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L’oca del Nilo trasloca sull’Arno

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

L’oca del Nilo trasloca sull’Arno

Una singolare scoperta è stata fatta lungo il fiume Arno, in Toscana, che si sta rivelando uno scrigno esemplare delle conseguenze dei cambiamenti climatici sulla biodiversità: a San Giovanni Valdarno è stata individuata una coppia di oche egiziane, subito diventate oggetto di attrazione per il piumaggio variopinto ed il portamento elegante.

A notarle sono stati i tecnici del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno nel corso di sopralluoghi per il monitoraggio delle criticità idrauliche.

La “new entry” nell’habitat fluviale della vallata, però, solleva qualche preoccupazione: si tratta, infatti, di una specie nidificante, che rafforza il patrimonio biologico “alieno” con imprevedibili effetti sull’ecosistema locale.

“In maniera incruenta, ma l’individuazione di due volatili africani lungo l’Arno, ripropone il tema della convivenza fra animali ed ambiente antropizzato; nel caso il fenomeno dovesse ampliarsi, ad essere pregiudicate sarebbero le specie stanziali, alterando secolari equilibri con profonde ripercussioni sul territorio  – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Non solo: i cambiamenti climatici, alterando le condizioni finora conosciute, provocano sfasamenti nei ritmi della natura come ben rappresentato anche dai ritardi nel ritorno degli uccelli migratori.” 

Lo splendido uccello africano, dal nome scientifico di “Alopochen aegyptiaca”, è originario dei territori subsahariani e della valle del Nilo, dove gli antichi egizi lo consideravano un animale sacro come ben rappresentato nelle pitture. Le piume brillanti e vivacemente colorate ne fanno un’oca ornamentale tra le più apprezzate per impreziosire parchi e giardini; come spesso accade, però, molti esemplari fuggono dalla cattività e così l’oca egiziana ha iniziato a riprodursi altrove, tanto da essere inserita, già dal 2017, nell’elenco europeo delle specie aliene di maggiore invasività. La coppia toscana, quindi, può essere arrivata in seguito ad un processo migratorio oppure è frutto di rilasci o fughe da spazi privati.

“Ancora una volta, i Consorzi di bonifica si confermano sentinelle del territorio in tutti i suoi aspetti – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Non è certo un caso che della biodiversità del fiume e della crescente presenza di specie alloctone se ne occuperà il Contratto di Fiume, che proprio l’ente consorziale sta promuovendo, anche lungo il tratto valdarnese, nella cornice del Patto per l’Arno. Infine– conclude il DG di ANBI – è opportuno ricordare che la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo giace da anni in Parlamento; aldilà di ogni retorica, approvarla sarebbe un tassello concreto per contribuire a difendere l’unica casa, che abbiamo.”

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