Una vita per la storia: quella di Gino Badini

La considerazione e la stima di cui ha goduto in vita Gino Badini sono rimaste intatte nel tempo, come ha dimostrato la partecipazione di un pubblico attento, numeroso e qualificato alla presentazione del volume edito per iniziativa della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, Sezione di Reggio Emilia e della Società Reggiana di Studi Storici. Un libro ricco di contributi, articolato in tre parti: gli atti dell’incontro di studi nel decennale della morte, tenutosi a Reggio Emilia il 22 settembre 2023, una miscellanea di studi in suo onore e una raccolta di testimonianze. Impossibile in una breve nota dar conto di tutti i saggi e gli interventi contenuti nel volume (ben 36)[1], attinenti in prevalenza alla storia di Reggio, riferirò qui solo di quelli relativi a Gino Badini, presenti soprattutto nella prima e nell’ultima parte.

Gli atti del convegno si aprono con la bibliografia, davvero imponente, di Gino Badini, curata con scrupolo da Fabrizio Anceschi: oltre 400 titoli, di cui una trentina di monografie, un centinaio di interventi a convegni e di contributi a miscellanee, circa 80 presentazioni e introduzioni, una ventina di curatele, e numerosi articoli su quotidiani e periodici. Già, perché Badini, oltre a essere archivista e storico è stato anche giornalista pubblicista e, in quanto tale, direttore della rivista «Reggio Storia», organo della Società Reggiana di Studi Storici, da lui fondata nel 1978. L’intensa attività pubblicistica dimostra l’attenzione da lui posta alla divulgazione storica, che ha sempre affiancato all’attività di ricerca e agli studi accademici (ricordiamo che è stato docente nelle Università di Bologna e di Parma e nelle Scuole di Archivistica, Paleografia e Diplomatica di Parma e di Mantova). Andrea Gamberini, nel saggio Gino Badini e la Storia, sostiene, a ragione, che Badini ha rappresentato, per decenni, il genius loci della cultura storica reggiana e osserva che i suoi contributi sono caratterizzati dal rigore della ricerca e, al tempo stesso, da un linguaggio volutamente accessibile al pubblico non specialistico, come dimostra il successo arriso a «Reggio Storia», una rivista «che si connota per un approccio comunicativo diretto, con uno stile quasi di tipo giornalistico, capace di coinvolgere il lettore». Gamberini passa in rassegna l’ampia produzione storiografica del Nostro, dal medioevo all’età contemporanea, indugiando in particolare sugli scritti di argomento canossano e conclude riportando un interessante dibattito sul rapporto tra storici locali e accademici che vide protagonisti i grandi medievisti Cinzio Violante e Giorgio Chittolini. Badini, dunque, solo “storico di complemento” come si definiva lui stesso? Non direi: a giudicare dal livello e dall’ampiezza dei suoi contributi non esiterei a definirlo storico tout court. Angelo Spaggiari, già direttore dell’Archivio di Stato di Modena e presidente della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, suo amico e collega (“il Gino”, così si riferiva a lui nel corso delle nostre conversazioni) ne ha delineato l’apporto all’archivistica del suo tempo. Dopo aver ricordato il suo primo lavoro archivistico (del 1970), l’inventario sommario dell’archivio del Tempio della Beata Vergine della Ghiara (tema ripreso in questo volume da Giuseppe Adriano Rossi) e un’ampia digressione su concetti e parole attinenti l’archivistica, sulla scorta di un saggio di Federico Valacchi, Spaggiari stabilisce un collegamento tra le teorizzazioni di Valacchi e Giuseppe Plessi, Soprintendente archivistico e docente all’Università di Bologna, maestro di Badini (e, si parva licet componere magnis, anche mio). Badini passò ben presto dal ruolo di allievo a quello di collaboratore di Plessi, col quale pubblicò il Repertorio archivistico per i territori ex estensi. Plessi scrisse anche la presentazione al volume Archivi e Chiesa. Lineamenti di archivistica ecclesiastica e religiosa (Bologna, Patron, 1984)[2]. Spaggiari ricorda poi inventari, guide e edizioni di fonti, in tutto ben 43 lavori archivistici «che collocano Gino Badini in una posizione di primissimo livello nel panorama archivistico italiano dell’ultimo quarto del secolo XX». Stella Leprai, attuale direttrice dell’Archivio di Stato di Reggio Emilia, ricostruisce la carriera di Badini nell’amministrazione archivistica, iniziata nel 1967 presso la Soprintendenza archivistica e sviluppatasi poi