Una serie tv per la “regina dei 9 giorni”
Nella miriade di serie televisive che affollano le piattaforme che abitano le nostre case (Netflix, Disney Plus ecc.), una menzione merita sicuramente “My lady Jane”. È una miniserie di sole 8 puntate in onda su Amazon Prime dal 27 giugno 2024. Tratta dall’omonimo romanzo delle tre coautrici Cynthia Hand, Brodi Ashton, Jodi Meadows, la serie narra una storia ispirata ad un personaggio storico: Lady Jane Grey, prima regina in assoluto di Inghilterra ed Irlanda.
La vicenda storica reale si svolse all’epoca dei Tudor, la famiglia nobile che governò il Regno Unito per quasi 120 anni nel bel mezzo del Rinascimento.
Lady Jane Grey fu nominata regina nel 1553, contro il proprio volere ed appena adolescente, dal cugino di primo grado re Edoardo VI, a sua volta figlio del famigerato Enrico VIII, per l’unico motivo d’essere una protestante.
Ma, ahimè, la reggenza durò solo 9 giorni, perché la cugina, principessa Mary, nonché sorellastra di Edoardo VI e fervente cattolica, la destituì ed imprigionò dopo quel brevissimo periodo. La fece poi ghigliottinare sulla pubblica piazza insieme al consorte Lord Guilford Dudley ed, ovviamente, ne prese il trono.
Per Lady Jane, il matrimonio con Lord Dudley fu indesiderato almeno quanto il regno.
A quell’epoca, per le giovani nobildonne, sposare un uomo scelto dai propri genitori ed assegnato contro ogni volontà, era cosa molto diffusa.
Invece, una caratteristica di Lady Jane meno diffusa ed assai più interessante era la sua abilità di studiosa e fitoterapeuta.
La storia studiata sui libri di scuola è questa: Lady Grey fu la “regina dei 9 giorni” e nell’immaginario collettivo inglese è la ragazza sventurata, fragile, bisognosa d’aiuto.
Invece, il libro e la miniserie vogliono dichiaratamente e spudoratamente scrivere un’altra storia.
La serie ha avuto molto successo ma, per motivi ignoti e soprattutto incomprensibili ai più, al momento non è prevista una seconda stagione, anche se, nella prima, vi sono tutti i presupposti narrativi per un sequel.
Questo ha scatenato l’ira della fanbase che ha riempito la rete di critiche e proteste. A queste voci si aggiunge la mia.
“My Lady Jane” è una serie divertentissima con un’originalità e una mescolanza di generi, che la rende assolutamente variegata e spassosa.
Sull’onda del seguitissimo “Bridgerton”, la nostra serie si colloca decisamente all’interno del period drama, o telefilm di ambientazione storica, se non addirittura nel genere di “cappa e spada”. Non rimane però dentro questi confini e fluttua dal genere avventuroso al romantico, dalla commedia al fantasy.
Il registro generale dello show è spiccatamente comico, con larghe escursioni nel drammatico e nelle scene passionali, con tinte piccanti che non sfigurerebbero in un film erotico.
Un altro miscuglio lo troviamo nel “tempo”, fra il passato ed il presente. Le sequenze, infatti, sono ambientate nel 1500 con tutte le categorie culturali dell’epoca, ma hanno un linguaggio piuttosto odierno, volgare e senza filtri, amplificando così l’effetto comico e canzonatorio del racconto.
Il mood generale dello show è quindi dissacrante e irriverente ma non manca di passaggi dal contenuto saggio e profondo. Chi crede di “spegnere il cervello” per 50 minuti guardando una puntata di “My Lady Jane” si sbaglia. La serie, infatti, affronta temi seri, molto di moda al giorno d’oggi, ma non per questo meno importanti.
L’inclusività, ad esempio, che potremmo tradurre con il termine molto meno tecnico e moderno, ma sicuramente più umano, di “accoglienza”. Lo slancio ideale per la convivenza pacifica degli individui nella società, l’abbattimento del razzismo e la valorizzazione del diverso. L’importanza, nella vita di ognuno, di rapporti umani autentici. La consapevolezza che per fare la rivoluzione sociale non bastano le leggi: è necessaria la conversione del cuore di ognuno di noi. La capacità di sacrificio, cioè di anteporre il bene di chi si ama, al nostro. Il femminismo, certamente il tema maggiore della serie, nel senso più puro del termine, cioè, la fiera rivendicazione della libertà, l’indipendenza e la personalità della donna ed il suo valore dentro la società. L’affettività come unica interdipendenza dal maschio.
Nella storia troviamo anche una bella sfilata di varie oppressioni subite dalle donne nei secoli.
Tutta al femminile è anche la produzione: le autrici del romanzo, la regista Jamie Rabbit, la sceneggiatrice Gemma Burgess.
La strepitosa ed azzeccatissima colonna sonora è composta da brani, interpretati solo da voci femminili, sia originali che cover, prese in prestito da hit pop e rock: David Bowie, Beatles, Soft Sell, Led Zeppelin, tanto per iniziare, seguiti da nomi meno noti ma non per questo meno virtuosi, ad esempio Courtney Barnett e Charlotte Gainsgborg.
La sceneggiatura è ritmata ed accattivante, l’ambientazione accurata, i dialoghi taglienti.
I personaggi poi sono molto attraenti, tutti ben svolti e sfaccettati.
L’eroina Jane è grande nel cuore, nella bellezza, nell’ intelligenza, nella ribellione e nell’irritazione. Poi ci sono l’affascinante e tormentato Guilford, i controversi Lord Dudley padre e Lady Frances, il pusillanime Stan, i caricaturali Lord Seymour e principessa Mary, il dolce re Edward.
Gli attori, per lo più sconosciuti in Italia, a parte Dominic Cooper ed Anna Canchelor, sono tutti molto capaci.
Se si ha l’occasione di vedere le puntate in lingua originale, si può apprezzare il perfetto accento inglese della californiana Emily Bader nei panni della protagonista, la voce bassa e suadente di Edward Bluemel coprotagonista maschile, e la bravura di Kate O’Flynn, principessa Mary.
Troppi elogi a questa serie? No, ci sono anche gli errori. La voce fuori campo, che sottolinea i momenti più importanti della storia ed esprime i pensieri più intimi della protagonista, è curiosamente maschile. Molto simpatica, ma maschile. Inoltre, alcuni passaggi narrativi proprio non funzionano, non seguono la linea logica della storia, ci sono situazioni di pericolo o tensive create forzatamente solo per dare agio ai personaggi di esprimere il loro eroismo.
Ricapitolando, tra colpi di scena, storie d’amore, duelli, intrighi di potere e di corte, scene d’azione, risate, crudeltà e seduzioni varie, resta comunque una buona visione.
Camilla Pasquali