larga falda che gli copre un occhio cecato.
Figlie di Wotan sono nove fanciulle, tutte miss universo ex aequo, le Walchirie. Le ragazze hanno il vezzo di recarsi, su cavalli alati, nei campi di battaglia: lì prelevano i guerrieri valorosi morti e li trasportano al cospetto di Wotan. Il dio li resuscita e li premia (o condanna, dipende dai punti di vista) a una vita serena ed eterna ad Asgard (ve li immaginate, lettori/lettrici, i vecchi eroi a cazzeggiare nel Walhalla e a raccontarsi di quando hanno trucidato uno dopo l’altro 30 rivali/o di quando hanno ucciso a mani nude un orso/o di quando sono andati a prostitute nella Gallia orientale).
Cosa mangiano gli dèi? Forse Wurst, salsiccia traboccante da un panino piccolo. Oppure Wiener Schnitzel, cotoletta di vitello impanata servita con marmellata di mirtilli. Da bere? Weizenbier, birra di frumento. A pasto finito s’impasticcano di Warfarin, anticoagulante. Ah, per i dolci è di certo in servizio il miglior pasticcere tedesco: Otto Krapfen. ^^^
Worms è circondata da vigneti e in autunno galleggia su un mare di pampini gialli. Io ci capito nell’ottobre del 1989, proveniente da Mainz (o Magonza che dir si voglia), 30 km più a nord.
Il Duomo St. Peter è un capolavoro del romanico renano, edificato nel 1132. I mattoni di arenaria rossa sono color carne di diavolo a mezzodì mentre al tramonto diventano arancioni come sabbia del deserto. Due torri cilindriche affiancano il portale d’ingresso e altre due, poco più basse, fiancheggiano l’abside posteriore.
Sulla piazza del Markt spiccano la chiesa evangelica della Trinità, in stile barocco, e il Rathaus con due fontane antistanti. Scopro un Hotel Asgard, due stelle, niente a che spartire col monumentale Walhalla. Nei vicoli del quartiere ebraico serpeggia l’odore acidulo e pungente della lignite.
Il Reno costeggia a est il centro abitato, largo e curvo come un braccio blu che voglia dare una pacca a una spalla. Il fiume, tranquillo, potrebbe essere traversato dal miglior nuotatore tedesco: Otto Vasche.

^^^ L’anello d’oro finisce nelle mani di Farfar, gigante che ha costruito il Walhalla. Wotan stesso indirizza Farfar sulle tracce di Alberico e del tesoro, per ripagarlo dei suoi lavori da muratore. Per difendere il prezioso patrimonio Farfar si trasforma, mediante i poteri dell’anello, in un drago rossoverde.
Intanto, Sigmund, omone biondo-crema della schiera dei Welsidi, imparentati con Wotan, guerreggia quotidianamente contro i nemici dei Neidinge. Un giorno, dopo aspri combattimenti, vaga a lungo, ferito, per boschi e lande sconosciute (il più grande camminatore tedesco? Herr Abond).
Sigmund trova riparo presso la bella Siglinde, biondo-vaniglia, in una casa solitaria.
Peccato che la donna abbia marito, tale Hunding, rozzo/dispotico/dai capelli neri e sporchi. Il coniuge, sospettoso di avvenuto colpo di fulmine tra lo straniero e la moglie, affronta in duello Sigmund. Nella contesa Wotan parteggia per Hunding, l’ospitante offeso, mentre la Walchiria Brunilde, contrapponendosi al padre, prova a difendere con uno scudo Sigmund, l’ospitato fascinoso ma approfittatore.
Sigmund viene trafitto come la Madonna dei 7 dolori.
Wotan è invaso da una collera fegatosa nei confronti della disobbediente Brunilde. La bandisce dal Walhalla, ma, non potendo rinunciare all’affetto paterno, la addormenta tra le rovine di un castello, in cima a una rupe. Brunilde viene distesa su un letto di muschio, con addosso armatura ed elmo. Un fuoco perenne circonda la montagna-cimitero: soltanto un uomo senza paura potrà attraversare la cortina di fiamme. ^^^
Da Rider, Partitura per Resurrezione Organica”, mio libro edito nel 1999:
“Brunilde è l’imprecazione violenta del dio Wotan. Una vergogna per il dio che ne ha tentato il soffocamento estremo. Il moccolo però è scappato ed è testimonianza viva della fallibilità della divinità, dell’imperfezione che rende potenti nei confronti del cielo. Brunilde ha spalle maschili, capelli neri quanto il lato oscuro della luna, occhi scalpellati via alla notte, un sorriso che è allusivo, enigmatico, pacato, sadico, senile, giovane, rinunciatario, elusivo del pianto. Brunilde usa corazze per lenzuola e selle di cavallo per cuscini. Brunilde abita un castello grigio chiaro: le tegole del tetto reggono per puro spirito di corpo e nel fossato vampeggia miscela ardente al posto dell’acqua e dei pesci feroci. Brunilde vive sotto nuvole che sembrano i fumi fungiformi di una confetteria esplosa”
3 – Nel 1521 si tiene, alla presenza dell’imperatore Carlo V, la Dieta di Worms, assemblea dei principi del Sacro Romano Impero. Vi si discutono le tesi luterane di Wittenberg. Lo stesso Martin Lutero è chiamato a perorare i suoi enunciati, ma viene presto invitato ad abiurare le proprie affermazioni.
