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Porto, la città dei ponti, ed Aveiro, la piccola Venezia

N. 99- Aprile 2025

 

 

 

Porto, la città dei ponti, ed Aveiro, la piccola Venezia

È la città che ha dato il nome al Portogallo ed è una delle città più antiche d’Europa: splendida e malinconica, con un alone mistico, Porto si estende, nella sua bellezza, lungo il fiume Duero (in portoghese Douro), fino alla sua foce (la Foz do Douro) nell’Oceano Atlantico.

Anticamente Porto era chiamata Cale ed era un piccolo villaggio celtico che fu poi, attorno al 200 a.C., occupato dai Romani, i quali ne fecero una tappa importante nel percorso fra Braga, più a nord, e Lisbona, più a sud. Data la posizione i Romani vi costruirono un porto, il Portus Cale, Porto di Cale, da cui appunto deriva il nome Portogallo (In seguito il nome Portucale si evolse in Portugale e nel IX secolo il termine venne usato in modo estensivo per indicare l’intera regione; dopo l’anno Mille Portugale iniziò a essere chiamato Portugal). Tornando a Portus Cale, nel 456 d.C., il re visigoto Teodorico II occupò la città. Nel 716 venne poi conquistata dagli Arabi. Ma dal 739 il re Alfono I delle Asturie (nella costa nord della Spagna) avviò la Reconquista, la riconquista di parte dei territori occupati dagli Arabi, tra cui Portus Cale. Dopo la metà dell’XI sec. Il territorio di Porto divenne sede di contea e all’inizio del secolo successivo acquisì l’indipendenza.  

Porto (Poɾtu nella pronuncia portoghese) è anche conosciuta come Oporto, dizione usata in spagnolo, in inglese e in italiano (ma in queste due ultime lingue risulta ormai desueto); tale dizione ingloba l’articolo determinativo lusitano: o Porto, “il porto”.

Porto è uno dei distretti più industrializzati del Portogallo e per questo è anche conosciuta come la capitale del nord(a capital do norte). Dal nome della città non deriva solo, come visto, il nome della nazione, ma anche il nome del famoso vino (vinho do Porto). Quest’ultimo infatti, prodotto con uve della valle del Duero, venne conosciuto con il nome della città a partire dalla seconda metà del XVII secolo perché veniva esportato per via marittima dal suo porto. Soprattutto dai commercianti inglesi. Il vino porto è conservato nelle cantine del sobborgo meridionale di Vila Nova de Gaia. Da vitigni a frutto bianco e rosso, si ottengono vini diversi, commercializzati in lingua inglese: Vintage Port, Ruby Port, Tawny ecc.

Ma Porto è anche conosciuta come la Città dei ponti.

Il più famoso è il Ponte Dom Luís I: Un ponte ad arco in ferro, iconico di Porto, che collega la città con Vila Nova de Gaia.

Così come il Ponte Arrábida: Un ponte a campata unica, che offre una vista spettacolare sulla foce del fiume Douro.  O il Ponte Maria Pia: Un ponte a campata unica, progettato da Gustave Eiffel, lo stesso architetto della Torre Eiffel.  E il Ponte São João: Un ponte a volte, che collega la zona di São João com a zona di Ribeira.  Così come il Ponte Freixo: Un ponte a campata unica, che permette di attraversare il fiume in modo diretto.  E il Ponte Infante: Un ponte a campata unica, che si trova più a valle rispetto agli altri. Tutti questi ponti si possono ammirare nella crociera dei sei ponti che permette di ammirare la città da un punto di vista diverso.  Si arriva fino alla foce del Duero, dove, lo si vede tra le boe, il fiume incontra l’Oceano Atlantico.

Alla foce arriva anche il tipico, quanto storico, tram N°1.

Adiacente al capolinea del Tram n.1 in centro città, c’è la famosa Chiesa di San Francesco (Igreja de São Francisco).

Dietro la sua facciata gotica relativamente arida, l’Igreja de São Francisco, edificata nel XIV secolo, ospita un tesoro di raffinatezza barocca.

