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Visita eccezionale alla Riserva naturale di Foce Reno

N. 101- Giugno 2025

 

 

 

Visita eccezionale alla Riserva naturale di Foce Reno

Un recente mattino di sabato, un minuscolo Rospo Smeraldino (Bufotes viridis – Laurenti, 1768), in giro per i fatti suoi, ha avvertito dal terreno numerose vibrazioni che lo hanno messo in allarme. Ma nessun problema, tantomeno pericolo: si trattava del folto e innocuo gruppo di persone partecipanti alla passeggiata ambientale organizzata dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) nella suggestiva Riserva Naturale di Foce Reno e Sacca di Bellocchio, eccezionalmente aperta in occasione della Giornata Europea dei Parchi.

Chiediamo venia per l’introduzione un po’ goliardica, ma il rospetto c’era davvero, come diverse altre specie animali e vegetali delle quali la Riserva costituisce prezioso serbatoio. Per dare un’indicazione del luogo, quantomeno di massima, la Riserva si trova all’interno del Parco del Delta del Po, sul confine fra le province di Ravenna e Ferrara. Il fiume Reno nasce in Toscana presso Prunetta, frazione di San Marcello Piteglio (Pistoia), e dopo circa duecento chilometri sfocia nel Mare Adriatico, circa 3 km a nord di Casalborsetti (poco a nord di Ravenna, al confine con la provincia di Ferrara). Nella Riserva Naturale si entra (solo per eventi particolari, non è aperta al pubblico poiché interessata anche da una parte del Poligono Militare di Foce Reno) lasciandosi alle spalle la zona di Marcabò (citata da Dante nel canto XXVIII dell’Inferno:“lo dolce piano che da Vercelli a Marcabò dichina”). Molto interessante, dunque, l’iniziativa open-air del FAI nella biodiversità del luogo. Una trentina i partecipanti (posti limitati su prenotazione). Guide della giornata, il prof. Gianni Gabbianelli (geologo – Delegato della Sezione FAI di Ravenna) e il colonnello Giovanni Nobili (Comandante del Reparto Carabinieri Biodiversità Punta Marina Terme – Ravenna). Servizio di sicurezza assicurato dai Carabinieri Forestali del Reparto Carabinieri Biodiversità Punta Marina Terme – Ravenna.

La Riserva fu istituita nel 1981 per tutelare la parte terminale del corso del fiume Reno. Si estende tra le retrostanti Valli di Comacchio e il mare, e dalle Valli è separata dalla strada statale Romea. Alle Valli è collegata attraverso il Canale Bellocchio. La costa del sito è caratterizzata dall’ingressione marina a seguito del progredire di fattori diversi e concomitanti, identificabili nell’erosione costiera, nella subsidenza, nell’innalzamento del livello del mare, nei cambiamenti climatici e nell’alterazione a livello territoriale del ciclo dei sedimenti. Dal punto di vista geomorfologico, l’area è di elevata diversità ambientale. Si incontrano dune sabbiose attive, la fascia marina antistante, una grande sacca salmastra, la foce del fiume Reno, zone umide d’acqua dolce e salmastra, pinete di Pino marittimo e Pino domestico (quello dei pinoli), boscaglie costiere con inframmezzati coltivi, vigneti e pioppeti. Le bassure retrodunali sono separate dal mare da ecosistemi di spiaggia e duna. Nel caso della Riserva Sacca di Bellocchio, le bassure sono colme di sedimenti fini a formare estensioni di salicornia (pianta bassa adattabile sia su suolo salino che salmastro).

Dal punto di vista faunistico, oltre a specie di avifauna di normale avvistamento (Colombaccio, Cormorano, Fenicottero, ecc.), la Riserva è domicilio di piccoli e grandi mammiferi, anfibi, rettili, insetti. La zona costiera vede una significativa nidificazione del Fratino (Charadrius alexandrinus), specie alata sotto particolare osservazione. Nei secoli, causa le modifiche naturali e in qualche caso effettuate dell’uomo (piantumazione della pineta), il territorio ha cambiato volto. Nella prima metà del 1600 l’area era infatti un’unica laguna con un canale che la metteva in comunicazione con il tratto terminale del Po di Primaro (l’attuale fiume Reno). Passeggiata interessantissima dal punto di vista ambientale-storico, professionalmente e simpaticamente guidata dal prof. Gianni Gabbianelli e dal colonnello Giovanni Nobili ai quali, come al FAI, va un sentito e doveroso ringraziamento per lo svolgimento della particolare iniziativa.

Roberto Aguzzoni

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