Tresigallo metafisica tra De Chirico e la nebbia

Sarebbe fin troppo semplicistico liquidarla come frutto dell’architettura fascista. La città metafisica di Tresigallo è qualcosa di più e di diverso. Non a caso è l’unica città di fondazione (cioè progettata e costruita ex novo) ad aver ottenuto il riconoscimento di città d’arte. Edificata a metà degli anni Trenta del secolo scorso, in piena epoca fascista, risente senz’altro degli stili del suo tempo, ma nasce da idee architettoniche e artistiche che vanno oltre i concetti che sono alla base di altre città fondate nel ventennio, come Pontinia o Sabaudia.

Da queste ultime prende senz’altro alcune forme, come linee architettoniche rigide, strade larghe e in genere ortogonali che ricordano quelle di un castrum romano, ma con spazi e colori che si rifanno all’arte figurativa di importanti artisti italiani, primo tra tutti Giorgio De Chirico, il pittore che proprio durante il suo soggiorno in provincia di Ferrara getta le basi per la sua pittura metafisica.

La Tresigallo moderna nasce per volere di Edmondo Rossoni, ministro dell’Agricoltura del Governo fascista, nativo del luogo, che decise di azzerare e ricostruire l’antico borgo rurale (le prime notizie risalgono al Medioevo) secondo una nuova concezione di città.
Tutto viene progettato a tavolino, per mettere in pratica le teorie di scuola tedesca sulla progettazione democratica della “città nuova”, della città vicino alla gente. Per questo Rossoni si avvale di progettisti e tecnici giovani (e soprattutto del posto), a partire dall’ingegner Carlo Frighi, che, appena trentenne, fu l’ideatore del tracciato urbanistico e gestì organizzativamente i lavori della nuova città, sorta in quattro anni, dal 1935 al 1939 con la definizione di strade, abitazioni e stabilimenti industriali. Il tutto sperimentando, insieme ad altri giovani tecnici, innovative tecniche di costruzione.

Vennero costruiti il loggiato della chiesa di sant’Apollinare, la Casa del Fascio (ora caserma dei carabinieri), la maestosa piazza della Rivoluzione (oggi piazza della Repubblica) a forma di “D” (c’è chi dice che sta per DUX, chi invece sostiene che imita la forma di un teatro romano), l’Ospedale (la cosiddetta Colonia Post-Sanatoriale) per la cura della tisi, la monumentale entrata del Campo Sportivo, realizzato in marmo travertino e soprattutto una grande dotazione di servizi pubblici: la casa della GIL, Gioventù Italiana del Littorio, una palestra oggi trasformata nella “Casa della Cultura” (biblioteca), i vicini Bagni pubblici (oggi la scritta BAGNI e stata sostituita con SOGNI e l’edificio è diventato l’Urban Center), l’albergo (oggi casa di riposo) e la sala da ballo (trasformata in appartamenti) “Domus tua”.
L’idea di Rossoni era anche quella di mettere in urbanistica lo spirito delle corporazioni fasciste, con l’abitazione del padrone vicino a quella dell’operaio, il caporeparto vicino all’impiegato, delineando un tessuto urbano dove la parte produttiva (per la maggior parte fabbriche agroalimentari) e quella abitativa non fossero separate come usava allora, ma integrate. Le ampie strade e gli spazi abitativi furono sovradimensionati e restarono sempre superiori a quanti abitanti la città abbia mai contenuto, in epoca fascista e anche dopo.

Negli anni Ottanta del XX secolo l’amministrazione comunale ha avviato il restauro di molti edifici che sono stati restituiti alle forme e ai colori della fondazione. Oggi chi passeggia in città può recuperare le suggestioni delle forme e degli accostamenti originari, dell’alternarsi di colori caldi e freddi, di tenui colori pastello e tinte più forti. Non si può non ammirare la simmetria dei palazzi agli incroci e le forme curve orizzontali che ammorbidiscono la rigidità delle linee rette verticali. Per le sue peculiarità, il “caso Tresigallo” è stato anche oggetto di un workshop d’architettura all’Università di Cambridge.
Per valorizzare la tipicità di questo luogo, l’amministrazione locale da alcuni anni promuove a fine settembre le “Giornate Metafisiche”, giornate dedicate a conferenze e approfondimenti sulla città, la sua architettura e la sua arte, che consentono di visitare luoghi altrimenti chiusi nel resto dell’anno, come l’ex colonia sanatoriale (ex ospedale).
Chi vuole però può approfittare tutti i giorni dell’anno per visitare questo museo a cielo aperto, anche se, per gustarselo bene, bisognerebbe immaginare gli spazi senza le onnipresenti automobili.
Giuseppe Di Paolo