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Mozart, sempre giovane e più moderno che mai

N. 99- Aprile 2025

 

 

 

Mozart, sempre giovane e più moderno che mai

Wolfgang Gottlieb (Amadio, alla tedesca) e Wolfgang Amedé, alla francese, furono i due soli nomi, su cinque, di gran lunga preferiti da Mozart, che gli furono imposti al fonte battesimale il 27 gennaio 1756. Egli iniziò a suonare in pubblico all’età di cinque anni e sette anni più tardi, nel 1769, compose la sua prima opera: La finta semplice https://youtu.be/ptSwcWRPk1Q?si=vq9iIuhDajqogRYy

Due anni dopo, entra a far parte dell’Accademia Filarmonica di Bologna e nel 1775, compone La finta Giardiniera. Ha diciannove anni e inizia a girare l’Europa. Si destreggia nelle composizioni sacre e profane, passando dall’uno all’altro genere senza difficoltà. A trent’anni, dopo aver prodotto oltre 400 composizioni – ne scriverà oltre 200 negli ultimi 5 anni della sua breve vita – (il catalogo comprende: opere, concerti, quartetti, messe, vespri, musica massonica…) egli è ricco, ammirato, invidiato, ma avrà di fronte un solo lustro da vivere.
Köchel Verzeichnis (abbreviato con K.o K.V.) è il generale delle sue composizioni, che ammontano a 626. L’ultima, appunto, rimasta incompiuta per la sopravvenuta morte di Mozart, è l’immortale Requiem.

Un’epidemia improvvisa lo portò via. Per lui, un funerale indecoroso, una fossa comune e nessun interesse per proteggere perpetuamente quelle spoglie.

Quando viene alla luce Wolfgang, il padre Leopold, nato nel 1720, ha 36 anni e sarà certo una coincidenza ma di certo è inspiegabile che Mozart stesso sia morto a 36 anni, il 5 dicembre 1791.

Grazie anche a Nannerl, la sua sorellina nata nel 1751 e di 5 anni più matura, casa Mozart, diviene una sala da concerti e lì si possono ascoltare le prime delle opere e dei concerti strumentali di Wolfgang. All’età di 18 anni per Nannerl e 13 per Wolfgang, le strade si dividono. I due fanciulli prodigiosi non suonano più insieme in pubblico. I viaggi in Italia di Mozart, lo conducono a Rovereto, Lodi, Milano, Bologna, Roma, dove a memoria trascrive – visto che ne era vietata la copiatura – tutto il Miserere del romano Gregorio Allegri (1582 – 1652). Prima del 1775, Mozart, aveva composto anche l’opera seria Lucio Silla K.V.135 https://youtu.be/WoLuDhuHZ_Q?si=GT4gRemSU21uMTC6 su libretto di Giovanni de Gamerra, nel 1772.

Quando si trova a Londra egli comprende l’importanza di comporre alla maniera italiana.
La finta semplice K.V. 51 vedrà la sua rappresentazione nell’anno seguente. Con K.V. 87 trova collocazione Mitridate. Con K.V. 118 La Betullia liberata e Ascanio in Alba con K.V. 111. Nel 1775, a Monaco, Mozart fa rappresentare l’opera buffa La finta giardiniera K.V. 196 e sempre nei primi mesi di quell’anno anche il Re Pastore K.V. 208 https://youtu.be/HnJqAvFTRF8?si=Axm51PC1q0zwGS0t ; un’opera composta su versi di Metastasio per decantare la sapienza dei regnanti e in particolar modo dell’arciduca Maximilian Franz, che da Monaco si sarebbe recato in Italia.

Una scena del “Re pastore”

Il Re Pastore, ultima opera prima di un lungo silenzio di oltre 6 anni, fu rappresentato anch’esso 250 anni fa e precisamente il 23 aprile 1775.