L’interno della chiesa presenta tre navate rivestite in oro, decorazione nelle quale si utilizzarono più di 300 chili di polvere d’oro. Tanto è l’oro che copre la chiesa che, anni fa, fu chiusa al culto per essere troppo appariscente rispetto alla povertà che la circondava​.

Nella navata laterale sinistra si trova uno dei maggiori elementi d’attrazione della chiesa, l’Albero di Jesse, una scultura di legno policromo, considerata una delle migliori del mondo per questa tematica.

L’albero di Jesse rappresenta una schematizzazione dell’albero genealogico di Gesù a partire da Jesse, padre del re Davide. È stato rappresentato frequentemente nell’arte cristiana tra l’XI e il XV secolo. È di particolare importanza nelle tre religioni abramitiche, l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam.

Sotto al suolo della Chiesa di San Francesco si nascondono le catacombe, in cui furono sepolti molti sacerdoti dell’ordine francescano e vari esponenti delle famiglie nobili della città. 

Il fiume Duero, con i suoi 897 km, è il terzo fiume più lungo della penisola iberica (dopo il Tago e l’Ebro); 572 km li percorre in Spagna, mentre per ben 112 km segna la linea di confine della medesima con il Portogallo e percorre i rimanenti 213 km in territorio esclusivamente portoghese fino alla foce a Porto.

Porto è la seconda città più grande del Paese, ma ha l’atmosfera accogliente di un borgo, con vie acciottolate e gli splendidi azulejos, le piastrelle dipinte che decorano chiese, stazioni e palazzi.

Ogni angolo racconta una storia, ogni edificio sembra sussurrare le note nostalgiche del fado, quella musica che, si dice, ti entra nell’anima e non ti lascia più. Una serata in una delle cantine del vino porto si può concludere degustandone le varie tipologie dei prodotti e ascoltando e assistendo a un meraviglioso spettacolo di fado. Il fado, nato nei quartieri popolari di Lisbona nel XIX secolo, è un genere musicale profondamente legato all’anima portoghese. Con le sue melodie nostalgiche, e le liriche intense, esprime la saudade, una miscela di nostalgia e desiderio. È riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale.

A Porto svettano i suoi campanili su un paesaggio collinare, che impegna le gambe non allenate per chi cammina tutto il giorno. È infatti una città che si gira a piedi. Ma ha anche una comodissima metro, che ci porta direttamente in tutte le zone dell’area metropolitana così come in aeroporto, e con meno di 3 euro. In realtà non c’è bisogno di acquistare la tanto pubblicizzata Porto Card.

Dal 1996 la città ha ottenuto la tutela UNESCO per il centro storico della Ribeira e, nel 2001, è stata la Capitale europea della cultura (CEC). Partendo dalla Ribeira, cuore medievale della città, si può esplorare quel labirinto di vicoli, che ogni tanto si aprono per mostrarci incantevoli scorci della città, sono i miradori, i belvedere.  Tra cui il Miradouro da Vitória, che ci mostra la città e le sponde del Duero, dove la vita serale si anima, tra i bar e i ristoranti.

E dove il piatto che non manca mai è il bachalau, ma non solo.

Qui è famosa anche la francesinha, tipico piatto portoghese originario di Porto, è un sandwich molto abbondante con vari tipi di carne e formaggi e con un sugo particolare, dal sapore intenso. Esiste la versione per così dire semplice, ma la più diffusa è quella servita con patatine fritte e con un uovo fritto in cima.  L’invenzione della francesinha sembrerebbe da attribuire all’emigrante portoghese in terre di Francia e Belgio, Daniel da Silva, il quale, ritornato in patria nel 1960, cercò di adattare il croque-monsieur al gusto portoghese.

Ma c’è tantissimo altro, dall’ottima carne al pesce fresco.

I vari assaggi si possono apprezzare tutti al Mercado do Bolhão, inaugurato nel 1914 in un edificio neoclassico, è uno dei luoghi più autentici di Porto e una visita da non perdere.

