Ricordo del vescovo Socche, che nella virtù vedeva la pace

Il 16 gennaio 2025 ricorre il sessantesimo anniversario della morte del vescovo Beniamino Socche, che nei diciannove anni in cui fu alla guida della diocesi di Reggio – dal 12 maggio 1946 al 16 gennaio 1965 – ordinò ben 195 sacerdoti.
Amore per il Signore Gesù e per la Vergine Maria – prova ne fu la memorabile “Peregrinatio Mariae”; amore per la sua Chiesa manifestato anche attraverso le visite pastorali compiute con grandi disagi; carità grande – attraverso gesti concreti sconosciuti ai più – dimostrata dall’istituzione della mensa per il povero. Queste alcune delle peculiarità di mons. Socche che partecipò alle varie sessioni del Concilio Vaticano II e che si spense prima della sua conclusione.
Entrò solennemente in diocesi il 12 maggio 1946 proveniente da Cesena, nel clima infuocato postbellico. Il suo motto episcopale era “In virtute pax”.
Nato a Vicenza il 26 aprile 1890, fu ordinato sacerdote il 20 luglio 1913. Nel corso della Prima Guerra Mondiale prestò servizio al fronte come infermiere. Terminato il conflitto, fu cappellano e maestro elementare a San Pietro in Gu, in provincia di Padova, dove rimase sino al 1927 quando divenne economo spirituale a Marano Vicentino. L’anno dopo fu nominato economo e delegato vescovile a Marostica, dove rimase sino al 1932, quando ricevette la nomina a parroco di Arcole, che resse sino al 1935; in quell’anno divenne parroco di Valdagno, dove rimase sino all’elezione a vescovo di Cesena, per volontà di Pio IX il 4 febbraio 1939.

Il 29 gennaio 1946 era stata resa pubblica la sua nomina alla diocesi di Reggio Emilia, voluta da Pio XII.
L’Azione Cattolica fu costantemente al centro del suo episcopato e del suo magistero; a questa associazione laicale affidò importanti responsabilità pastorali. Durante il suo episcopato – presidente diocesano era Camillo Rossi – raggiunse i 33.000 iscritti con una presenza capillare nelle parrocchie della diocesi. Mons. Socche sostenne con energia le associazioni professionali ecclesiali, il Centro Sportivo, gli asili, gli oratori e le sale cinematografiche parrocchiali. Raggiunse con la visita pastorale tutte le parrocchie della diocesi, spesso affrontando notevoli difficoltà e a dorso di mulo in montagna.
ll vescovo Beniamino fu soprattutto un Pastore intrepido, schierato a difesa del suo clero e dei suoi fedeli: ancora si ricorda la sua lotta contro il materialismo ateo e il comunismo e il suo deciso “Basta!” pronunciato dopo l’uccisione di don Umberto Pessina, perpetrata il 18 giugno 1946. Così come severissima fu la sua notificazione del 7 novembre 1956 – in cui mons. Socche denunciava il comunismo -in occasione della durissima repressione sovietica dell’insurrezione d’Ungheria.

Fu un Vescovo povero; austera la sua mensa e frugali i pasti. Si occupò anche della poesia di Dante.
La costruzione del nuovo Seminario fu da subito sua costante preoccupazione, come ebbe ad affermare nella “ispirata omelia” del pontificale celebrato il 12 maggio 1946 in piazza del Duomo in occasione del suo ingresso a Reggio: “Voi sapete che una grande impresa ci sta sommamente a cuore e da compiersi subito con la più stringente urgenza: il Seminario Diocesano in Città; ne abbiamo bisogno e non possiamo farne a meno; abbiamo già deciso di metterci all’opera perché Reggio abbia il suo grande Seminario quale si conviene ad una grande Diocesi”. Inoltre, il presule annunciava l’inizio dei lavori per la costruzione della chiesa votiva di Regina Pacis nell’immediata periferia cittadina.
Il 12 novembre 1950 il vescovo Beniamino Socche posava la prima pietra del nuovo Seminario diocesano; si trattava di un grande macigno proveniente dalla Valle del Secchia. Al suo fianco aveva il rettore mons. Giuseppe Bonacini, che poi divenne vescovo di Bertinoro. Il progetto del moderno edificio fu firmato dall’arch. Enea Manfredini e i lavori furono affidati all’impresa Benassi Pierino.

Si trattò di uno sforzo immane sotto il profilo finanziario, che coinvolse sacerdoti e fedeli, ma nel giro di pochissimi anni la costruzione era conclusa. Infatti, il 24 novembre 1954 – anno mariano – in occasione della festa di San Prospero, il vescovo Beniamino poteva procedere all’inaugurazione dell’edificio alla presenza del cardinale Giacomo Lercaro, dei presuli della regione, delle autorità.
Da allora il Seminario – voluto tenacemente dal vescovo Socche – ha curato la formazione di centinaia di sacerdoti sotto la guida di docenti di altissimo spessore, alcuni dei quali elevati alla porpora cardinalizia e alla dignità episcopale.
Inoltre, è stato sede di incontri, conferenze, corsi di formazione, assemblee di Azione Cattolica – a cui il vescovo Socche non mancava.
Lo stemma del vescovo Beniamino campeggia ancora sulla facciata dell’edificio.
Un’inscrizione marmorea apposta nell’atro del Seminario dal suo successore, il vescovo Gilberto Baroni, e datata 2 gennaio 1967, recita “Luce di gratitudine perenne a S.E. Mons. Beniamino Socche che nelle sue sollecitudini pastorali poté -assistito dal rettore mons. Giuseppe Bonacini- coronare il sogno proprio e del predecessore costruendo e inaugurando questo Seminario il 24 novembre 1954 alla presenza di S. Em. Il card. Giacomo Lercaro”. Al vescovo Socche deve essere intitolato il Palazzo di viale Timavo 93, ora anche sede universitaria.
Il vescovo Beniamino, spentosi il 16 gennaio 1965, è sepolto in Cattedrale nella Cappella della Madonna Pellegrina.
Giuseppe Adriano Rossi
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Nella foto in alto, le prime ordinazioni sacerdotali presiedute a Reggio Emilia dal vescovo Socche, il 29 giugno 1946.