Mozart però è scontento, nonostante l’opera avesse spadroneggiato su quella di testo tedesco a Salisburgo. Ciò non bastava più. Il pubblico e l’attenzione erano scemati e quel teatro che aveva reso celebre Luigi Gatti (1740-1817) con la sua Olimpiade, serrò i battenti il 30 settembre di quell’anno.
Il 4 settembre 1776, arriva a Bologna nelle mani di Padre Martini, una lettera di sfogo tutta scritta in italiano. In essa Mozart si lamenta del fatto che, pur continuando a produrre opere e musica strumentale, gli mancano i luoghi per esibirsi. Le occasioni erano poche. I castrati volevano essere pagati lautamente. Non si trovavano cantanti di buona qualità e quindi la pratica della musica, oltre a esser divenuta difficile per l’esercizio giornaliero, si vedeva ristretta anche nel numero delle esibizioni. Tutto il meccanismo chiamato “teatro” ne soffriva.

I concerti in abbonamento

Mozart, avendo già accumulato un numero cospicuo di composizioni strumentali e vocali, e conscio purtroppo della situazione penosa nella quale versava l’ingranaggio teatrale, compì un miracolo. Per primo nella storia, concepì i concerti in abbonamento. Ma come funzionava questo congegno che fece rivivere nei teatri viennesi, la pratica della musica? Esso prese vita da una illuminazione che solo il genio di Mozart, poteva avere. Egli aveva notato che lentamente i concerti che si tenevano nelle ville dei Nobili non erano più così frequenti. L’intuito, perciò, gli fece prevedere di organizzare sempre nuove proposte musicali non solo per la Nobiltà ma pure per i borghesi e gli appassionati. Pensò pure all’affitto di una sala adeguata e di un organico orchestrale che sarebbe stato diretto da Mozart personalmente. In pratica fu impresario di se stesso! Nelle sue opere affiancò figure aristocratiche a personaggi caratteristici della vita quotidiana. Non fece mai mancare il gusto farsesco, con il finale educativo e moralistico, riuscendo a strappare anche qualche risata al pubblico, scaturita dal confronto degli opposti tratti psicologici dei suoi protagonisti iconici.
La sua musica nasceva dal sentimento che si nascondeva tra le rime del libretto. Le trame “pure” rivelavano la ricerca della fedeltà, la punizione del colpevole che si era macchiato di gesti amorali. Il desiderio di ritrovare limpidezza e onestà era a portata di tutti quelli che volevano coglierlo, durante le sue rappresentazioni che erano lezioni di vita. Mozart fondò anche alcune Accademie che raccoglievano – come i nostri fanclub – gli accoliti, garantendosi così di continuare a mettere in scena le sue opere e le sue composizioni con strumenti solisti. Per queste si avvaleva del supporto dei guadagni provenienti dalle esercitazioni orchestrali pubbliche domenicali e dalle lezioni impartite ai Nobili che pagavano subitamente; fonti di reddito più sicure che quelle ricavate dalle magre lezioni date a elementi non eccezionalmente dotati. D’altronde, sprecare le sue doti acutissime con dilettanti che mai avrebbero intrapreso una carriera artistica, non era motivo di vanto. Fu per questo che Mozart iniziò a raccogliere meno plausi e si vide diminuire quella fonte reddituale che, in vita, gli aveva permesso di pubblicare molte pagine pianistiche e strumentali.

Un’esistenza intensa quella di Mozart, le cui vicissitudini vennero consumate quasi rocambolescamente, come la sua dipartita, tramandata a noi alla maniera di un “giallo”.

Ora, avremmo tutti bisogno della sua ingegnosità, per dirimere i problemi di quella “macchina meravigliosa” che sta boccheggiando ancora.

1775: La finta  giardiniera – opera considerata “opera buffa” in 3 atti con parti drammatiche, realizzate nella tonalità di DO minore https://youtu.be/V9i6-IdzB9Q?si=TIohGru-yJz9tPYz, la stessa nella quale è concepita la “Great” K.V.427 qui all’ascolto, per un raffronto.

1775: Re Pastore – contiene ben 12 arie dalla struttura formale completamente diversa l’una dall’altra. Interessante il confronto con il concerto per violino K.V. 216, https://youtu.be/ko8SAArorsw?si=p8YnJ2J68ApaeKHx in cui si ravvisano i temi dell’aria “Aer tranquillo e dì sereni”

Mirella Golinelli

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