È il cuore autentico di Porto. Su due piani attorno a un cortile centrale, il mercato offre un’atmosfera vivace e colorata. Le bancarelle espongono frutta e verdura freschissima, pesce e baccalà (che qui è più spesso stoccafisso) in diverse varietà, un simbolo venerato della cucina portoghese. Nel passeggiare in questo mercato si assapora l’autenticità della vita a Porto.

Usciti da Bolhão si trova la Capela das Almas, la cappella delle anime. La cappella si trova su Rua de Santa Catarina, vivace via dello shopping di Porto, e proprio per questo riesce a sorprendere. Infatti tra boutique moderne e caffetterie, spunta questa meraviglia artistica che sembra quasi sospesa nel tempo. Un gioiello in un angolo colorato di azzurro, grazie alle sue pareti esterne rivestite di azulejos bianchi e blu che raccontano scene sacre e momenti della vita dei santi.

Poco distante il municipio, la Câmara Municipal do Porto, edificio situato all’estremità superiore della lunga e storica Avenida dos Aliados.

Questo elegante viale, fiancheggiato da splendidi edifici, è il luogo dove i cittadini si riuniscono per festeggiare momenti speciali, come la notte di San Giovanni, il Capodanno, o la vittoria di un titolo importante della squadra di calcio principale della città, il Futebol Clube do Porto.

E qui si festeggia anche il 25 aprile, come in Italia, ma per commemorare la fine del regime dittatoriale noto come Estado Novo (Nuovo Stato) instaurato da António Salazar nel 1933. Il rovesciamento di regime fu attuato da parte delle forze armate portoghesi che deposero il primo ministro Marcello Caetano, successore di Salazar. Alle 00:20 del 25 aprile 1974, venne insolitamente trasmessa, nel programma radiofonico di Rádio Renascença, la canzone Grândola vila morena di José Afonso, proibita dalla censura. Era il segnale della rivoluzione che mise fine alla lunga dittatura portoghese, la più longeva in Europa. Dieci minuti dopo il segnale, la macchina della rivoluzione era già pienamente in moto a Lisbona e in tutto il Portogallo e iniziarono gli arresti degli ufficiali rimasti fedeli al regime.

Il nome della rivoluzione, Revolução dos cravos (Rivoluzione dei garofani),si deve a Celeste Caeiro, la quale lavorava in un ristorante di Lisbona dove, il 25 aprile 1974, si doveva tenere una festa per celebrare il primo anno di attività. Il proprietario le aveva chiesto di comprare garofani per regalarli alle donne che avrebbero partecipato alla ricorrenza gioiosa. Ma la festa saltò perché era scoppiata la rivoluzione, le fu chiesto comunque di andare a ritirare i fiori per evitare che si rovinassero e di tenerli. Celeste, dopo aver prelevato i garofani incontrò i carri armati dei militari rivoluzionari che stavano andando a fermare Marcelo Caetano. Un soldato le chiese una sigaretta. Lei rispose che non fumava e che l’unica cosa che poteva dargli era un garofano. Il soldato accettò il fiore e lo mise nella canna del fucile. Celeste cominciò a distribuire altri garofani e i militari imitarono il gesto del collega. Altre donne seguirono l’esempio di Celeste. I garofani nelle canne dei fucili divennero così il simbolo della rivoluzione e un segnale alle truppe governative perché non reagissero con le armi.

Tornando alla nostra camminata a Porto, e prima di arrivare alla cattedrale, troviamo la Igreja do Carmo, conosciuta anche come Chiesa del Carmelo, una delle chiese più affascinanti di Porto.

Appartiene al Terzo Ordine di Nostra Signora del Carmelo. È in stile rococò, in granito, e fu costruita a metà del XVIII secolo su progetto di José Figueiredo Seixas. La chiesa possiede due facciate. La prima è quella principale, a tre piani, riccamente decorata sia con elementi vegetali che con finestre e nicchie (in cui si trovano le immagini di Sant’Elia e Sant’Eliseo) e sormontata da una croce e dalle statue degli Evangelisti.

La seconda è la facciata laterale, completamente ricoperta da azulejos raffiguranti scene che alludono alla fondazione dell’Ordine Carmelitano e al Monte Carmelo.

