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L’eredità politica e culturale di Renato Zangheri

N. 101- Giugno 2025

 

 

 

L’eredità politica e culturale di Renato Zangheri

Bologna ha ricordato con due intense giornate di convegno i cento anni dalla nascita di Renato Zangheri. Tra i presenti nella sala dell’Archiginnasio molti studenti di Storia dell’Università di Bologna, ma soprattutto persone che hanno conosciuto Zangheri, in quanto uomo politico, amministratore pubblico e professore, e ne hanno apprezzato l’operato.

Il convegno, dal titolo Guardando al futuro. Un uomo, una città, l’Italia, l’Europa: Renato Zangheri 1925-2025, si è svolto per iniziativa dell’omonimo Centro studi, che ha aperto un cantiere dedicato alla figura di Zangheri, essenziale per la storia politica e culturale dell’Italia repubblicana, ma ancora poco studiata. A questo proposito, importante lo studio di Carlo De Maria Per il Centenario di Renato Zangheri. Appunti sulla biografia, Clionet, n.8, anno 2024, doi: 10.30682/clionet2408ae.

Gli interventi, integrati con i punti di vista dei discussant, ad aggiungere più di una voce a ogni tematica, sono stati divisi in quattro sessioni.

Ad aprire i lavori sono stati Walter Tega, Renato Maria Zangheri -figlio dell’ex sindaco scomparso nel 2015- e Daniele Ara, assessore alla scuola, che ammette: «È difficile reggere il confronto».

La sessione di apertura ha avuti lo scopo di delineare la figura di Zangheri a tuttotondo in quanto intellettuale (ricordiamo la cattedra da professore ordinario dal 1967, la lunga collaborazione con l’Istituto Gramsci) e in quanto esponente politico, in particolare nella posizione per cui è ricordato da tutti: sindaco di Bologna, dal 1970 fino al 1983 e, poi, deputato al Parlamento e membro della segreteria nazionale del Pci. La biografia è stata ampiamente trattata, in ogni suo aspetto, da Carlo de Maria (Direttore del Centro Studi e Ricerche “Renato Zangheri”). A seguire Paolo Soddu (Università di Torino), ha delineato l’importanza di Zangheri per il Pci degli anni Ottanta, in quanto aderente a una corrente politica e di pensiero che guardava alle richieste della popolazione più che ai dogmatismi ideologici. Già nell’intervento del discussant Andrea Giuntini (Università del Piemonte Orientale), e in quello successivo di Francesco Ingravalle (Università del Piemonte Orientale), letto da Federico Lucarini, del medesimo ateneo, si è sottolineata l’importanza del lavoro da ricercatore di Zangheri: egli fa politica con gli stessi metodi con cui Marc Bloch fa Storia, come «L’orco che fiuta la carne vivente», osservando da vicino la popolazione e comprendendo quali sono i suoi bisogni reali. Da queste sue attenzioni si arriva alla Bologna “città dei servizi”, alla fondazione dell’Istituto per la storia di Bologna e della Cineteca comunale, ma anche di istituzioni per così dire anticipatrici di tematiche odierne, come il Centro Amilcar Cabral (1974) che si occupa dei temi della decolonizzazione, e il Cassero (1982), prima realtà associativa gay riconosciuta in Italia.

Amministrare Bologna

Durante la seconda sessione protagonista è stata l’amministrazione della città di Bologna. Negli interventi si parla del rapporto con le istituzioni culturali (Walter Tega; discussant Mauro Felicori), delle difficoltà affrontate dal Sindaco con l’improvviso aumento degli studenti a Bologna dovuto alla nuova facoltà del DAMS, delle misure attuate per accomodare gli operai nel centro storico, della chiusura dei manicomi e delle nuove problematiche poste dal femminismo (Fausto Anderlini, sociologo, sulle sindacature nel periodo 1970-1983, discussant l’ex sindaco Walter Vitali; Luciano Villani, Università Sapienza di Roma, sull’urbanistica a Bologna negli anni Settanta, discussant Elena Pirazzoli). Duccio Chiapello (Università di Macerata), parlando degli scontri del ’77, riassume con una breve citazione di Zangheri le difficoltà, ma anche la prontezza nel mettersi in discussione del sindaco: «Non ci capimmo molto, ma non capirono neanche loro». Racconta di uno Zangheri comprensivo nei confronti delle istanze dei giovani, ma che fatica a trovare un punto di dialogo con essi. Chiapello ripensa alle potenzialità di un vero incontro, che il discussant Domenico Guzzo (Università di Bologna) mette in discussione: «Impossibile dialogare tra sordi».

La seconda giornata viene aperta da interventi sulla figura di Zangheri in quanto storico: grande interprete della storia economica, Zangheri sceglie le campagne per la sua indagine centrale. Vera Negri Zamagni (Università di Bologna) ed Eloisa Betti (Università di Padova) parlano degli studi dell’intellettuale-politico a partire dai catasti, dalle accurate analisi della nascita della Fnlt (poi Federterra) e anche dalla sua attenzione alla situazione lavorativa femminile. Maurizio Ridolfi (Università della Tuscia) riflette sull’interesse di Zangheri per Andrea Costa, figura di riferimento riattualizzata in quanto simbolo di una tendenza di socialismo riformista, al tempo stesso localista e internazionalista che lo studioso prende a modello per il governo di Bologna. Zangheri studioso della storia del socialismo italiano nell’età della Seconda Internazionale è l’argomento affrontato da Andrea Panaccione (Università di Modena e Reggio Emilia), mentre Paolo Favilli (Università di Genova) si è interrogato su Zangheri “storico comunista” o “storico e comunista”.

Internazionalizzazione

La quarta sessione indaga il ruolo nazionale di Zangheri. Matteo Barbarulo (Università di Firenze) parla del periodo della IX legislatura, dal 1986 al 1990, quando Zangheri è capogruppo alla Camera del Gruppo parlamentare comunista. Zangheri, dirigente politico e membro della segreteria nazionale, compare in interviste alla televisione, e si impegna nella costruzione di un dialogo con il Psi, oltre a portare le sue istanze regionaliste a Roma. L’area di riferimento è quella che fa capo a Giorgio Napolitano, poi divenuto presidente della Repubblica. Interessante anche l’esperienza internazionale di Zangheri (riferita da Federico Lucarini) che, durante un anno sabbatico, ebbe modo di frequentare il Centre for Advanced Study of Italian Society di Reading, dove incontrò il grande economista Piero Sraffa. Molto importante anche il suo impegno nella fondazione della Scuola superiore di studi storici della Repubblica di San Marino, di cui è stato rettore.

Le due giornate si concludono con una tavola rotonda sull’eredità politica e culturale di Renato Zangheri, coordinata da Mauro Roda (Presidente della Fondazione Duemila), che riflette sull’importanza di ricordare e attualizzare una figura come Zangheri in tempi di incertezza. Sono intervenuti Pierluigi Bersani, Stefano Bonaga, Emily Clancy e Maria Giuseppina Muzzarelli. «Tra politica e cultura c’è una frattura, derivante non da ostilità ma da mancanza di collegamento», spiega Pier Luigi Bersani. In un momento di crisi sui temi dell’ambiente, dell’integrazione e dei servizi per la cittadinanza, riflettere su chi ha agito sul territorio conseguendo risultati positivi nell’attività amministrativa può aiutare ad aprire dialoghi importanti, perché dinnanzi a tanti problemi è urgente trovare altrettante soluzioni.

Gaia Zacchè

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