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Reggio Emilia, regina delle biblioteche

N. 98- Marzo 2025

 

 

 

Reggio Emilia, regina delle biblioteche

Reggio Emilia lascia il 2021 ed affronta il 2022 moltiplicando e valorizzando la proposta al pubblico dei luoghi destinati alla conservazione e alla consultazione dei libri. Lo fa andando apparentemente controcorrente, in un momento storico in cui sembra che solo il digitale abbia dignità. Ma lo studioso curvo su un manoscritto o una cinquecentina è un’immagine che non si potrà mai cancellare se si vuole conservare e valorizzare l’umanesimo della ricerca.

Due libri, apparsi attorno a Natale, confermano queste affermazioni: Cento tesori della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia e La Biblioteca Capitolare di Reggio Emilia, entrambi editi dalla Fondazione Pietro Manodori.

Della storica biblioteca municipale della città, i curatori Lucia Barbieri, Alberto Ferraboschi e Giordano Gasparini raccontano, con minuziosa documentazione ed eleganza di stile, le vicende antiche, il presente stimolante, il futuro da costruire. La “Panizzi” è diventata l’importante polo attuale partendo dalle “scuole” dei gesuiti, di cui, a tre secoli di distanza, ancora occupa (e vivifica) gli spazi. Nel tempo, la biblioteca –grazie a persone competenti ed appassionate – ha fatto scelte d’avanguardia, offrendo la cultura a fasce sempre più vaste e meno privilegiate della popolazione. Ed oggi s’interroga su come integrare il passato cartaceo e il futuro tecnologico.

I “cento tesori” individuati per raccontare tutto ciò (e magistralmente fotografati da Carlo Vannini) spaziano attraverso i secoli. L’Antiquarium del carmelitano Michele Fabrizio Ferrarini (1477-1486), affascinante raccolta pergamenacea di iscrizioni latine e greche, nobilitata da una legatura in legno e cuoio, è sostanzialmente coevo del maestoso Antifonario finemente miniato, che veniva posto al centro del coro per guidare il canto liturgico e che – dopo le leggi di confisca post unitarie- giunse alla Biblioteca assieme ad altri 17 corali.

Impressiona, in tempi “pretecnologici” la monumentale opera in 12 volumi del botanico olandese Van Reede, che tra il 1678 e il 1703 pubblicò ad Amsterdam gli “Horti indici”, dedicati alla flora della regione indiana del Malabar. Commuove il gioioso libro oggetto scritto e disegnato 10 anni fa dai bimbi della scuola primaria Italo Calvino di Calerno, così come i soldatini da ritagliare, che ci giungono intonsi, a due secoli di distanza, grazie al collezionista Alfio Moratti.

I cento tesori includono nomi eccelsi (Leonardo da Vinci, Piero della Francesca…) e “perle” del quotidiano, come il dagherrotipo (1848) della famiglia Chioffi o le tessere di ammissione alla biblioteca e al prestito, rilasciate dalla “Popolare” e dalla “Panizzi” tra il 1950 e il 1976.

La biblioteca Capitolare di Reggio Emilia era, fino a poco tempo fa, un tesoro perduto. I lavori di restauro avviati a febbraio 2021 dal vescovo Massimo Camisasca hanno incontrato la sensibilità di molti ed oggi permettono il riutilizzo, in un ambiente completamente rinnovato, di circa 25mila volumi, tra cui opere di rarità estrema, come il Liber figurarum di Gioacchino da Fiore, riprodotto in apertura di questo articolo.

La storia millenaria di questa istituzione è raccontata nel volume curato da Massimo Mussini, con testi di Arturo Calzona, Danilo Cristhian Morini, Carlo Baja Guarienti, Maurizio Festanti, Massimo Mussini, Giorgio Milanesi, Marco Valli, e le foto di Carlo Vannini. La vicenda prende avvio dalle strutture canonicali dell’antichissima chiesa reggiana, dei cui fondi cartacei restano tracce più evidenti di quelle murarie e s’intreccia nei secoli con tutta la cultura cittadina. A fine Settecento, al momento della requisizione dei libri della Capitolare per dar vita alla biblioteca pubblica di Palazzo san Giorgio (l’odierna Panizzi, appunto!), l’analitico elenco stilato rende testimonianza di una realtà vivace, colta, aggiornata, attenta anche alle produzioni internazionali. Un esempio per tutti: i 33 volumi in folio dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert.

Nella Biblioteca Capitolare, che riaprirà i battenti nel Palazzo dei Canonici, tra via Toschi e Piazza Prampolini, sarà possibile ammirare, attraversando il loggiato quattrocentesco che affaccia su Broletto, la “sala grande”: un vasto ambiente tardo settecentesco a doppia altezza, luminoso, inaugurata il 28 novembre 1785. Il progetto era del pittore e scenografo Francesco Fontanesi.

Durante l’anno appena trascorso, Reggio ha goduto dell’apertura di un’ulteriore biblioteca: quella Teologica, che ha visto confluire nella biblioteca dei padri Cappuccini, in piazza Vallisneri, i fondi della biblioteca del Seminario Diocesano.

Perché i libri, e le biblioteche che li custodiscono, costituiscono – ricorda Camisasca – un’importante testimonianza del desiderio dell’uomo di vincere il tempo e di trasmettere se stesso alle generazioni future”. “In quest’ottica – chiosa il presidente della Fondazione Manodori, Romano Sassatelli – una biblioteca diventa un luogo di libertà, uno spazio per il bene comune che vive e si nutre del tessuto sociale in cui si trova. Un’opportunità per generare legami, ampliare le connessioni e innescare la voglia di cambiamento”.

Lisa Bellocchi

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