La chiesa del Carmelo è a navata unica e vi spiccano le splendide sculture dorate delle cappelle laterali e dell’altare maggiore, le statue e diversi dipinti ad olio.

Pur sembrando un unico complesso, in realtà si tratta di due chiese, anche se di epoche completamente diverse.

Non si capisce a prima vista, ma le due chiese sono collegate da una facciata larga 1 metro e mezzo circa. Quella facciata contiene in realtà una casa, la casa Escondida, la casa nascosta, appunto. È stata abitata dalla sua costruzione, a metà del XVIII secolo, fino alla fine del XX secolo. Con una larghezza di un po’ più di 1 metro, è difficile immaginare come qualcuno possa aver vissuto in uno spazio così stretto. Ciononostante, nel corso degli anni, questa casa di 3 piani ha ospitato cappellani, artisti, medici e più recentemente il custode della chiesa. Poi è diventata un museo. Sembra che una legge di quei tempi, quando il complesso venne costruito, non consentiva che le due chiese potessero condividere un muro comune, al fine di impedire qualsiasi rapporto tra i monaci della chiesa del Carmo e le monache dell’altra chiesa.

Salendo sulla stretta scaletta, la casa si può vistare.

L’altra chiesa adiacente, la più antica ma meno conosciuta delle due, è l’Igreja dos Carmelitas, quella che si trova sulla sinistra se vista di fronte. Si tratta della parte principale del convento delle Carmelitane scalze. Fu completata nel 1628 e la sua semplice facciata rinascimentale in pietra di granito non impressiona più di tanto. L’interno è in barocco chiaro con elementi rococò. Particolarmente belli sono l’altare dorato del 1650 o la cupola principale bianca e oro della chiesa.

Si può scendere nei sotterranei dove si trovano le catacombe.

E si può salire anche sul corridoio che circonda il tetto della chiesa, da cui si ammira la sede dell’Università di Porto.

Passando dal Giardino della Cordoaria si può proseguire verso la vicina la torre dos Clérigos, un campanile imponente, alto 76 metri, situato accanto alla chiesa omonima, la Igreja dos Clérigos, la Chiesa dei Chierici che fu costruita fra il 1735 e il 1748 in stile barocco. Sulla cima della torre la vista è senza dubbio spettacolare. Ma bisogna affrontare ben 225 gradini di una stretta scala a chiocciola. Il complesso monumentale fu costruito per la confraternita dei Chierici Poveri nel centro storico della città di Porto, nella Collina dell’impiccato, in passato il luogo di sepoltura dei giustiziati.

Quasi adiacente alla torre e alla chiesa, una lunga fila di persone ci indica un edificio in stile neogotico costruito nel 1906. È la famosa Libreria Lello e Irmão.

Al suo interno, vari elementi originari creano un’ambiente capace di trasportarci cento anni indietro. Le sue enormi librerie di legno piene di libri raggiungono il tetto e una bellissima scala in legno intagliato occupa il centro del locale, mentre la vetrata del tetto proietta la luce naturale, dando vita a uno scenario straordinario. Le sue scale rosse e i dettagli gotici e l’architettura liberty la rendono unica. Si racconta che J.K Rowling si sia ispirata proprio a questo luogo per ambientare la saga di Harry Potter.

Prima di proseguire, facciamo una pausa con un caffè e il suo delizioso abbinamento, il pastel de nata (fragranti cestini di pasta sfoglia farciti con una crema morbida e profumata, uno dei vanti della pasticceria portoghese).

E arriviamo così alla Cattedrale di Porto (Sé do Porto) che si trova nel quartiere di Batalha, arroccata sulla collina, nella zona più alta della città.

L’aspetto dell’esterno dell’edificio è quello di una fortezza con merlatura. La cattedrale cominciò a essere costruita XII secolo, ma è stata ricostruita in varie occasioni, perciò presenta stili fra loro differenti. La maggior parte della cattedrale è barocca, ma la struttura della facciata e il corpo della chiesa sono romanici. Sulla facciata laterale nord spicca una galilea barocca del XVIII secolo, attribuita a Niccolò Nasoni. Niccolò Nasoni, originario di San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo, fu un pittore e architetto italiano molto attivo a Porto, suo, tra gli altri, è anche il progetto della Igreja dos Clérigos. Durante il XVIII secolo Nasoni divenne una delle più influenti figure dell’architettura barocca portoghese.

