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Tartufi e tartufai patrimonio culturale dell’Unesco

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Tartufi e tartufai patrimonio culturale dell’Unesco

È una vera e propria arte tramandata da secoli da padre in figlio, da maestro a discepolo, che riesce ad esprimersi al meglio solo in uno stretto binomio uomo-animale.

La “Cerca e cavatura del Tartufo in Italia. Conoscenze e pratiche tradizionali” è diventata Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. Il riconoscimento Unesco è avvenuto a metà dicembre del 2021, nel pieno dei rigurgiti del Covid-19, che cominciava a far assaggiare in Italia i morsi della quarta ondata.

La pandemia per la verità non ha intaccato l’attività dei tartufai, o “trifolai” come vengono chiamati i cercatori nelle Langhe, i quali, ognuno con il proprio cane, hanno potuto muoversi liberi nell’aria pura dei boschi, lungo i sentieri che conoscono come le loro tasche, per cercare il prezioso tubero.

Quella dei cercatori di tartufo italiani è “una tradizione – come recita la candidatura – tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale, tutela del territorio e alta cucina (…). La pratica riunisce conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, ed enfatizza inoltre il rapporto tra uomo e animale, riunendo le abilità del tartufaio e quelle del suo cane”.

La ricerca di questo prezioso fungo ipogeo richiede esperienza, conoscenza e pazienza per individuare i territori e i terreni migliori e soprattutto per scegliere e addestrare l’animale con l’olfatto giusto che sarà il partner insostituibile per guidarti sul tartufo nascosto tra le radici delle piante. Ogni cercatore in linea di massima addestra il suo cane, ma in Piemonte, nelle Langhe, in comune di Roddi, esiste anche una Università per cani da tartufo, fondata nel 1880 da Antonio Monchiero, detto “Baròt” (dal nome del bastone usato dai trifolai), che ne è stato anche il primo “rettore”. L’Università prosegue ancora oggi la sua attività, con il ruolo di “rettore” tramandato da padre in figlio. Oggi siamo arrivati a Giovanni Monchiero, ovvero Baròt IV.

In Italia il lavoro dei tartufai ha una tradizione secolare in almeno 14 regioni, dal Piemonte alla Sicilia, passando per le Marche e la Toscana. In ognuna di queste regioni ci sono territori e tipi di tartufi, ognuno con il suo periodo di raccolta. Il tipo più noto è senz’altro il tartufo bianco pregiato (Tuber Magnatum Pico) le cui zone di elezione sono Alba, in Piemonte, e Acqualagna, nelle Marche, che si contendono la fama a livello mondiale, con la capitale delle Langhe avanti di qualche incollatura. Il ruolo di capitale, Alba se l’è ritagliato fin dagli anni Trenta del secolo scorso, quando imprenditori illuminati portarono il tartufo all’attenzione internazionale. Tra questi l’albergatore e ristoratore Giacomo Morra, vero e proprio ambasciatore del tartufo nel mondo: lo portò a conoscenza di celebrità, come Winston Churchill, Harry Truman, Rita Hayworth, Marylin Monroe, Alfred Hitchcock, Joe di Maggio. Un’attività che pagò in termini di fama perché attirò l’attenzione della stampa estera e rese Alba meta del turismo internazionale, al punto che Morra viene accreditato come uno degli inventori del turismo enogastronomico. Non è un caso che oggi l’asta di tartufi più nota si svolga proprio nelle Langhe, al castello di Grinzane Cavour, a pochi chilometri da Alba, dove nel novembre del 2021 è stato venduto un esemplare di 830 grammi di tartufo bianco di Alba per 130 mila euro ad un acquirente di Hong Kong.

Dietro tutta questa storia e queste vicende però ci sono sempre loro, i tartufai e i loro cani, che, al tramonto o in piena notte, si recano nei boschi alla ricerca del prezioso tubero.

I patrimoni culturali immateriali dell’Unesco

Per “patrimonio culturale immateriale” si intendono le pratiche, rappresentazioni, espressioni, sapere e capacità, come pure gli strumenti, artefatti, oggetti, e spazi culturali associati, che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, anche i singoli individui, riconoscono come parte integrante del loro patrimonio culturale. Ciò che il riconoscimento rileva, in particolare, non è la singola manifestazione culturale in sé, ma il sapere e la conoscenza che vengono trasmessi di generazione in generazione e ricreati dalle comunità ed i gruppi in risposta al loro ambiente, all’interazione con la natura e alla loro storia. Il patrimonio immateriale garantisce un senso di identità e continuità ed incoraggia il rispetto per la diversità culturale, la creatività umana, lo sviluppo sostenibile, oltre che il rispetto reciproco tra le comunità stesse ed i soggetti coinvolti.

L’Unesco ha fino ad oggi riconosciuto come Patrimonio Immateriale 630 elementi in 140 Paesi del mondo.

Gli elementi italiani iscritti nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale sono quindici, qui indicati in ordine progressivo di accoglimento:

– 2008 Opera dei Pupi siciliani;

– 2008 Canto a tenore sardo;

– 2012 Saper fare liutario di Cremona;

– 2013 Dieta mediterranea, elemento “transnazionale” (comprendente oltre all’Italia anche Cipro, Croazia, Grecia, Marocco, Spagna e Portogallo);

– 2013 Feste delle Grandi Macchine a Spalla (La Festa dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi, la Faradda dei Candelieri di Sassari, il trasporto della Macchina di Santa Rosa a Viterbo);

– 2014 Vite ad alberello di Pantelleria;

– 2016 Falconeria elemento transnazionale (comprendente oltre all’Italia anche Emirati Arabi, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Ungheria, Kazakhistan, Repubblica di Corea, Mongolia, Marocco, Pakistan, Portogallo, Qatar Arabia saudita, Spagna, Repubblica Araba Siriana. Nel 2021 si sono aggiunti Croazia, Irlanda, Kirghizistan, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia);

– 2017 L’Arte del “pizzaiuolo” napoletano;

– 2018 L’Arte dei muretti a secco, elemento transnazionale (comprendente, oltre all’Italia, Croazia, Cipro, Francia, Slovenia, Spagna e Svizzera);

– 2019 Perdonanza Celestiniana;

– 2019 Alpinismo elemento transnazionale (comprendente Italia, Francia e Svizzera);

– 2019 Transumanza elemento transnazionale (comprendente Italia, Austria e Grecia)

– 2020 “L’arte delle perle di vetro” elemento transnazionale (comprendente anche la Francia);

– 2020 “L’arte musicale dei suonatori di corno da caccia” elemento transnazionale (comprendente anche Belgio, Francia, Lussemburgo);

– 2021 “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali”.

Giuseppe Di Paolo

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