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Teste di legno ispiratrici di capolavori

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Teste di legno ispiratrici di capolavori

La Galleria “Il Rivellino” di Ferrara ha recentemente ospitato una splendida mostra, nella quale -oltre ad essere esposte le opere pittoriche dei maggiori artisti ferraresi viventi- un angolo era dedicato alla collocazione di burattini di storica fattura; questo per merito della Compagnia di Burattini “Città di Ferrara”, diretta da Franco Simoni, il quale ha mostrato anche lo scorcio in prospettiva di via delle Volte – la via più antica di Ferrara – dipinta dallo scenografo Nino Pavani.

Questa scintilla ci farà ripercorrere un passato giovanile festoso ed anche istruttivo. Le marionette, i burattini ed i pupi sono un teatro a parte, legato al pubblico della piazza popolare; ma proprio al popolo arrivano le leggende ed i fatti realmente accaduti, le fiabe ed i grandi classici, tramite questi mini – personaggi (invero giganti!) che non potevano essere perseguitati dalla censura. Le marionette ed i burattini, hanno in comune solo la “testa di legno”. Bisogna perciò stare attenti ad appellare le persone con questi nomignoli, poiché lasciano intendere la non capacità del soggetto biasimato di comportarsi da persona responsabile di sé stessa. Platone, nella Repubblica, faceva cenno alla rappresentazione di questi spettacoli che, oggi come allora, allietavano bimbi ed adulti. In questi spettacoli la giustizia trionfa ed i malvagi pagano a colpi di legnate il meritato castigo. Datare precisamente questo tipo di rappresentazioni è pressoché impossibile – importante fu sicuramente la cultura egizia – ma l’uomo ha da sempre imitato se stesso. Così appunto, nasce il teatro: dalla ripetizione delle azioni quotidiane. A Platone si aggiunsero Aristotele ed Erodoto a conferma che in quei tempi si assisteva già allo spettacolo delle marionette. Dopo la grande fortuna dei drammi di Eschilo, Sofocle ed Euripide si osservarono questi stessi spettacoli con i personaggi di legno. Essi si muovevano a suon di musica e la musica faceva da risposta alle azioni.

Le Corti Ducali del ‘500 presero a costruire belle marionette e ne subirono il fascino; anche lo stesso Shakespeare ed il poeta del Don Chisciotte, Cervantes. In Inghilterra si allestirono tragedie. Goethe, in Germania scrisse per le marionette una commedia dal titolo: “La Fiera di Plunderweilern” ed il suo Faust venne ispirato da uno spettacolo al quale assistette, nel quale ne veniva narrata la leggenda. Grazie ad alcuni comici italiani, che dalla Corte dei Gonzaga a Mantova si trasferirono a Parigi, che la Francia poté godere di spassosi o tragici spettacoli con ottime compagnie.

Nel ‘700, a Parigi, divennero famose le Fiere periferiche –  come quella di Saint- Germain – dove un pubblico affascinato assisteva agli spettacoli marionettistici, per i quali i mini – attori erano giunti dall’Italia già dal 1600. Carlo Goldoni per questi piccoli eroi, compose all’età di soli 8 anni una breve commedia.

A Firenze, Stendhal assistette ad “un incantevole spasso che con i suoi 5 piedi di grandezza ridona la copia interna di un teatro. Le marionette nel numero di 24 erano alte 8 pollici…le voci erano ben educate ed adatte al ruolo ed alla rappresentazione della Mandragola di Machiavelli”.

Ci fu anche chi, con forbici, cartone e colla, ricavò delle marionette dalle caricature pubblicate sul Boulevard di A. Carjat; tra queste quella di Alessandro Dumas. La figura del burattinaio diede vita a pupazzi molte volte associati al teatro della commedia di Aristofane.