All’interno della cattedrale, le grandi colonne aumentano la sensazione di ristrettezza e altezza della navata centrale. È una decorazione molto sobria e le pareti sono completamente spoglie, fatta eccezione per quelle dell’altare maggiore e di alcune cappelle in stile barocco.

Ma entrando nel suo chiostro in stile gotico del XIV secolo, rivestito di maioliche dipinte nel secolo XVIII, le quali illustrano il Cantico dei Cantici, si è avvolti da un’atmosfera di armonia. È uno dei luoghi più tranquilli della città, perfetto per fare una breve pausa e ammirare i dettagli delle colonne scolpite. La cattedrale è stata dichiarata monumento nazionale e, con il suo chiostro, è una delle principali attrazioni turistiche di Porto.

Uscendo dalla chiesa, dalla Piazza della Cattedrale, si ammira un bellissimo panorama della città e del Duero con le sue cantine di vino porto, adagiate su sponda opposta del fiume. Nel centro della piazza c’è una colonna, dove in passato si svolgevano le esecuzioni capitali. 

Il Palazzo Vescovile, il Paço Episcopal, con la sua architettura tardo-barocca, è situato accanto alla Cattedrale di Porto.

La vicina Stazione São Bento (Estação Ferroviária de Porto-São Bento) è un capolavoro riconosciuto tra le stazioni ferroviarie più belle al mondo. Progettata dall’architetto José Marques da Silva, e costruita a partire dalla fine del XIX secolo sui resti dell’antico convento di San Bento dell’Ave Maria, conserva intatta la sua atmosfera malinconica e antica che caratterizza la città di Porto. La stazione fu ufficialmente inaugurata il 5 ottobre 1916.  È un museo all’aperto con più di ventimila azulejos bianchi e azzurri (le tipiche piastrelle) che narrano secoli di storia portoghese. L’esterno non si può ammirare a causa dei lavori per realizzare una nuova linea di metropolitana. A causa delle vibrazioni, molte pareti degli azulejos della città sono state protette con una specie di garza retinata, che tuttavia, alla vista, ne offusca la bellezza.

La poco distante chiesa di Santo Ildefonso è celebre per le sue facciate decorate con migliaia di azulejos.

Queste piastrelle colorate formano splendidi pannelli che rappresentano la Passione di Cristo, la vita dei santi e altre scene religiose. Costruita nel XVIII secolo, la chiesa è un luogo di preghiera e di ammirazione per i visitatori, affascinati dalla maestosità delle sue decorazioni.

Un’altra pausa, questa volta al Majestic Café, una delle grandi istituzioni di Porto non tanto distante dalla stazione.

È il lussuoso caffè storico che merita una visita, anche solo una foto o per bere un caffè (6 euro). O anche per un pan perdu (9 euro) e una cioccolata calda (8 euro). I prezzi sono alti ma l’interno è così elegante e così intatto che ci fa vivere lo splendore della Belle Époque.

Non distante si trova la Rua das Flores, una delle vie più vivaci di Porto, dove le facciate colorate, i profumi della cucina portoghese e la musica degli artisti di strada creano un’atmosfera di festa continua. In fondo alla via, andando verso il fiume si raggiunge il Palacio da Bolsa, il Palazzo della Borsa.

È un capolavoro neoclassico, monumento nazionale e patrimonio UNESCO: un simbolo di arte e storia nel cuore di Porto. Il Palazzo cominciò a essere costruito nel 1842 sui resti del convento dei francescani, distrutto in un incendio. Ma fu inaugurato quasi mezzo secolo dopo, nel 1891.

All’interno dell’edificio si trova il Cortile delle Nazioni, coperto da una struttura in vetro da cui entra molta luce nel palazzo.