presso l’Archivio di Stato dal 1969. Ricorda l’apporto di Badini alla realizzazione della Guida generale degli Archivi di Stato e ripercorre le vicende e i vari traslochi delle sedi dell’archivio, compiti assai impegnativi per il direttore, gravato anche da notevoli incombenze amministrative (il che rende ancor più apprezzabili i risultati conseguiti nell’ambito della ricerca storica, cui questi oneri hanno certam[4]ente sottratto tempo). Badini è riuscito nell’intento di far svolgere all’archivio il ruolo di centro culturale seguendo tre linee d’azione: «la valorizzazione del patrimonio archivistico, l’assiduo e partecipe coinvolgimento dell’archivio nelle manifestazioni cittadine di carattere culturale e il mantenimento di rapporti costruttivi con la stampa». Collaborazioni con vari enti e associazioni, in primis la Deputazione di storia patria, che hanno portato a importanti convegni e mostre dedicati all’Ariosto, a Matilde di Canossa, agli archivi di architettura e all’architetto Carlo Zucchi. Il ruolo centrale svolto dall’Archivio di Stato a Reggio peraltro si spiega, oltre che con l’attivismo e l’impegno del direttore, con la condizione di unico ufficio periferico del Ministero della cultura in ambito reggiano. Gli atti del convegno si concludono con l’intervento di Alessandro Merli su Gino Badini animatore culturale «figura fondamentale della scena culturale reggiana per circa quarant’anni». Merli ricorda la passione per il giornalismo e i rapporti con le redazioni dei quotidiani, la partecipazione alla vita politica nel Partito Liberale Italiano (una fotografia lo ritrae accanto al leader nazionale, Giovanni Malagodi), la presidenza del Rotary Club e della Deputazione di Storia Patria, Sezione di Reggio, la fondazione della Società reggiana di studi storici e della rivista «Reggio Storia», aperta a contributi di tutte le tendenze, la presidenza dell’Associazione provinciale stampa reggiana. Un’attività davvero poliedrica, ma sempre svolta con impegno, passione e ad alto livello.
Tra gli studi in onore di Gino Badini, che costituiscono la seconda parte del volume, sono da ricordare, in quanto contengono riferimenti al Nostro, almeno quelli di Giuliano Bagnoli, L’amico, l’amicizia, la lealtà nelle locuzioni, modi di dire e proverbi del dialetto reggiano; di Maria Cristina Bulgarelli, La valorizzazione degli archivi storici. Un esempio paradigmatico, riferito all’archivio storico del Comune di Albinea, che conserva anche alcuni esemplari del Fondo Ugo Bellocchi sul dialetto donato dalla figlia Lisa alla biblioteca comunale; e di Ivan Chiesi e Luigi Malnati, Gino Badini e l’archeologia reggiana.

Completano il volume le testimonianze sul ruolo svolto da Badini in diversi ambiti e un profilo biografico, sintetico ma accurato. Il primo ricordo non poteva essere che quello, a firma di Domenico Viola, relativo all’amicizia con l’associazione dell’Arma dei Carabinieri. Badini, laureato in giurisprudenza, era stato ufficiale dell’Arma e di questo andava particolarmente fiero. Mi informò di questi trascorsi quando lo coinvolsi nelle operazioni di sequestro di un ingente quantitativo di documenti pubblici di pertinenza reggiana, da me scovati durante un sopralluogo al mercato antiquario di Gonzaga, nel Mantovano. Matteo Iori ricorda il suo «impegno fecondo e innovativo per il giornalismo e la comunicazione» nell’ambito dell’Associazione provinciale stampa reggiana; in particolare la promozione di un convegno annuale, intitolato Media memoriae, dedicato ai periodici specializzati in storia e tradizioni popolari. Don Giovanni Costi testimonia la collaborazione di Badini con il Centro Diocesano di Studi storici, in particolare per la realizzazione della Storia della Diocesi. Giuliano Bagnoli, che già abbiamo citato, ritorna sull’argomento del dialetto e ricorda la rifondazione e il rilancio, nel 2010, grazie a Badini, del Centro studi sul dialetto reggiano, fondato nel 1988 ad Albinea dal professor Ugo Bellocchi. Da allora è iniziata una stretta collaborazione con la Deputazione di storia patria, e con le riviste da lui dirette: «Reggio Storia» e il «Bollettino storico reggiano». Giuseppe Adriano Rossi, attuale presidente della sezione reggiana della Deputazione, ricorda il breve, ma intenso, periodo della presidenza Badini, dal 28 ottobre 2008 al 24 settembre 2013, il giorno in cui venne a mancare per un malore proprio nella sede della Deputazione stessa. Successore di Ugo Bellocchi, altra