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Quando Reggio si consacrò alla Regina della Pace

N. 99- Aprile 2025

 

 

 

Quando Reggio si consacrò alla Regina della Pace

Ottant’anni fa, il 6 aprile 1945 – la guerra volgeva al termine – il vescovo di Reggio Emilia mons. Eduardo Brettoni diramava alla diocesi l’avviso “per un voto sacro della città di Reggio e suburbio alla Beata Vergine della Ghiara per ottenere protezione e conforto nei pericoli incombenti, per le offese del fronte e per la violenza delle civili discordie”. Contemporaneamente invitava i reggiani a ritrovarsi la domenica 15 aprile nella Basilica mariana “ad innalzare le loro suppliche con un solenne voto pubblico cittadino di solennizzare per sette anni con speciale intervento la festa del Primo Miracolo il 29 aprile affinché la Vergine Santa, in mezzo a tanti pericoli e apprensioni, ci protegga e ci conforti”. Nel contempo, il vescovo Eduardo prometteva alla Vergine l’erezione di un tempio votivo dedicato alla Madonna con il titolo di “Regina Pacis” in uno dei quartieri operai cittadini privi di chiesa.

La cerimonia del 15 aprile venne preceduta, nei giorni 12, 13, 14 aprile, da un solenne triduo predicato dal canonico Carlo Lindner, “predicavo coi brividi; si cantarono le litanie: non credo di aver mai udito un boato prepotente sotto le volte, come quella sera, fuori si sentiva, non lontano, il boato del cannone”, ebbe a scrivere. Fu il vicario capitolare mons. Medardo Ferrari a celebrare la domenica la Messa solenne e a pronunciare la formula del voto composta dallo stesso presule, ormai malato.

Per la funzione del 15 aprile venne composta la Preghiera del voto che così diceva: “Voi siete la Regina della Pace! Perciò al mondo dilaniato dalla guerra donate la pace che i popoli sospirano: la pace nella verità, nella giustizia, nella carità di Cristo. Otteneteci col vostro aiuto che fra noi figli di una stessa patria e di una stessa città si spengano gli odi nei cuori, cessino gli eccidi e le vendette, ritorni la concordia. Dateci la pace delle armi e la pace delle anime, affinché nella tranquillità dell’ordine si dilati il Regno di Dio”.

Il 29 aprile – quattro giorni dopo la Liberazione – il vescovo presiedeva in Ghiara le celebrazioni del Primo Miracolo; il giornale “Reggio Democratica” scriveva: “Domenica si sono svolte, con lo splendore della massima solennità, le imponenti funzioni di ringraziamento per il felice esito delle operazioni belliche nella lotta di liberazione della nostra città”. Il maestro Aurelio Barbieri diresse la Messa di Refice a tre voci pari con accompagnamento di un buon complesso orchestrale; il giovane parroco di San Zenone, don Dante Caliceti pronunciò un discorso a conclusione dei Vespri. Il 2 maggio mons. Brettoni annunciava la costituzione del comitato provvisorio per l’erezione del tempio votivo di “Regina Pacis” nella periferia cittadina oltre Crostolo; lo presiedeva lo stesso vescovo e lo componevamo: mons. Leone Tondelli, can. Medardo Ferrari, mons. Alistico Riccò, mons. Augusto Pasi, don Dino Torreggiani.

Il 29 aprile 1981 venne inaugurata l’iscrizione latina, nobilmente dettata da mons. Prospero Simonelli – esponente di primo piano del Comitato di Liberazione Nazionale – a ricordo del voto cittadino, fatta scolpire sul monumento marmoreo – opera del Pacchioni – a lato della facciata della basilica per iniziativa della Fabbriceria Laica del Tempio.

Questa la traduzione. La Beata Vergine Maria madre sempre provvida e regina della pace con volto dolcissimo accolse ed esaudì la cittadinanza reggiana che col vescovo Eduardo e il clero la supplicava di tenere lontano le rovine della guerra atroce nel mese di aprile 1945.

Il presidente della Fabbriceria Camillo Rossi ebbe ad affermare: “Vogliamo sottolineare come questa iniziativa intenda costituire una testimonianza tangibile delle fede dei reggiani; un omaggio al sacrificio di quanti sono morti per dare al Paese libertà e democrazia; un riconoscimento al sacrificio del popolo italiano; un augurio di pace, di fratellanza, di rispetto per l’uomo, di reciproca stima; un augurio di crescita della società”. E Il sindaco Ugo Benassi aggiunse: “L’epigrafe esprime una profonda aspirazione nella quale si riconosce tutta la comunità reggiana: l’aspirazione alla pace. Credenti e non credenti, pur nei diversi significati che assegnano a monumenti di civiltà come questa Tempio, ambiscono ad un medesimo disegno di serenità. Se in esso si ravvisa una storia comune, possiamo ben dire che lo spirito di questa epigrafe è il segno di un linguaggio familiare e al tempo stesso universale, il segno di un destino di pace e al quale tutti tendiamo a consacrarci”.

Giuseppe Adriano Rossi

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