Per le donne pastore la fatica è libertà
Non è per necessità né per consanguineità che alcune donne scelgono in maniera determinata e difficile di fare le pastore.
È spesso altissimo il prezzo che pagano per rispondere al richiamo di libertà. Amano gli animali e rispondono solamente alla voce del vento di montagna. Si trovano contro i familiari, le comunità. Le persone care non comprendono un’istanza per loro imprescindibile.
Così alcune donne di età variabile dai 20 ai 102 anni, sparse in ogni regione d’Italia da Nord a Sud, comprese Sicilia e Sardegna, scelgono gli animali, a volte pecore o capre, talvolta asini o mucche e di portarli per gli alpeggi. Spesso sono plurilaureate e i loro curricula sono ricchi di esperienze rilevanti. Non è una rinuncia. È passione.
La montagna è un richiamo. Non hanno paura. Niente le intimorisce. Possono dormire all’addiaccio o negli stazzi e camminare su per i monti, senza sosta.
Ce ne parlano le immagini bellissime girate da Anna Kauber architetta paesaggista che documenta le storie nel docufilm “In questo mondo”. Anna indaga sulla ricerca di genere: “In tutto quello che ha a che fare con la vita, la donna ha una visione che guarda al futuro, che favorisce la vita. Quando ho iniziato non si conosceva il ruolo delle donne nella pastorizia, le donne avevano, soprattutto al Sud, un ruolo subalterno agli uomini, mentre nell’Italia del Nord le donne sono più autonome, libere e determinate”.
La regista è stata accettata dalle pastore e con loro ha stretto una relazione intensa, che non si interrompe e continua nel tempo: “C’è un femminile che non si conosce abbastanza. Queste donne non sono casare, mogli di allevatori o figlie di contadini… scelgono l’ambiente naturale, gli animali e non vogliono rinunciare alla vita che hanno voluto. Con loro ho stretto un rapporto paritario, uno scambio reciproco di vissuto” racconta l’autrice.
Il docufilm ha richiesto due anni di tempo e di ricerche, “videocamera in spalla ho percorso 17mila chilometri da sola, dalla Sicilia alle Alpi. In ogni regione c’è qualche pastora e questa mappatura del territorio italiano non ha confini, travalica le nazioni, dall’India alle università americane, il film si può declinare in tanti modi.”
Sappiamo che i pastori, sia uomini sia donne, sono custodi e che la manutenzione, la vitalità del territorio montano, la biodiversità e la difesa idrogeologica, dipendono anche da loro. Sappiamo anche quanto sia dura la loro vita isolata e piena di rinunce.
Lo sguardo di Anna Kauber non si ferma, è mobile, curioso. Pronta ad approfondire la tematica, è ben contenta di conoscerne altre, di verificare se ancora portano al pascolo gli animali. Approfondire, ricercare…instancabile Kauber.
Lo spettatore non sente mai la voce dell’intervistatrice. Ogni pastora racconta il proprio vissuto. Senza perdere tempo. La voce di Assunta, Anna Line, Rosina…ci arriva mentre continuano a mungere, oppure a camminare in salita.
Sentiamo il suono dei campanacci, il vento nel microfono, il belare dei greggi.
“In questo mondo” di Anna Kauber, montaggio di Esmeralda Calabria con la collaborazione di Chiara Russo, non è passato inosservato alla critica, anzi ha travolto la vita della regista. Vincitore di Torino Film Festival nel 2018, è stato insignito di molti premi, non solo italiani. Un film vero, come dice l’autrice. Da non perdere.
Luana Spernanzoni