figura di intellettuale per molti versi simile a Badini, con cui condivideva la passione per la storia e per il giornalismo, predispose subito un intenso programma di attività, coinvolgendo studiosi di chiara fama, ma valorizzando anche i giovani, e svolgendo le sedute di studio in varie sedi al fine di far conoscere l’attività della Sezione. Numerose le iniziative realizzate, tra le quali la fondazione della collana “Fonti e studi” che ospita importanti monografie, vari convegni, celebrazioni di anniversari, tra cui quello del 150° dell’Unità d’Italia «che ha visto un fattivo rapporto con il prefetto Antonella De Miro». Meno noto agli amici reggiani forse è il suo impegno nell’Istituto dei Beni Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, di cui riferisce Giuseppe Gherpelli, che dell’Istituto fu presidente (mentre Badini ne è stato vice presidente dal 1986 al 1993 e membro del comitato esecutivo per oltre un ventennio). Questo solo intervento in realtà meriterebbe una recensione a sé stante poiché rivela il ruolo che ebbe Badini a livello regionale e nazionale e il milieu politico e culturale con cui si trovò a interagire nel corso dell’esperienza condivisa con Gherpelli all’IBC, un istituto che seppe raccogliere intorno a sé le migliori intelligenze (qualche nome: Cesare Gnudi, Andrea Emiliani, Lucio Gambi, Adriano Prosperi, Giovanni Losavio, Pierluigi Cervellati). Fu insomma tra i protagonisti di una stagione a mio avviso davvero straordinaria e indimenticabile e questo colloca la sua figura in un ambito culturale ben più ampio di quello strettamente locale. Fece da trait d’union tra il Ministero e la Regione, nel campo della salvaguardia, conservazione, organizzazione e valorizzazione degli archivi, «senza che si creassero problemi di sovrapposizione di competenze». Infatti, posso testimoniare degli ottimi rapporti tra la Soprintendenza archivistica statale, nel periodo in cui vi ho operato, e la Soprintendenza regionale ai beni librari e documentari.
Seguono testimonianze relative alla sua partecipazione alla vita dei club di servizio, il Lions Club Albinea “Ludovico Ariosto”, a firma di Maria Cristina Ferretti, e il Rotary Club di Reggio Emilia, di cui fu presidente nel 1994-1995, a firma di Stefano Maccarini Foscolo. Introdotto nel Rotary da Ugo Bellocchi nel 1976 è rimasto socio fino all’anno della scomparsa contribuendo a organizzare numerose iniziative di alto livello che hanno spaziato in ambiti diversi, ben più ampi della sola storia locale. Più che meritato quindi il riconoscimento che gli fu conferito, il “Paul Harris Fellow”, massima onorificenza rotariana.
Il volume si conclude con due importanti contributi sulla Società Reggiana di Studi Storici, a firma dell’attuale presidente Angela Chiapponi Gibertini, e sulla rivista «Reggio Storia», “trimestrale di storia, arte e cultura” a firma di Fabio Cocconcelli, le sue principali iniziative, risalenti al lontano 1978. Mi sono interrogato sul motivo della creazione di una nuova associazione e di una nuova rivista quando a Reggio era attiva la Deputazione di storia patria che già disponeva del proprio «Bollettino». Da un lato forse a quell’epoca l’ambiente della Deputazione era un po’ chiuso e inadatto ai progetti del giovane Badini, d’altro lato egli aveva l’obiettivo della divulgazione della cultura storica e puntava a raggiungere un pubblico più ampio e soprattutto a coinvolgere i giovani, «una sua attenzione costante in tutte le attività promosse», come ha scritto Angela Chiapponi. Entrambi, l’associazione e la rivista, furono anche gli strumenti per valorizzare il patrimonio dell’Archivio di Stato e per incentivare la ricerca storica, offrendo agli studiosi uno sbocco editoriale, cosa non sempre agevole per le ricerche di storia locale. L’iniziativa ebbe la “benedizione” del professor Giuseppe Plessi, docente all’Università di Bologna e Soprintendente archivistico, il quale divenne il primo presidente della Società Reggiana di Studi Storici. Nell’ambito dell’associazione venne poi fondato, già nel 1979, l’Istituto di Studi Matildici, di cui dal 2004 Badini fu presidente. Tema assai caro al Nostro, la storia di Matilde di Canossa, come dimostra la bibliografia. Purtroppo, la scomparsa di Badini alla vigilia della ricorrenza del centenario matildico ha impedito di realizzare il progetto relativo alla riproduzione fotografica di tutte le pergamene matildiche al quale aveva dedicato anni di studio e di ricerca.