Il pubblicista Vittorio Podrecca (1883-1959) fondò nel 1912 (secondo altre fonti nel ’14) il Teatro dei Piccoli. In esso su musiche di Rossini, Donizetti, Paisiello e Mozart, organizzò spettacoli di autori contemporanei ma anche di Shakespeare e di Carlo Gozzi (1720-1806), il veneziano dalla cui fiaba i librettisti Adami e Simoni ricavarono quella che (musicata da Puccini – Alfano) divenne l’opera lirica Turandot.

Le marionette con la testa di legno venivano animate nel corpo dalle 3 dita (una nella testa e due nelle braccia) che il burattinaio infilava in una sorta di manicotto di stoffa che rappresentava il costume del personaggio.

Nella metà dell’800 i burattinai crearono nuove maschere; così fu per quelli di Roma e di Genova, dove purtroppo vennero poi a mancare gli animatori. Invece a Milano ed a Torino vennero conservate gelosamente.

Bellissima la storia del contadino Gerolamo, diventato poi il personaggio Gianduia, finito in un grosso guaio, perché il rustico portava lo stesso nome del fratello di Napoleone! Il teatro chiamato poi Gianduia, venne retto dalla famiglia Colla a Milano.

I pupi siciliani sono anch’essi marionette, ma altissime e riccamente corazzate. Nell’opera dei Pupi sono i grandi Paladini, le donne guerriere e quelle innamorate ad essere protagonisti con le loro grandi passioni, con i loro canti d’amore e con le loro spade dai terribili nomi e non ci fanno dimenticare un passato storico – leggendario i cui protagonisti erano Ruggiero, Ezzelino, Arduino, Angelica, che fece innamorare perdutamente Orlando con la sua eterea bellezza; l’altrettanto bella Marfisa; Isabella che fu perseguitata da Rodomonte; Fiordiligi che si fece chiudere viva nella tomba del marito Brandimarte; senza dimenticare Bradamante e Gemma della Fiamma di Ivrea, Ferraù, Tigreleone, Ermino della Stella d’oro…

La cosa più straordinaria fu che queste grandi marionette furono fonte di ispirazione dei libretti d’opera lirica musicati dai più importanti compositori della storia mondiale della musica. Tra questi spiccano: Vivaldi ed Haendel.
Fu grazie all’opera della famiglia Grasso ad Acicatena (Catania) se i pupi comparvero a Palermo nel XVIII secolo. Ancora oggi su piccoli palcoscenici si assiste al trionfo delle gesta di Carlo Magno e di Orlando, tanto amato da Antonio Vivaldi e da Ludovico Ariosto. Dinnanzi alle marionette ed ai pupi, si rimane incantati. Questi ultimi sono mossi da un’impugnatura a croce, che trattiene ben 7 fili di refe o ferro (2 per la testa, 2 per i polsi, 2 per le ginocchia ed 1 per il dorso) sono alti un metro. Giuseppe Giacosa, che collaborò in veste di librettista con Giacomo Puccini per Tosca, scrisse, insieme ad Arrigo Boito compositore dell’opera lirica Mefistofele, un atto in dialetto veneziano dal titolo: “Il filo”. Alessandro Scarlatti ci regalò il personaggio in musica di Florindo, nell’opera “La donna è ancora fedele”. Maurizio Maeterlinck scrisse pure drammi per marionette. Nel balletto Petrouska di Igor Stravinsky i ballerini si muovono imitando le marionette. Oltre ai grandi classici poetici, furono messe in scena da questi “piccoli attori”, anche opere di Mozart, come il Don Giovanni, e la Bella Addormentata su musica di Ottorino Respighi, ma anche la Tempesta di Shakespeare.

Aristotele oltre a descriverne il funzionamento ce ne tramanda il nome Neurospata= tirati con i nervi. Piccoli ma resistenti, pazienti in attesa di fare la loro entrata per narrarci ancora le gesta dei grandi uomini del passato, non moriranno mai. Anche se ad oggi sono stati quasi dimenticati, vivranno per sempre una loro eterna vita. Chissà se anche gli uomini di potere del nostro tempo rimarranno nella storia come i protagonisti eroici ed immortali rivestiti di lucenti armature….

Mirella Golinelli

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