Un “oste per passione” si racconta
Un libro di cucina? Un ricettario? I ricordi e l’esperienza di un oste amante del suo lavoro e profondamente amico dei suoi clienti? Sì, c’è tutto questo ed altro ancora nelle 150 pagine di “Ricette d’Appennino – Viaggio a Monghidoro tra personaggi e ricordi” di cui è autore Lorenzo de Maiti, pubblicato dall’editore bolognese Paolo Emilio Persiani (euro 19,90).
Questo “oste della malora” – ne ha la portanza e l’aspetto – non è nuovo a prove di scrittura. Suo è “Viaggio in Osteria” (104 pagine – 11,90 euro) sempre per i tipi della Casa Editrice Persiani. Tra l’altro, pare che presto Lorenzo de Maiti produrrà ancora.
De Maiti è oggi l’oste di città dell’Osteria dei Grifoni nel centro di Bologna (dopo essere transitato anche nell’Osteria Le Sette Chiese), ma nel libro racconta di un’altra esperienza, quello di gestore della Trattoria da Carlet, in quel di Monghidoro, sull’Appennino bolognese, al confine toscano (poco meno di quattromila abitanti ad un’altitudine di quasi 850 metri sul mare). Un tempo il paese si chiamava Scaricalasino evidente riferimento al suo essere posto di dogana tra il Granducato di Toscana e la papalina Bologna. E, infatti, nel libro si racconta – tra l’altro – di un luculliano ricevimento in onore dei Granduchi di Toscana in visita al luogo.
Per restare all’oggi, Monghidoro è meta turistica e noto agli amanti del buon mangiare per la Festa del maiale che ogni anno vi si tiene in marzo con – come si direbbe in un comunicato ufficiale – “vivo successo di pubblico”, nel senso che la gente accorre da Emilia e Toscana (e non solo) per assaggiare le prelibatezze della cucina a base di maiale.
Prelibatezze che trovano riscontro nel libro di De Maiti non solo legate al maiale, ma pure ai funghi, ai tartufi, alle lumache, ai gamberi di fiume, alle trote e chi più ne ha ne metta pure a cominciare dagli stianconi, una pasta che fa parte della tradizione contadina montanara. Cibi ritenuti “nobili” ed altri considerati meno, tutti, però, parte della cultura enogastronomica di queste terre.
Nel racconto di de Maiti c’è tanto affetto per i suoi anziani avventori, soprattutto fanatici delle tagliatelle al ragù, visti come nonni e amici più che come clienti.
Sì, nel libro ci sono tante specifiche ricette, ma in realtà tutto il testo è una sorta di ricettario romanzato.
E’ un libro che fa venire appetito. Leggetelo a pancia piena altrimenti correrete in cucina e, probabilmente, ci correrete comunque.
Giovanni Rossi