Cocconcelli, a proposito della rivista, rivela particolari poco noti come, ad esempio, il fatto che abbia avuto origine da una trasmissione radiofonica, “Reggio attraverso i secoli”, curata da Badini già nel 1976. La rivista, grazie alla qualità degli articoli pubblicati e alla varietà degli argomenti trattati, ebbe subito successo di pubblico ed è arrivata a contare oltre mille collaboratori. «Reggio Storia» rappresenta la sintesi tra le due grandi passioni di Badini: la storiografia e il giornalismo e in effetti si è dimostrata un valido strumento per la divulgazione. Nel 2008, in occasione del trentennale della fondazione, è stato organizzato il primo convegno nazionale dedicato ai periodici di cultura e storia locale, Re-media memoriae, poi replicato annualmente in altre città. Un settore, quello della carta stampata, oggi in crisi a causa dell’avvento delle nuove tecnologie, ma «Reggio Storia» resiste poiché svolge tuttora un ruolo importante per la trasmissione della memoria e per il mantenimento dell’identità del territorio reggiano.
Della biografia, che conclude il volume non dirò se non le date di nascita e di morte (Roma, 25 maggio 1940 – Reggio Emilia, 24 settembre 2013), poiché gli aspetti salienti sono già stati tutti ricordati. Solo vorrei precisare un dato, di mia diretta conoscenza, relativo alla nomina a Ispettore onorario della Soprintendenza archivistica, datata 2008. In realtà la proposta venne avanzata dal mio ufficio il 4 giugno 2007 e già il 14 dicembre 2007 Badini venne incaricato della prima missione, ovvero un sopralluogo all’archivio comunale di Quattro Castella. Il rapporto con l’amministrazione archivistica statale, iniziato in Soprintendenza nel lontano 1967, è dunque ripreso, dopo la quiescenza, di nuovo con il medesimo ufficio. Vale per gli archivisti il detto semel abbas semper abbas, ovvero, di fatto, si rimane sempre in servizio effettivo.
Gilberto Zacchè
(Ispettore onorario della Soprintendenza archivistica per l’Emilia-Romagna)
La Storia, la mia vita. Studi in onore di Gino Badini, a cura di Angela Chiapponi, Giuseppe Adriano Rossi e Angelo Spaggiari, Reggio Emilia, Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, Sezione di Reggio Emilia – Società Reggiana di Studi Storici, 2025.
[1] Rinvio ad indicem, ma voglio qui ricordare almeno i nomi di chi ha contribuito: Alberto Attolini, Giuliano Bagnoli, Anna Bertolini, Elena Bianchini Braglia, Maria Cristina Bulgarelli, Alberto Cadoppi, Angela Chiapponi, Ivan Chiesi, Luigi Malnati, Giovanni Costi, Stefano Degli Esposti, Gabriele Fabbrici, Aurelia Fresta, Roberto Macellari, Giada Pellegrini, Enrico Manicardi, Dante Battaglia, Rea Silvia Motti, Giuseppe Adriano Rossi, Clementina Santi, Nicola Tirelli Prampolini, Franca Manenti Valli.
[2] Sui numerosi studi dedicati da Badini agli archivi ecclesiastici e, in particolare, alla terza edizione del fortunato manuale, rinvio all’articolo di Giuseppe Adriano Rossi, Gino Badini e l’archivistica ecclesiastica, in «Reggio Storia», n.144, 2014, pp. 9-11.