Si sale una scalinata in granito e marmo fino al secondo piano per ammirare le varie stanze: la Sala Dorata con rivestimento in oro; la Sala delle Assemblee Generali, che sembra rivestita in legno, fino alla splendida Sala Araba ispirata all’Alhambra: oltre 300 metri quadrati in stile moresco che hanno richiesto 18 anni di lavoro. Con i suoi dettagli intricati e i colori vividi, la sala incanta con un’atmosfera esotica e onirica. L’accesso al Palacio da Bolsa è consentito solo con visita guidata. Ma ne vale la pena.

Usciti da Palacio da Bolsa, si raggiunge subito la sponda del fiume Duero, dove possiamo ammirare l’icona di Porto: il Ponte Dom Luís I. Il suo imponente arco in ferro lungo 385 metri e alto 85 venne progettato dall’ingegnere belga Théophile Seyrig, collaboratore di Gustave Eiffel. Un progetto che combinava genialità e audacia. Alla sua costruzione infatti, cominciata nel 1881, il suo arco di 172 metri era il più lungo al mondo. Pur ricordando vagamente la Tour Eiffel, il ponte mantiene l’identità profondamente portoghese.

Il livello superiore del ponte, che è riservato a pedoni e alla metrotranvia, regala splendide vedute sulla città e sul Duero.

Patrimonio UNESCO dal 1996, il ponte è il simbolo che unisce Porto e Vila Nova de Gaia, sull’altra sponda del fiume. Da Vila Nova de Gaia, sul Miradouro da Serra do Pilar, nell’omonimo monastero (Mosteiro da Serra do Pilar), posto sulla collina e ora diventato una caserma, si può ammirare un incantevole tramonto sulla città di Porto. Qui arriva la funivia, il teleferico de Gaia, con 12 cabine.

A Porto c’è anche la Funicolare Guindais (Funicular dos Guindais ) che collega piazza Batalha, situata in alto al termine della salita della funicolare, con Cais dos Guindais, in basso, lungo il fiume. La moderna funicolare è stata inaugurata nel 2004 e percorre lo stesso percorso di una funicolare che funzionò brevemente nel XIX secolo. Costeggia i resti delle Mura Fernandine, le fortificazioni medievali della città completate da Ferdinando I, re del Portogallo dal 1367 al 1383.

Porto si mostra così con la modernità di tutte le infrastrutture: metro, tram, funicolare, teleferica, bus e treni.

E dalla stazione di Sao Bento, con poco più di 4 euro acquistiamo il biglietto proprio del treno, moderno, che, in 40 minuti, percorrendo 75 km con tante fermate, ci condurrà a Aveiro, la piccola Venezia portoghese. La quale ci accoglie con i suoi suggestivi canali che la attraversano e con le sue caratteristiche imbarcazioni di legno, simili alle gondole e chiamate moliceiros, usate tradizionalmente per raccogliere le alghe. Si caratterizzano per i colori variopinti e per la prua inarcata, solitamente decorate con unicità dagli stessi pescatori.

Vicino al centro, ricco di edifici Art Nouveau, sorge la cattedrale di Aveiro.

Le prime testimonianze di Aveiro si ritrovano in alcuni documenti del X secolo. L’ottima posizione geografica della città ne ha presto favorito la crescita. Aveiro comprende diverse isole dove da secoli esistono importanti saline. La produzione del sale, insieme alla pesca (in particolare del merluzzo, che poi diventa il famoso bacalhau portoghese) e al commercio marittimo, sono state il motore economica della città. A cui si è poi aggiunto il turismo.

Aveiro è famosa anche per gli ovos moles. Sono un dolce IGP di questo distretto. Il tuorlo crudo dell’uovo si unisce allo sciroppo di zucchero e l’insieme viene avvolto in un’ostia. L’ostia assume varie forme e richiama i motivi lagunari della zona di Aveiro, come vongole, conchiglie, pesci, granchi, cozze, ecc.

La piccola stazione di Aveiro, che lasciamo per il rientro in Italia, è un piccolo gioiello di bellezza per le forme, i colori e i disegni dei suoi azulejos.

Vincenzo Basili

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