Paletti e fagioli, autobiografia di un imprenditore

La chiave per comprendere l’attività o, meglio, la vita imprenditoriale di Daniele Camisa è tutta nelle prime due pagine dell’autobiografia in cui racconta di quando, fulminato da un annuncio sul Resto del Carlino, si presenta al titolare dell’azienda di Minerbio che vorrebbe acquistare. “Lei lavora?” gli chiede il suo interlocutore nella prima pagina.
A risposta affermativa, lo guarda più o meno come un pazzo. Siamo nell’ottobre del 1989 e un ingegnere con un lavoro a tempo indeterminato che vuole acquistare un’azienda decotta in un settore, le guarnizioni, di cui non conosce niente, nemmeno cos’è una fustella o una fustellatrice, deve per forza essere fuori di testa.

All’inizio della seconda pagina, è sempre Daniele che annuncia al padre, imprenditore di successo nel settore della moda, che “forse compera un’azienda”. “Ma dai, dici davvero? E dove? A Minerbio? Accidenti, mi piace! io ero sfollato ad Armarolo, lì vicino”. Nessuna domanda sui costi, sui rischi, di che settore si tratta: il genitore manifesta solo felicità ed entusiasmo per l’intenzione di suo figlio di lanciarsi in una impresa tutta sua.

L’impresa cui Daniele Camisa si dedica con successo per trentacinque anni la racconta nel libro “Paletti e fagioli (nel cellophane) – autobiografia di un imprenditore e della sua azienda” (Pendragon, Bologna 2024), che l’autore stesso presenterà a Bologna il prossimo 2 aprile alle ore 18.00 alla libreria Nanni in via dei Musei 8.
Abituato a non prendersi troppo sul serio e per questo concentrato ad affrontare le cose seriamente, Camisa ha messo nel libro il suo impegno di essere imprenditore, senza raccontare a posteriori di mirabolanti intuizioni o scelte lungimiranti, bensì narrando la fatica, ma anche la soddisfazione di ogni giorno per fare la scelta giusta, avendo una famiglia con moglie e due figli e dei dipendenti da salvaguardare e mantenere.
In azienda, i suoi “paletti” (i fagioli del titolo lasciamo che siano i lettori a scoprirli) sono stati sempre la correttezza sul lavoro, la sicurezza dei dipendenti, la soddisfazione dei clienti, il rispetto dell’ambiente. In poco più di centocinquanta pagine, con piglio ironico e per niente autocelebrativo, l’autore racconta la cavalcata lenta, calibrata, da cavalleria pesante, non da cavalli da corsa, che ha portato la Gecam (Guarnizioni Emiliane Camisa) da piccola azienda artigiana, con due dipendenti (donne) saltuarie e mercato più o meno locale, ad azienda industriale, con trenta dipendenti e respiro internazionale.
Il libro si snoda dai primi anni, quando Daniele appena diventato proprietario è anche manager, impiegato, operaio, facchino, fattorino, fino ai giorni attuali quando in azienda gli subentra il figlio Federico, con un esemplare passaggio di mano che viene studiato e portato come esempio anche da altre realtà industriali.

In mezzo c’è l’impegno personale dei protagonisti: dell’autore in primis, poi della consorte Monica, responsabile amministrativa, che ne ha condiviso le scelte, i timori e gli entusiasmi fin dall’inizio (la Gecam era ed è rimasta un’impresa familiare), e ancora del figlio Federico, che subentra senza forzature e con convinzione. Coprotagonisti sono i dipendenti, i clienti e i fornitori, con vicende di alti e bassi, di fedeltà e di qualche tiro mancino che contribuiscono a dare il sapore di saga imprenditoriale a tutto il libro.
Giuseppe Di Paolo