Ricordi e ricette dell’oste scrittore

Lorenzo De Maiti, “oste della malora” (barba d’ordinanza e corporatura adeguata) dell’Osteria dei Grifoni di Bologna, ha dato alle stampe la sua ultima e terza fatica letteraria. Ultima, ma non ultima. Presto avremo un altro suo libro di cui parlare, possiamo solo anticipare che il titolo sarà “Giuditta, il fantasma dell’osteria”.

Ora si tratta di “Viaggio a Bocca di Magra negli anni Cinquanta e Sessanta – Quando si poteva fare il bagno nel fiume: personaggi, ricordi e ricette dei nonni”. Già nel titolo e nel sottotitolo di questo libro edito dalla Paolo Emilio Persiani di Bologna (euro 19,90) troviamo le due caratteristiche di questo volumetto di 130 pagine circa ed assai ricco di immagini: la prima, il racconto dei ricordi di gioventù e l’incontro con rilevanti personaggi che a Bocca di Magra avevano una sorta di “buen retiro” o un “cenacolo” se preferite. Per inciso: Bocca di Magra è una frazione di 364 abitanti, secondo l’ultimo censimento della popolazione italiana, di un Comune spezzino, quello di Ameglia, che ne ha 4.259 (attenzione: Ameglia con la g perché ve n’è una senza tale consonante che sta in provincia di Terni!). La seconda caratteristica, una guida di ben 29 (ventinove!, non poche) ricette per solleticare il palato di tutti noi.

È un testo molto segnato dalla nostalgia per quel tempo che fu, da tanto affetto per i propri parenti (molto spazio è dedicato ai nonni Maria e Romano ed ai quadri di quest’ultimo; nel libro ne è riprodotta una galleria di nove tele) nonché per i coetanei amici di chiacchiere, giochi e marachelle.
Tante le gite in barca – di cui l’autore parla con competenza da marinaio – accompagnate dal ricordo della pesca col rezzaglio, metodologia di cui Lorenzo racconta la tecnica e che, pare, tra l’altro, che sia una modalità di pesca di origine araba, avendone l’autore trovato testimonianza a Rabat, in Marocco. Chissà forse è addirittura una modalità di pesca in uso nel Mediterraneo.
Ma c’è una particolarità, nelle memorie dell’autore, che è davvero tutta sua (oltre alla diversa sensibilità con cui ognuno di noi conserva i propri ricordi ed impressioni) ed è l’aver conosciuto o perlomeno incrociato, sia pure – come dice sempre – senza rendersene conto fino in fondo, personaggi di primo piano della storia culturale del nostro Paese o direttamente o attraverso il rapporto di amicizia con i loro figli.
I nomi che scorrono nei suoi ricordi sono quelli di Mario Soldati, scrittore e regista che su Bocca di Magra scrive un racconto (ne parla anche lo scrittore e traduttore Elio Vittorini); Vittorio Sereni, poeta e scrittore; Giulio Trevisani, fondatore del “Calendario del Popolo” (una delle più longeve riviste culturali della sinistra italiana, nata nel 1945); Giuseppe Trevisani, caporedattore del “Resto del Carlino”, realizzatore della prima pagina del “manifesto”. Ed ancora una certa emozione gli procura il ricordo della stretta di mano con il poeta Eugenio Montale, sia pure un’emozione tardiva, giunta assieme ai ricordi ed alla consapevolezza della notevole personalità che gli è capitato di incrociare.
Ed a proposito di barche, l’autore ricorda di avere insegnato come governarle alla figlia di Vittorio Korach, classe 1918, un comunista faentino dall’ampia biografia pubblica, divenuto, tra l’altro, vice-sindaco di Milano dal 1975 al 1980, oltre che amministratore regionale in Lombardia e parlamentare della Repubblica.
A Bocca di Magra andavano anche Riccardo Bacchelli, autore del Mulino sul Po, e non pochi ragazzi del Movimento Studentesco milanese.
Indo Montanelli aveva casa nelle vicinanze, ma a Bocca andava solo per pranzare o cenare al Ristorante Capannina Ciccio, noto ai buongustai.
Nella seconda parte del libro i ricordi famigliari e personali lasciano il posto all’oste ed al cuoco: vi invito a leggere ed a realizzare – invito, quest’ultimo, che vale per coloro a cui piace cucinare – le ricette qui raccontate, magari evitando di fraintendere il titolo della numero 5 (ricetta del bollito di carne di nonna) oppure della 7 (ricetta delle polpette di nonna Maria).
Tuttavia, vale la pena soffermarsi su di una di esse perché, ad avviso di chi scrive, è un poco l’esplicazione dell’humus sociale e culturale che ha circondato Lorenzo De Maiti inculcandogli anche la vena letteraria: ed è quella per realizzare il caffè nero alla turca che – scrive qui l’autore – “era il rito di ogni giorno nella piccola cucina di Bocca di Magra appartenente a quella cultura Triestino Istriana dalla quale Romano (ricordo, era il nonno De Maiti – n.d.r.) si era dovuto allontanare per la guerra”.
Giovanni Rossi