La Dieta si conclude dopo quattro mesi con l’editto di Worms, che dichiara Lutero fuorilegge/vieta la lettura o il possesso dei suoi scritti/permette a chiunque la sua uccisione senza subire conseguenze legali.
^^^ Siglinde si mette in salvo presso il drago Farfar e dopo nove mesi, oppalalà, partorisce un bimbo biondo-crema. Senza l’esame del DNA Wotan certifica che il neonato è figlio di Sigmund e quindi va annesso al popolo dei Welsidi.
Siglinde muore poco dopo il parto e la sua creatura, chiamata Sigfrido, viene allevata da Meme, un nano fratello di Alberico. Lo scopo del nanetto è quello di crescere un giovane forte e senza paura che ammazzi il drago e gli consenta l’accaparramento del tesoro.
Sigfrido il Welside, terminata l’età dello sviluppo, ha un tronco come un boiler e due scogli per bicipiti. Lui è cresciuto esente dalla fifa.
Sarebbe a dire?
Forse Sigfrido non ha imparato a spaventarsi di un muro alto, del futuro, del vuoto?
“La canzone dei Nibelunghi” dice che “non aver paura significa essere nella foresta sul far della notte e non sentire il proprio respiro fermarsi o il cuore sobbalzare per gli schianti degli alberi abbattuti dalla tempesta o per i lampi abbaglianti. Significa non dar peso allo stridio ininterrotto e monotono degli uccelli notturni”.
Comunque il Welside, ignaro dello strizzo al sedere, affronta il dragone rossoverde e, con una probabile ecografia ottica, gli pianta, tra cotanta ciccia, una spada nel cuore.
Rotolandosi nel sangue del dragone sdraiato, Sigfrido diventa invulnerabile; ad eccezione, però, di un triangolo della scapola su cui cade una foglia. Come Achille, esorbitante di forza, ha nel solo tallone il punto fragile, così anche Sigfrido, eccessivamente energico, ha nel dorso una piccola zona feribile.
Poi il Welside fa fuori anche Meme, di cui ha intuito le losche mire. Dopodiché si impossessa dell’anello d’oro. ^^^
4 – Il 13 settembre 1743 viene concluso a Worms un trattato che suggella l’alleanza tra Maria Teresa d’Asburgo, salita al trono austriaco, e il Regno di Gran Bretagna, durante la cosiddetta guerra di successione austriaca. La Prussia, la Francia e l’elettorato di Baviera invadono l’Austria, ma Maria Teresa insieme ai Britannici, all’Olanda e all’elettorato di Hannover passa alla controffensiva e, a lungo andare, ottiene più territori di quelli governati all’inizio della belligeranza.
^^^ Cavalcando a casaccio Sigfrido arriva alla rupe di Brunilde. Lui è intonso dalla paura e ha l’anello. Sigfrido passa con nonchalance la barriera di fuoco: al suo passaggio le fiamme si scostano docili. Appena vede il corpo della Walchiria, steso e racchiuso nell’armatura, pensa sia quello di un prode guerriero. Ma, quando toglie con delicatezza l’elmo, i capelli neri di Brunilde fluiscono morbidamente ai lati del volto.
Il respiro di Sigfrido si interrompe, riprende e s’interrompe. Il cuore gli balla in petto come una scimmia ubriaca. Saffo scrive: “Il cuore sbatte forte e si spaura”. Che il ragazzo stia per conoscere la paura?

Per un po’ il giovanotto contempla la dormiente. Poi si china e ne bacia la fronte.
Il bacio è quello depositato all’ufficio-brevetti da Biancaneve: Brunilde si sveglia e, dopo leggero stupore, non può che capitombolare al fascino del baciatore.
L’anello d’oro è il subitaneo dono di fidanzamento a Brunilde. ^^^
Da Rider, Partitura per Resurrezione Organica”:
“Sigfrido è bisnipote del vecchio Wotan e il suo sangue si arrampica fino al plasma blu dove si autentica l’originalità. Sigfrido ha un petto grande quanto un arazzo, gli occhi come lapislazzuli scappati al filo rotto di una collana, capelli di Salomè ondulati e lunghi, il sorriso carezzevole, masochista, aperto, di chi l’aveva detto, contagioso, anticipatore della gloria, corruttore, tutto OK. Sigfrido usa sudore di drago come bagnoschiuma. Sigfrido vive sotto un cielo coibentato da nubi sottili.
Brunilde e Sigfrido hanno in dote il sussurro dell’Amore di Oltremondo. Se lo riconoscono addosso al primo incontro. E sono entusiasti che quell’Amore possa affermarsi in una voce”
5 – Nel 1944 l’aviazione inglese bombarda molte città della Germania orientale: Treviri/Magonza/Bingen/Essen/Coblenza/Mannheim/Aquisgrana. Worms viene sfigurata col 60% di edifici rasi al suolo. Il Duomo però non viene colpito: rimane a sfidare, massiccio e rosso demonio, la deficienza della guerra.
