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Mazzolino e Ortolano, pittori sconosciuti

N. 94- Novembre 2024

 

 

 

 

Mazzolino e Ortolano, pittori sconosciuti

Agli inizi del Cinquecento l’arte visse un periodo particolarmente felice a Ferrara: tre decenni in cui il duca Alfonso I d’Este, committente raffinato e di grandi ambizioni, si rivolse ad artisti capaci di rinnovare profondamente la cultura figurativa dell’epoca, facendo della città estense un punto di riferimento fra le corti italiane del Rinascimento. Artisti come Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso: a loro è dedicata la mostra in corso a Palazzo dei Diamanti a Ferrara (curata da Vittorio Sgarbi e Michele Danieli), seconda tappa di esplorazione della stagione compresa tra l’elevazione della città a ducato e il suo passaggio dalla dinastia estense al diretto controllo dello Stato Pontificio.


Dosso Dossi, “Giove pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù”, Cracovia, Castello Reale di Wawel, Collezione Nazionale d’Arte

Oltre cento le opere esposte, a documentare la “nuova scuola” fiorita a Ferrara in quel periodo; e se Garofalo e Dosso sono noti al pubblico e il loro percorso è stato approfondito in maniera organica in diverse occasioni espositive, per Mazzolino e Ortolano si tratta di un debutto assoluto.


Ortolano, “Cristo sorretto da Nicodemo”, Lewisburg, Bucknell University, Samuel H

Ludovico Mazzolino (nato attorno al 1480 e morto nel 1528) rappresenta un caso pressoché unico nel panorama italiano del primo Cinquecento: l’artista orienta infatti il suo linguaggio in senso anticlassico, guardando alla pittura e alle incisioni tedesche (prime fra tutte quelle di Albrecht Durer), e la sua arte è sempre animata da accenti visionari e da una vitalità rumorosa che lo pone a buon diritto tra gli “eccentrici” attivi nell’Italia settentrionale. Si specializza in quadri d’impeccabile fattura destinati al collezionismo privato raffiguranti scene gremite di personaggi dai tratti fisionomici caricati, quasi grotteschi.

Di Giovanni Battista Benvenuti, detto Ortolano, si sa ben poco: né quando è nato (attorno al 1487) né quando è morto (probabilmente a causa della peste che infuriò in Italia nel 1527, anno dopo il quale non si hanno più sue notizie). I suoi quadri sono caratterizzati da un naturalismo convinto e sincero (“devoto e rusticano” lo definì Roberto Longhi, sottolineando la sincerità con cui le sue figure si offrono allo sguardo), dove risalta la spontaneità con cui l’artista si approccia alla realtà. Accanto alle grandi pale d’altare eseguite nel terzo decennio, produce numerosi quadri destinati alla devozione privata.


Garofalo, “Sacra Famiglia”, Francoforte, Stadel Museum

Nella sua lunga carriera (1481-1559), Benvenuto Tisi detto Garofalo fu il principale interprete e divulgatore ferrarese dello stile di Raffaello. Le sue pale d’altare, dalla maniera pacata ed elegante, popolano le chiese cittadine, mentre preziosi dipinti da cavalletto sono presenti in gran numero nelle collezioni private. Parallelamente a Garofalo si muove Giovanni Luteri detto Dosso (nato attorno al 1487 e morto nel 1542), uno degli artisti di punta della corte di Ferrara sotto i governi di Alfonso I e di Ercole II. L’artista sviluppa uno stile personale, colto e divertito, dando forma ad opere rare e curiose, destinate agli appartamenti del duca in Castello. E se Garofalo monopolizza le commissioni ecclesiastiche, Dosso è padrone del campo delle imprese ducali, in cui affronta temi allegorici e mitologici, desunti spesso dall’Ariosto.

Le opere di questi quattro maestri sono affiancate da quelle di altri artisti contemporanei (dal Boccaccino al Romanino, da Aspertini a Fra Bartolomeo), in un percorso espositivo che accompagna il visitatore attraverso una stagione incredibilmente ricca, dove l’antico e il moderno, il sacro e il profano, la storia e la fiaba si fondono in un mondo figurativo che si può definire “ferrarese”.

La mostra, visitabile fino al 16 febbraio 2025, è la naturale prosecuzione di quella tenutasi a Palazzo dei Diamanti nel 2023, “Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa” (Omnis Magazine n. 76, marzo 2023) e si concluderà con la “terza tappa” dedicata all’ultimo periodo della dinastia estense.

Liliana Fabbri

Nell’immagine in alto, Ludovico Mazzolino, “Adorazione deI Magi”, Mamiano di Traversetolo, Fondazione Magnani-Rocca

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