^^^ Riassumo velocemente l’ultima parte della saga nibelungica.
Sigfrido e Brunilde vivono il loro idillio tra la boscaglia e le grotte che occhieggiano sul Reno. Un giorno, lui decide una gita solitaria in barca e giunge fino al regno dei Burgundi. Qui comanda re Gunther, affiancato dalla sorella Gutrune e dal fratellastro Hagen. Quest’ultimo offre al visitatore un drink che si rivela essere un filtro d’oblio.
A parer mio l’oblio è una morte che le anime grandi temono più della morte stessa.
Hagen, col suo intruglio, estirpa Brunilde dalla testa di Sigfrido. In più la bevanda fa apparire stupenda Gutrune che invece è così racchia che manco uno specchio deformante potrebbe fare qualche miglioramento.
Sigfrido sposa Gutrune. Gunther vorrebbe unirsi in matrimonio con Brunilde che, recalcitrante, viene portata a forza alla corte dei Burgundi da Sigfrido, erculeo e obnubilato. Sigfrido si riprende prepotentemente l’anello d’oro dall’anulare di Brunilde.
Le nozze tra il re e la Walchiria si celebrano, ma la consorte non ne vuole sapere di consumare lo sposalizio. Il vigorosissimo Sigfrido, dopo aver assunto le sembianze di Gunther mediante l’anello, violenta Brunilde.
Dopo breve tempo il filtro di Hagen comincia a perdere effetto. Sigfrido recupera alcuni ricordi, come uno che esca dal coma. Forse dubita dell’avvenenza della moglie.
Hagen, spronato da Brunilde che ha capito l’identità dello stupratore, si persuade che è meglio togliere di mezzo Sigfrido. Questi, durante una battuta di caccia, rammenta all’improvviso che la sua vera sposa è Brunilde. Hagen conclude allora velocemente il suo progetto: mentre il cognato gli dà le spalle, scaglia una lancia nella macchiolina vulnerabile della vittima. Sigfrido esala l’anima lì, tra orsi e cinghiali festanti per non essere stati accoppati.
Davanti al cadavere riportato a corte, Hagen, sospettato dell’assassinio, dice che si prenderà l’anello d’oro dalla mano del morto. Gunther sostiene a gran voce che l’anello spetta alla coniuge ufficiale, Gutrune. Hagen furibondo pianta la spada nel petto di Gunther che stramazza.
Mentre Gutrune piange sul corpo del fratello, Hagen si avvicina alla salma di Sigfrido per sfilare l’anello. Ma la mano del morto si alza lentamente, minacciosa. Hagen indietreggia terrorizzato.
Brunilde toglie allora lei l’anello al defunto.
Sulla sponda del Reno si prepara una pira per bruciare il Sigfrido trapassato. ^^^
Da Rider, Partitura per Resurrezione Organica”:
“Invocazione di Brunilde al dio Wotan:
Il corpo morto di Sigfrido è una bara di carne in cui si spegne il vostro fiato, o Dio. Gli occhi chiusi di Sigfrido non fanno più da materasso alla vostra parola in pigiama, o Dio. La fronte gelida di Sigfrido è un sigillo polare che assidera il vostro sogno, o Dio.
Ho chiesto di uccidere per potermi fidare del non manifestabile. Ho chiesto di assassinare la voce per nutrire nostalgia del verbo. Ho chiesto di trucidare il cromosoma della bellezza perché riavere è più giusto che avere.
Dio, è l’ora che Sigfrido si riabbia e che io riabbia Sigfrido. Dio, è l’ora che una sillaba-stella ricompaia nel palato vellutato di Sigfrido. Dio, è l’ora che Sigfrido torni per fornire il più della vita.
Resuscitatelo, o Dio. Allargategli la bocca in uno sbadiglio schiantamascelle, infilategli nei nervi stelle filanti di scosse, mitragliategli brividi nel sottopelle. E poi fatelo alzare di scatto come se gli aveste bruciato il culo con una brace. E poi ridisegnategli un sorriso complice, ruffiano, amico, ironico, sfrontato, da figlio di puttana, taumaturgico, libero dalle redini del pensiero. Oppure dategli il sorriso che vorrete voi.
Ma resuscitatelo dal mio odio, o Dio”
^^^ La quarta parte de L’anello del Nibelungo di Richard Wagner s’intitola “Il crepuscolo degli dèi”.
Wotan è un dio crepuscolare, senza le forze per rinverdire la storia di Brunilde e Sigfrido e per dare al mondo una spinta positiva. Tutti gli dèi nordici, del resto, stanno per andare incontro all’appannamento e al declassamento.
Sigfrido non può che essere cremato sulla pira in riva al fiume.
Brunilde, dopo aver restituito l’anello alle ninfe del Reno, sale anche lei sul rogo. A me piace pensare che, nell’arrampicarsi tra i tizzoni ardenti, Brunilde urli le parole di Saffo:
“Finché avrò fiato nei polmoni,
amerò.
E anche dopo” ^^^
Carlo Maria Milazzo